da "Il Manifesto"

03 Maggio 2001

Horst Mahler: "Germania ai tedeschi"

L'ex militante della Raf marcia a Berlino alla testa del corteo neonazista

G. A. - BERLINO

L'avvocato Horst Mahler, già tra i fondatori della Rote Armee Fraktion e ora convinto "nazionalista", è soddisfatto del lavoro dei tribunali tedeschi: hanno revocato i divieti di polizia, autorizzando sei manifestazioni neonaziste per il primo maggio. Cinque indette dalla Npd a Berlino, Dresda, Mannheim, Essen, Augusta, una sesta organizzata a Francoforte dall'attivista Christian Worch. Nel caso di Essen e Augusta la benedizione è venuta in ultima istanza dalla Corte costituzionale federale, e questo a Mahler sembra un "buon auspicio" sull'esito della richiesta di vietare la Npd, presentata alla stessa corte da governo, Bundestag e Bundesrat. E' stato proprio Horst Mahler, che difenderà il partito dalle accuse di anticostituzionalità, il primo oratore alla manifestazione berlinese della Npd, convocata col motto: "Lavoro in primo luogo per i tedeschi". Mahler si è scagliato contro la "stranierizzazione" (Überfremdung) della Germania: "Non abbiamo nulla contro gli stranieri. Ma come diciamo la Francia ai francesi, l'Inghilterra agli inglesi, l'Italia agli italiani, così diciamo che la Germania è il paese dei tedeschi". L'avvocato, che reinterpreta a posteriori il '68 come rivolta "nazionale" contro l'imperialismo e l'egemonismo culturale dei vincitori occidentali, è convinto che i fautori della "globalizzazione" non prevarranno. Dopo Mahler ha parlato il presidente della Npd, Udo Voigt: "Piuttosto che pagare l'assistenza sociale agli stranieri, il governo dia lavoro ai giovani tedeschi"; per scongiurare una crisi demografica "i soldi tedeschi devono andare alle famiglie tedesche"; quanto all'Europa, "vogliamo quella delle patrie e non quella degli speculatori e del grande capitale multinazionale, vogliamo il marco e non l'euro". E "se il governo ci vuole vietare, è perché non ha argomenti, mentre noi sappiamo parlare al cuore della gioventù tedesca". I nostri tentativi di raccogliere qualche commento dai ragazzi con la testa rasata che formavano il grosso del corteo - rare le donne, pochi gli uomini di mezza età e gli anziani - si sono infranti contro un muro di sprezzante silenzio: non parlano volentieri con i giornalisti, tantomeno se stranieri. Durante il corteo che ha attraversato il quartiere di Hohenschöhnhausen, alla periferia di Berlino est, scandivano soprattutto uno slogan: "Qui marcia la resistenza nazionale". Si sentono minoranza perseguitata, "resistenza". Ma tra i grossi palazzi edificati dalla Rdt con lastre di cemento prefabbricate, ammodernati con rivestimenti colorati che non bastano a dargli un'anima, di persecuzione non c'era traccia. I neonazisti, provenienti anche dal Brandeburgo, dal Meclemburgo e dalla Sassonia-Anhalt, sono stati gentilmente protetti dalla polizia sin dal loro arrivo in pullman. Con convogli speciali della S-Bahn, la ferrovia urbana, sono stati portati alla stazione di Hohenschönhausen. Sempre sotto scorta hanno marciato per il quartiere, fino a essere riaccompagnati alla stazione. Tutt'altro trattamento per i controdimostranti, che avevano annunciato due appuntamenti lungo il percorso, entrambi vietati. La polizia faceva scendere dalla S-Bahn una stazione prima di Schönhausen ogni sospetto di antifascismo, e lo stesso trattamento è stato riservato a chi arrivava in auto fino ai posti di blocco sulle strade d'accesso. Trecento persone, riuscite a passare, sono state tenute a debita distanza, non sempre con le buone. Dodici i neonazisti fermati, perché trovati in possesso di armi, otto i fermi tra i controdimostranti.