il manifesto - 01 Giugno 2002
Immigrazione, la pace di Fini
Dopo una tempestosa riunione del governo, Fini convince l'Udc a ritirare l'emendamento Tabacci sulle regolarizzazioni in cambio della vaga promessa a provvedere in altro modo. L'Ulivo: «Lo ripresenteremo noi»
ANDREA COLOMBO
ROMA
Alla fine sarà l'opposizione a ripresentare in aula l'emendamento Tabacci sull'immigrazione, quello che ha scatenato il primo serio scontro all'interno della Casa delle libertà dalla vittoria del 2001. L'Udc ha infatti accettato di ritirarlo dopo un tempestoso consiglio dei ministri, segnato prima da un scontro frontale tra Buttiglione, che protestava per la richiesta leghista di porre la fiducia, e il forzista Pisanu, poi da un braccio di ferro tra i ministri centristi e i leghisti Maroni e Castelli, con un Bossi defilato e nell'insolita parte della colomba. Fini, con alle spalle Berlusconi , ha fatto da paciere e alla fine ha potuto annunciare il ritiro dell'emendamento, mentre Berlusconi lodava il «buon senso di tutti» e parlava di «utili approfondimenti». In cambio della soppressione del loro emendamento, i centristi del Polo hanno ricevuto ampie garanzie verbali, ma non molto di più. L'accordo si basa inftti su un odg congiunto dei capigruppi di maggioranza che verrà presentato in aula quando, lunedì pomeriggio, riprenderanno le votazioni. Impegnerà il governo a trovare una adeguata soluzione per il problema posto da Tabacci e dall'Udc. Cioè come ovviare al rischio che la legge Bossi-Fini, una volta pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, si risolva in un disastro per quelle aziende che dovrebbero liberarsi dai dipendenti in neo oppure pagare penali altissime.

Il problema è concreto. Siccome tocca gli interessi delle aziende, che hanno tutto il loro peso contrattuale, e non soltanto gli immigrati, che invece di peso contrattuale non ne hanno alcuno, è molto probabile che le assicurazioni offerte ieri all'Udc non resteranno lettera morta. «Nessuna sanatoria - ha spiegato Fini - ma la possibilità di regolarizzare i rapporti di lavoro in essere». L'incognita riguarda i tempi e la portata della suddetta «regolarizzazione». «Il governo - spiega il ministro udc Giovanardi - ha deciso per un provvedimento ad hoc che non andrà alle calende greche». «L'esecutivo si impegna a presentare un ddl o un decreto» conferma Rocco Buttiglione. Peccato che il punto dolente sia proprio il dilemma tra un disegno di legge, esposto a rallentamenti e a modifiche d'ogni tipo, e un decreto, rapido e blindato.

Fini non avrebbe escluso la possibilità di legare la regolarizzazione al decreto sui flussi, ipotesi che non piace particolarmente all'Udc perché permetterebbe alla Lega di chiedere l'inserimento dei clandestini regolarizzati nella quota prevista per il prossimo flusso. I cattolici della destra preferirebbero quindi ancorare la nuova norma all'emersione del lavoro sommerso. In realtà non è affatto detto che si arrivi a un decreto, non importa a cosa agganciato. Si spiega così la prudenza di Tabacci, che ancora ieri pomeriggio si mostrava piuttosto diffidente, e l'affondo del centrosinistra, che ha parlato di «retromarcia» dell'Udc e intende, secondo quanto annunciato dalla Margherita con Castagnetti e dai Verdi con Cento, impugnare l'emendamento, ripresentandolo.

In realtà, i centristi non potevano tirare la corda più di così, ed escono tutto sommato bene dallo scontro. Incasseranno un ampliamento secco delle regolarizzazioni, in più dovrebbero portare a casa il sì degli alleati all'emendamento che allarga la possibilità di ricongiungimento familiare.

La legge tornerà in aula lunedì pomeriggio, con ancora in sospeso il nodo dei contributi Inps per gli immigrati che lasciano l'Italia. Martedì mattina, un voto finale con poche sorprese. Quindi la legge, tornerà al senato e, prima dell'estate, sarà cosa fatta. L'opposizione, sinora, la ha contrastata con i mezzi parlamentari a sua disposizione, ma senza impegnarsi, segnala il verde Paolo Cento, «come si sarebbe dovuto fare per una legge che non è ordinaria bensì straordinaria». In concreto, senza neppure tentare di contrastrala anche da fuori del parlamento. Ieri la Cgil ha annunciato una mobilitazione che porterà il 5 giugno a quattro ore di sciopero generale con manifestazione a Reggio Emilia. Intanto arrivano le prime bocciature internazionali. L'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati ha criticato ufficialmente la legge perché «non offre sufficienti garanzie per i richiedenti asilo». E' stato infatti respinto l'emendamento che chiedeva l'introduzione di un ricorso effettivo contro il respingimento della richiesta d'asilo.