il manifesto - 02 Giugno 2002
«Una legge senza speranza»
Disumana, oppressiva, lesiva di diritti inalienabili. Il vescovo di Caserta Raffeale Nogaro punta l'indice contro la legge Bossi-Fini: «Riduce l'immigrato a merce, lo fa vivere sotto una spada di Damocle, minaccia il diritto d'asilo»
MIMMO DE CILLIS
La definisce «una legge disumana, oppressiva, che calpesta i diritti più elementari dell'uomo». Se fosse approvata così com'è, «sarebbe un fatto indegno di un paese civile». Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, parla con tono sofferto, sembra perfino addolorato, ma con parole estremamente chiare contesta lo spirito e l'architettura globale del decreto legge Bossi-Fini. Il vescovo, noto per essere un alfiere dei diritti di poveri e diseredati, ha spesso lanciato appelli e denunce coraggiose, che gli hanno procurato parole di censura dentro e fuori dal mondo cattolico. Nel novembre scorso, quando cominciò la guerra in Afghanistan, dichiarò di non condividere l'intervento armato, non ritenendolo in linea con lo spirito cristiano, e attirò su di sé una pioggia di critiche. Oggi si batte anima e corpo per la tutela dei diritti degli immigrati, partecipando a manifestazioni pubbliche, marce di protesta, conferenze. Lui, a volte «voce fuori dal coro», oggi esprime una posizione comune a tutta la chiesa italiana.

Monsignor Nogaro, come valuta il decreto legge Bossi-Fini sull'immigrazione?

E' difficile esprimersi in questo momento. La legge è in via di approvazione, magari ci saranno modifiche, non so quale sarà il prodotto finito. Ma ho sempre combattuto questa legge nel suo impianto complessivo. Già la legge Turco-Napolitano aveva una impostazione restrittiva, ma quella attuale è addirittura repressiva. Sono totalmente deluso: non mi aspettavo che si potesse arrivare a questo grado di severità. Ho fatto tutti i passi necessari per gridare che questa è una legge-capestro, oppressiva e brutale, che priva l'uomo dei suoi diritti basilari. E' inconcepibile che questo accada in Italia: non posso credere che un governo, in un paese civile e umano, possa giungere a un tale grado di disprezzo dell'umanità, trattando un uomo con tanta brutalità e cieca violenza, privandolo della sua dignità. L'uomo è la sede di tutti i diritti: invece l'immigrato è considerato un uomo di serie B e ridotto alla stregua di merce.

Quali punti contesta con maggiore forza?

Tutta la legge è disumana e calpesta i diritti essenziali degli immigrati. Da un lato rende i lavoratori regolari instabili, riducendo la loro possibilità di integrazione. Agli «irregolari» riserva poi l'espulsione senza appello o possibilità di ricorso. Nessuno può esser trattato in modo così tremendo: in un paese democratico ogni uomo deve avere la possibilità di spiegare le sue ragioni. Al clandestino si dà una reclusione immediata, senza il riconoscimento di diritti o di tutela legale. La «clandestinità» diviene reato in sé, e compiono un reato anche quei soggetti che appoggiano i clandestini, come tantissime associazioni di volontariato, cattoliche e non, che assistono gli immigrati.

Come commenta la parte del testo che regola i ricongiungimenti famigliari e l'asilo politico?

Su questi temi il dettato di legge è sconcertante: permettere che una famiglia si ricongiunga diventa davvero impossibile, perché l'immigrato dovrebbe disporre di una riserva di capitale molto elevata. Ma vivere unito alla propria famiglia è un diritto indispensabile dell'uomo! L'Italia, inoltre, diventerebbe un paese che nega il diritto di asilo politico, proprio di ogni stato democratico, permesso in tutta Europa. In tal modo si distrugge ogni speranza per immigrati che fuggono da regimi dittatoriali, dove si reprimono i diritti umani.

Cosa pensa della modifica che ha introdotto l'obbligo da parte dell'immigrato di lasciare le impronte digitali?

E' una modifica veramente indegna. Nessun uomo può essere «catalogato», nessuno può vivere sotto una spada di Damocle, senza poter esercitare il pensiero e l'azione in modo libero. E' davvero inconcepibile che si possa colpire in modo così crudele l'identità stessa di un essere umano.

Pensa che le sue forti perplessità siano condivise da tutta la Chiesa italiana?

Credo che la Chiesa italiana, in larghi segmenti, condivida questa posizione di critica sostanziale alla legge. Da più parti si sono avute proteste forti e chiare. Oggi abbiamo anche il pieno conforto della chiesa istituzionale: la conferenza episcopale italiana ha inviato una richiesta al governo chiedendo una modifica solida e radicale. Il governo ha risposto che farà il possibile per ascoltare le obiezioni poste da parti della chiesa come Caritas e Migrantes, che lavorano con gli immigrati. Ma, come uomo di vangelo, dico che le modifiche non servono: questa legge dev'essere semplicemente cestinata.

Cosa chiede al parlamento italiano che nei prossimi giorni discuterà di questa legge e la voterà?

Al parlamento chiedo che questo testo non venga approvato, e che sia rielaborato nella sua globalità, secondo un filosofia del tutto diversa. Chiedo anche al centro-sinistra di formulare pronunciamenti perentori, che ribadiscano la necessità di tutelare i diritti degli immigrati, in quanto prima di tutto «persone»", titolari di diritti inalienabili. In questo momento tutti i cittadini con un barlume di coscienza civile, cattolici e non, devono sollevarsi. Se questa legge venisse approvata, significa che il nostro paese non ha capito nulla del valore della vita e dell'umanità. Un fatto davvero allucinante. Prego e spero che questo non accada.

* Lettera 22