da "Il Manifesto"

25 Febbraio 2001

Ordinario razzismo a Verona

La Lega vuole licenziare un mediatore linguistico. Ragazza insultata perché di colore

PAOLA BONATELLI - VERONA

Jean Pierre Pessou viene dal Togo e fa il mediatore linguistico a Verona; è anche vice-presidente dell'Anolf, l'associazione promossa dalla Cisl per favorire l'integrazione degli stranieri in Italia. Una persona capace e impegnata, che vive in Italia da anni, parla perfettamente la nostra lingua ed è un piacevole e arguto relatore; per questo viene spesso invitato a convegni e conferenze sul tema dell'immigrazione. Recentemente aveva introdotto un incontro organizzato in città con la partecipazione degli immigrati di Brescia, del segretario della Camera del lavoro bresciana Dino Greco e di Magazzino 47, i soggetti politici che hanno condotto e vinto una lotta per i diritti divenuta simbolica. Mal glien'è incolto perché Pessou è diventato l'oggetto di un'interrogazione del consigliere comunale Paternoster (Lega) e di un'analoga intervista, apparsa sul quotidiano locale con ampio spazio, di Flavio Tosi, consigliere leghista in Comune e Regione: con toni violenti i due chiedono conto dei rapporti di lavoro di Pessou col Comune di Verona sollecitandone il licenziamento per la partecipazione a dibattiti illegali (il titolo dell'incontro era "Permesso per tutti"). Il giornale L'Arena non ha mai pubblicato il comunicato di Cgil-Cisl-Uil a difesa non solo di Pessou, ma dei diritti di libertà. Un'omissione che i dirigenti della Cisl considerano molto preoccupante. La seconda storia riguarda una studentessa francese di colore, arrivata nei giorni scorsi a Verona con la scuola per uno scambio culturale con un liceo scientifico cittadino. La ragazza, insieme ad altri coetanei, si trovava in un locale a giocare a bowling quando è stata circondata e sbeffeggiata a suon di "buu buu" e gesti scimmieschi da alcuni giovani locali. L'episodio è stato denunciato in una lettera apparsa sul giornale dal preside del liceo scientifico coinvolto nella vicenda. Sono due storie di ordinario razzismo in terra leghista (ma anche terra di emigranti) che si riflettono l'una nell'altra. Valeva la pena raccontarle, non solo perché riguardano diritti fondamentali come il lavoro e la cittadinanza, la libertà di esprimersi e agire nella società. Sono la drammatica spia di un'incultura diffusa che sta erodendo, anche e soprattutto nei giovani, i valori fondanti della convivenza civile. PRECEDENTE INIZIO SUCCESSIVO HOME INDICE