16 Marzo 2002
 
 
Dà fuoco alla baracca: due morti
Milano, l'autore dell'incendio confessa. In fiamme anche due campi rom a Genova e Roma
CINZIA GUBBINI - ROMA

Fuoco a Roma, fuoco a Genova e fuoco a Milano. In meno di 24 ore tre incendi hanno devastato due campi rom e una delle tante baracche abiatate da stranieri nell'hinterland milanese. L'ultimo episodio, in ordine di tempo, è avvenuto ieri a Trezzano del Naviglio, a pochi chilometri da Milano. Poco dopo le quattro di mattina, le fiamme hanno avvolto una baracca uccidendo i due uomini marocchini che vi dormivano. L'autore dell'incendio - anche lui un marocchino - si è autodenunciato, spiegando alla polizia la sua storia di disperazione. Mohammed - così si chiama l'uomo - ha raccontato di essere lui il "proprietario" della baracca incendiata, i due marocchini - che lui avrebbe ospitato - avevano deciso di cacciarlo. Così, visto che in questi limbi "clandestini" non esistono sicurezze, Mohammed ha pensato di farsi giustizia da sé cospargendo la baracca di benzina. Poche ore prima, intorno alle 1 di mattina, il fuoco avvolgeva un campo di roulotte, baracche e alloggi ricavati in un'ex fabbrica dismessa a Rivarolo, nella periferia di Genova, in cui vivevano circa 120 rom. In una baracca di legno dormiva Brudlij Bujor Sau, 14 anni, per lui non c'è stato nulla da fare nonostante il padre abbia cercato in tutti i modi di salvarlo. Sembra che alcune candele abbiano incendiato delle carte, e che da lì sia scoppiato l'inferno. "L'incidente è stato scatenato dalla negligenza dei rom - ha affermato il vicesindaco di Genova Claudio Montaldo - era un'area di sosta provvisoria ma dignitosa, con acqua, luce e servizi igienici". "Non è così - ribattono le associazioni antirazziste della città - c'era solo l'acqua, per questo erano costretti a usare le candele". Più volte le associazioni avevano denunciato la pericolosità del campo, ma gli anni sono passati senza interventi rilevanti.
E arriviamo a Roma, dove alle 18 di giovedì un incendio ha completamente devastato il campo rom di via dei Gordiani. Qui, per fortuna, non è morto nessuno. Ma la storia del campo è - suo malgrado - un drammatico parametro delle "politiche" migratorie schizofreniche e disastrose. Per i lettori del manifesto il campo di via dei Gordiani è abbastanza conosciuto. All'epoca della giunta regionale di centrosinistra era stato elaborato un bel progetto, che puntava a realizzare case popolari per i rom nell'ambito di una generale ristrutturazione del quartiere. Un progetto che non vide mai la luce, fermato dalla giunta comunale guidata da Francesco Rutelli, che riteneva il progetto troppo "avanzato" per essere approvato proprio a pochi mesi dalle elezioni regionali, quelle vinte da Storace. Il quale, ovviamente affossò il progetto, tanto che Marsilio di An organizzò un brindisi in piazza per festeggiare. Intorno all'idea delle prime case popolari per i rom era partita un'iniziativa politica appassionata che vedeva protagonisti gli stessi rom e tante associazioni, singole persone, studenti, operatori sociali e alcuni esponenti del circolo di Rifondazione del quartiere. Manifestazioni, cortei (come quello che fermò il brindisi di An), incontri con le scuole del quartiere, concerti e un appello firmato da Ovadia, Bregovitc, Saramago, Esquivel e tanti altri. Alla fine Storace fu costretto a dare l'autorizzazione per la costruzione di un campo attrezzato. Ma di nuovo le elezioni politiche e amministrative ritardarono i lavori. Che - fino all'incendio - erano ancora bloccati. Forse è per questo che i rom, mentre bruciavano le baracche con tutta la loro vita dentro, guardavano con sufficienza gli sperticati omaggi di solidarietà da parte dei politici di destra e di sinistra. Ora Veltroni ha promesso: "entro 60 giorni sarà costruito il campo attrezzato". "E' andata come doveva andare", commentavano i rom di fronte alle fiamme. E fra sessanta giorni?