il manifesto - 27 Aprile 2002

Il razzismo? Un'opinione
Castelli contro l'Europa: non punire le opinioni personali
L'Ue decide Il ministro della Giustizia italiano fa ostruzionismo ad un documento della Commissione e critica l'appello dei 15. «Ma la Lega non è xenofoba»

«La Lega non è razzista, se fossi in Francia io voterei per Chirac», dice il ministro Castelli a Lussemburgo per il consiglio europeo sulla Giustizia. Qualche dubbio? «Bisogna tornare sulla decisione quadro sul razzismo e la xenofobia che dovrà prendere il Consiglio», aggiunge subito il ministro. «Ho un unico punto di perplessità». Quale? «Quello sul razzismo e la xenofobia». Per l'ingegnere leghista cui Berlusconi ha voluto affidare il ministero di via Arenula è questione di definizioni. «Bisogna intendersi sulla definizione di reato. Il testo proposto dalla commissione necessita di approfondimenti e modifiche profonde perché presenta tratti che vanno contro i principi della libertà di pensiero». Giovedì l'Ue aveva approvato all'unanimità un appello dei ministri dell'Interno che chiedeva agli stati «maggiore cooperazione tra le forze di polizia» e indicava «la necessità di avvicinare le legislazioni nazionali in materia di lotta al razzismo e alla xenofobia». L'Italia in un primo momento aveva posto il veto. L'iniziativa era stata presa durante la riunione del comitato degli ambasciatori. «Dobbiamo sentire Castelli», aveva detto il rappresentante italiano, ricordando le posizioni più volte espresse dalla Lega su «Forcolandia». E forse anche una recente intervista di Bossi che sparava a zero sulle feluche «al servizio della sinistra». «Noi ritenevamo che la dichiarazione fosse materia di discussione anche per i ministri della Giustizia e abbiamo detto che volevamo approfondirla meglio - spiega Castelli senza imbarazzo -, poi ci hanno detto che era materia di discussione solo per gli Interni. Allora non mi ha riguardato più».

E' finita che Scajola ha firmato insieme agli altri, cercando di mettere la sordina all'ennesimo episodio di dissenso italiano con l'Europa in tema di giustizia e diritti. Ma la «riserva di studio» chiesta dall'Italia sull'appello dell'Ue resta nei verbali. E Castelli insiste con le sue ragioni: «Il reato fa riferimento anche al convincimento che un individuo si ritenga superiore a un altro. Io mi chiedo, come può un magistrato entrare nel convincimento personale di un individuo?». Potrebbe bastare a spiegare che per Castelli essere razzisti è questione di libertà di opinione. Ma il ministro va avanti: «Il punto è che stiamo viaggiando su una linea di confine che è molto delicata, perché c'è un rischio di sconfinamento nel campo delle libertà di pensiero. Un conto è essere razzista, e noi condanniamo il razzismo e la xenofobia, un conto è esprimere libertà di opinioni e fare lotta politica».Così il deputato verde Paolo Cento ha buon gioco a sottolineare come sia «molto grave che dopo il successo di Le Pen in Francia, il nostro paese si caratterizzi in sede europea come freno all'approvazione dell'appello contro il razzismo». Ma Castelli non gradisce: «A Cento gira la testa. Ha fatto troppi girotondi».