20 Marzo 2002
"Umani". E Bossi non ci
sta Il richiamo di Ciampi "Spirito
umanitario". E la Lega attacca il "suo" governo e il Quirnale.
Sull'"emergenza immigrazione" maggioranza divisa. Ma
Berlusconi dà il via libera alla linea dura ANDREA FABOZZI - ROMA
Umani e no. Il leghista Castelli liquida come
"ovvio" l'appello di Ciampi, dopo lo sbarco dei 928 della
Monica. Ma con la destra al governo "umanità" appare
piuttosto un concetto rivoluzionario. Al capo dello Stato non
dev'essere piaciuto quel titolo della Padania, che
riassume il Bossi-pensiero: L'orda. Con negli occhi
ancora il Nuovo testamento di Giotto, di cui ha inaugurato il
restauro nella cappella degli Scrovegni, il presidente della
Repubblica parla a Padova davanti a un sindaco e a un
presidente di Regione di Forza Italia. "Nella emergenze - dice
- lo spirito umanitario non può non prevalere su ogni altra
considerazione. L'immigrazione pone certamente dei problemi,
ma appare indispensabile per riempire i vuoti della forza
lavoro lasciati da una società dove si vive felicemente, più a
lungo, ma che fa pochi figli". Niente di più, ma è comunque
troppo per la Lega, scatenata e in campagna elettorale.
D'Alema è il più lesto a "leggere" le parole di Ciampi: "parla
a Bossi", dichiara. Il senatùr prima minaccia la crisi
per "proteggere" la legge sull'immigrazione che porta il suo
nome, poi riceve da Berlusconi grandi rassicurazioni e timidi
inviti a moderare i suoi attacchi. Infine, in serata detta:
"non sono d'accordo con Ciampi, qui serve la fermezza". E
ripete sia la richiesta di procedura d'urgenza per la "sua"
legge, sia la minaccia del ricorso al voto di fiducia "se ci
dovessero essere alleati che nicchiano". Allusione ai
centristi, che infatti danno mostra di non gradire le
intemperanze leghiste. Si schierano con Ciampi, respingono il
voto di fiducia (che impedisce la presentazione di
emendamenti) e si preparano a bloccare anche la richiesta di
procedura d'urgenza per la Bossi-Fini. Che ieri sera ha
cominciato in commissione affari costituzionali il cammino
alla Camera. Bossi è più esplicito che mai. A poco più di
due mesi dal voto amministrativo (urne aperte anche a Varese,
a casa di un senatùr che i sondaggi danno in calo di
consensi), fa sapere di non tollerare manovre
"criptodemocristiane" sulla legge che vincola l'ingresso degli
immigrati al possesso di un contratto di lavoro, e prevede
l'utilizzo delle navi da guerra per bloccare ogni sbarco. I
leghisti di seconda e terza fila non sono da meno: attaccano
il capo dello Stato con inedita durezza. Il capo dei deputati
in verde Cè gli dà del sempliciotto, il delfino Giorgetti del
"disonesto (intellettualmente)". E mentre il solito Borghezio
vede all'orizzonte un "piano d'invasione dal terzo mondo", non
manca chi dal Carroccio mira a Scajola: "se il ministro
dell'Interno non è in grado, tolga il disturbo". Il tono è
così alto che difficilmente Berlusconi potrà risolvere
all'esterno la questione con la consueta battuta sul
caratteraccio di Bossi. Ammesso che alla Casa delle libertà
interessi distaccarsi dalla linea leghista. Anche An ha i suoi
problemi di visibilità, e più d'uno dalle seconde linee
interviene per dar ragione a Bossi. Anche Mantovano,
sottosegretario con delega e ambizioni, riconosce che
sull'immigrazione "il governo deve dimostrare che il voto dato
a destra non è stato vano". Tanto che Fini deve intervenire
per ricordare a tutti che c'è bisogno di muoversi "con uguale
intensità su tutti i versanti". E cioè "rispetto dei diritti
umani", ma anche "rigore e repressione". Questa impossibile
miscela prenderà stamattina in Consiglio dei ministri la forma
di un decreto per lo stato d'emergenza. E di una nuova figura
di super commissario all'immigrazione. Nel frattempo anche
Cofferati attacca il governo per le posizioni "xenofobe e
razziste" espresse dalla "orribile legge Bossi-Fini", mentre
il centrosinistra chiede a Berlusconi di spiegare in
parlamento le "uscite" del suo ministro delle riforme. Tanto
che Rifondazione con Russo Spena individua nell'opposizione
alla Bossi-Fini il primo terreno dove sperimentare la
"convergenza unitaria Ulivo-Prc". Spazi di manovra potrebbero
aprirsi per le divisioni nella maggioranza. La Lega non se la
prende anche con il ministro della Difesa Martino, colpevole
di aver ribadito le sue perplessità sull'utilizzo della Marina
per bloccare le navi. Ma l'obiettivo resta puntato sui
centristi. Il capogruppo dell'Udc alla Camera Volontè richiama
il "senso di umanità specificatamente italiano" e boccia la
richiesta di procedura d'urgenza, con la quale la Lega punta
ad un'approvazione della legge prima delle amministrative. "Al
momento - spiega - è solo una delle tante esternazioni di
Bossi".
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