da "Il Manifesto"

29 Aprile 2001

Trenta ragazzi albanesi "espulsi" dal paese

CINZIA GUBBINI

Ora verranno trasferiti in un istituto di Lecce, poi chissà. Intanto il paesino di Salandra se lo possono scordare, lì di certo non torneranno più. I trenta ragazzi albanesi "espulsi" dal paesino del materano da duecento persone inferocite, per ora alloggiano in un convento di un comune vicino, Tricarico."Un episodio di intolleranza inspiegabile", lo definisce il sindaco di Salandra, Giovanni Moramarco, eletto un anno fa nelle liste dell'Ulivo. Giovedì sera un litigio tra un ragazzo albanese e un ragazzo italiano, sfociato in una piccola rissa, aveva creato un vero e proprio scompiglio a Salandra. Genitori, donne e uomini che all'improvviso si sono rivoltati come ossessi contro trenta ragazzi, con cui - confermano i carabinieri - prima di allora non c'erano stati particolari problemi. Basti pensare che alla rissa ha partecipato soltanto qualche ragazzo albanese, ma per quelle persone no, se ne dovevano andare "tutti". E così in duecento si sono riversati sotto le finestre dell'istituto "Pia casa Marsilio", gestito da alcune suore laiche, che da circa un anno e mezzo ospita minorenni stranieri arrivati in Italia senza famigliari. Un vero e proprio "caso" in un comune che conta tremila anime, dove, dice Moramarco, "non si sono mai verificati episodi del genere. Non sbattete il mostro in prima pagina, Salandra è un paese accogliente. Qualcuno ha sicuramente cercato di versare una bella tanica di benzina sul fuoco. Si sa, a fare populismo ci vuole ben poco". Intanto, però, i trenta ragazzini sono stati trasportati nel cuore della notte a Tricarico con un'autocorriera, protetti dai carabinieri accorsi in tenuta antisommossa. E ora, a Salandra, si è aperto il dibattito: si può o non si può ospitare ragazzi stranieri? "Ne stiamo discutendo - continua il sindaco - comunque l'istituto è una struttura privata, con un suo consiglio di amministrazione, quindi staremo a vedere". Proprio venerdì scorso il sindaco e l'assessore alla cultura si erano incontrati con l'assistente sociale del paese per pensare a un progetto che coinvolgesse i ragazzi "per non lasciarli tutto il giorno senza fare niente. Anche se non li possiamo fare lavorare, essendo tutti minorenni. I riferimenti legislativi sono pochissimi, in questi casi", spiega Moramarco.Nella provincia di Matera sono molti i minori stranieri non accompagnati, che vengono ospitati in isituti fino a quando non raggiungono la maggiore età. Per molti di loro, dopo, arriva l'espulsione dall'Italia."La cosa più sbagliata sarebbe dipingere queste zone zome xenofobe e razziste - ammonisce il presidente del consiglio proviciale di Matera, Rocco Rivelli - comunque questo episodio gravissimo è una spia, che dovrebbe far riflettere sui fenomeni di disgregazione sociale: disoccupazione, marginalità, esclusione".