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da "Il
Manifesto"
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25 Febbraio 2001 Il coro LUIGI PINTOR L' umana vicenda di Novi Ligure mi ha fatto paura giovedì e mi fa paura domenica. Non l'ho capita giovedì quando non se ne sapeva quasi nulla e non la capisco domenica quando se ne sa quasi tutto. Ho letto perciò con curiosità i commenti degli esperti e li ho trovati tutti sensati. Hanno in comune lo stupore ma si differenziano naturalmente nell'interpretazione. Nessuno parla di mostri, perché l'ambiente è per bene e non riguarda i diseredati o gli stranieri. Nessuno ne fa un caso di patologia individuale o insanità mentale. E poiché i colpevoli sono due non c'entra neppure la logica del branco. E neppure i soldi. Qualcuno fa quindi riferimento al disagio giovanile genericamente inteso, alla noia di provincia o all'eccesso di agiatezza e quindi di egoismo. Smarrimento di valori e di sentimenti. Qualcuno rinvia alla violenza o alle violenze che percorrono ad alta frequenza e intensità la società genericamente intesa, ponendoci in dimestichezza con la morte ogni giorno esibita e banalizzata. Assuefazione al male. Altri mettono l'accento sulle costrizioni e i veleni delle comunità chiuse, della vita famigliare, dove le relazioni fra le persone si involvono anziché dispiegarsi e si fanno innaturali. Sono spiegazioni che possono valere in ogni circostanza e si possono applicare con poche varianti alla specificità di ogni caso. Ne prendo atto ma non faccio un passo avanti: quelle 97 coltellate e quel bambino inseguito e affogato nella vasca dalla sorella mi restano incomprensibili. Mi fa paura perché mi fa pensare che questa "possibilità" esiste nella nostra natura. Un movente o una circostanza possono o no tradurla in fatto, ma questa "possibilità" esiste di per sé. Riconoscerlo potrebbe essere un aiuto, ma è un'umiliazione che rifiutiamo. Sofocle ci piace a teatro, quando il coro dice, più o meno, che molte sono le cose tremende e di tutte la più tremenda è l'uomo. Ma nella vita reale ci riesce scomodo, siamo più razionali e ottimisti, e chiamiamo queste cantilene pianto greco. |