da "Il Manifesto"

18 Febbraio 2001

Sbarco a Saint Tropez

900 kurdi in Costa azzurra. Ma non in vacanza

MA. GI.

Alla fine ne sono stati contati 908, in pessime condizioni fisiche, affamati, disidratati e sfiniti dalla lunga traversata. Otto giorni o forse più di navigazione senza sapere nemmeno dove sarebbero finiti, infilati come animali dentro la stiva di una nave bagnarola che solo dio sa come è giunta intera sulla Costa azzurra, tra Cannes e Saint Tropez. Per i facoltosi residenti delle villette di Saint Raphael deve essere stato come vedere dei marziani. Uno spettacolo in ogni caso inconsueto. Bisogna tornare molti anni indietro nel tempo perché si abbia memoria di uno sbarco in quel posto. Ironia della sorte è avvenuto non lontano da Port de Bouc, dove nel 1947 oltre 4.500 ebrei - in buona parte superstiti dei lager nazisti - che volevano andare in Palestina furono trattenuti a bordo di tre navi britanniche in un'epica avventura poi celebrata nel film Exodus. Ma torniamo alla notte dei kurdi. L'ombra del cargo pieno di disperati compare alle tre di notte. Si è incagliata (la polizia francese sostiene che l'incidente è stato provocato volontariamente dai membri dell'equipaggio) tra le rocce di una baia. Si è fatta concreta con le prime luci del giorno, quando sulla nave malconcia salgono i primi soccorritori e vedono da vicino le "condizioni orribili" in cui erano gli oltre novecento profughi, stipati come animali dentro la stiva maleodorante, sporchi e con gli occhi allucinati. "Erano in condizioni deplorevoli - riferisce il prefetto di Var, Daniel Canèpa - con pochissimi viveri e in una situazione igienica allucinante. Molti hanno viaggiato addirittura in piedi per mancanza di spazio. Dentro la nave non potevano né lavarsi, né fare i propri bisogni". Erano partiti da un porto della Turchia e avevano fatto scalo in Grecia. Avevano perso la cognizione del tempo e dello spazio. Durante il drammatico viaggio in mare, costato 1500 dollari per i più piccoli e anche 4550 per i maggiorenni, è anche accaduto che alcune donne partorissero. Di bambini ce n'erano trecento, moltissimi sotto i dieci anni. I medici della protezione civile, arrivati in soccorso dei disperati insieme ai vigili del fuoco e ai militari della marina, ordinano immediate immediate terapie contro la disidratazione e la malnutrizione. Nel tardo pomeriggio, a moltissime ore dall'approdo, arrivano cinque interpreti da Parigi. Nella caserma di Frejus cominciano le identificazioni. E mentre la destra xenofoba, con Le Pen in testa, chiede sbrigativamente che siano espulsi, il ministro del lavoro e della solidarietà sociale, Elisabeth Guigou, recatasi anche lei sul posto, annuncia che "non ci saranno automatiche espulsioni di massa, le richieste di asilo saranno vagliate caso per caso". Dagli interrogtori dei profughi emerge anche che il capitano e i membri dell'equipaggio della "Easti Sea" sarebbero cittadini greci. Di loro si sono perse le tracce. Appena arrivati si sono dileguati, spariti nella nebbia notturna della Costa azzurra. "La polizia - riferisce il prefetto marittimo di Tolone, Poul Habert - sta dando loro la caccia, e le autorità marittime stanno conducendo indagini per rintracciare l'armatore, che potrebbe essere siriano". "Questo dimostra fino a punto bisogna lottare contro questi sfruttatori delle miserie umane - è il commento del ministro dell'interno, Daniel Vaillant - E' a livello europeo che bisogna lottare contro i trafficanti, ma la Francia farà tutto ciò che potrà per essere efficare". Interviene anche il presidente della repubblica, Jacques Chirac, dicendosi "profondamente scandalizzato" da una vicenda che dimostra "la più totale aseenza di scrupoli da parte di quanti fanno commercio della miseria altrui".