il manifesto - 08 Giugno 2002
COMMENTO
L'impronta non è cristiana
FILIPPO GENTILONI
Sulla legge Bossi-Fini il mondo cattolico ufficiale si è chiuso in un imbarazzato silenzio. Eppure si tratta di un provvedimento che più lontano non potrebbe essere dallo spirito cristiano. Eppure, proprio in questo stesso periodo, le autorità cattoliche si stanno dando da fare perché i documenti europei esplicitino la famosa «anima cristiana» dell'Europa. Una contraddizione che la dice lunga sulla inutilità e vacuità di certe rivendicazioni. E anche sul valore di quella presunta «anima cristiana». E' vero che critiche di fonte cattolica alla nuova legge sulla immigrazione non sono mancate. Notevoli le prese di posizione di qualche isolato ed eroico vescovo del sud, come anche di molte associazioni di volontariato: «Chiedono asilo e noi dobbiamo darglielo», grida, fra gli altri, il Centro Internazionale dei Gesuiti per i rifugiati. L'editoriale dell'ultimo numero di Famiglia cristiana: «Per un problema grande una legge piccola piccola». Nel testo, si dice, infatti: «In parole povere, ogni ingresso è permesso solamente se lo straniero è portatore di valore aggiunto all'economia nazionale». Il capitalismo più sfrenato, dunque, detta legge. Una legge non soltanto «piccola», ma anche profondamente immorale.

E radicalmente anticristiana. L'ospitalità nei confronti dello straniero, infatti, fa parte essenziale della tradizione cristiana e della sua cultura. Proprio di quella tradizione e cultura che si vorrebbe rivendicare per l'Europa. Non è un di più, non è una aggiunta. Tutta la Bibbia ne è attraversata. «Anche voi siete stati stranieri in terra d'Egitto». Diversi, ospiti, stranieri, poveri: «ultimi» che dovrebbero diventare primi. Tutti termini che qualificano il cristiano, molto più di altri che oggi, invece, sembrano dominare, come quelli riguardanti l'etica sessuale. Tutti termini e concetti radicalmente contrari a ogni forma di razzismo; niente di più anticristiano della richiesta di impronte digitali.

Le autorità cattoliche, invece, in questo contesto drammatico, si limitano a ripetere le solite mediazioni: carità, solidarietà, ma guardarsi dallo straniero, tenerlo lontano, assicurare la sicurezza. Amore e polizia. Una sorta di quadratura del cerchio che fa comodo a Berlusconi e non offende né Bossi né Fini.

E' chiaro che nessuno può chiedere che l'abbraccio cristiano allo straniero diventi legge dello stato. Ci mancherebbe altro. Ma meraviglia - forse scandalizza - il silenzio quasi totale delle massime autorità ecclesiastiche cattoliche, che, invece, in altri casi si mostrano tutt'altro che silenziose. Pensate alla pubblicità per l'otto per mille o a quello che accade, ad esempio, nei confronti delle manifestazioni pubbliche dei gay.

D'altronde si può pensare che le autorità ecclesiastiche stiano attente a non contraddire né contestare un governo che sta concedendo loro - scuole private, insegnanti di religione, ecc. - molti attesi benefici. Pazienza se gli extracomunitari devono aspettare fuori della porta e se alla parola - umana e cristiana - che dice accoglienza si deve sostituire quella razzista ed egoista che dice espulsione.