da "Il Manifesto"

06 Febbraio 2001

Eugenetica made in Usa

Dal 1907 al 1973, gli Usa, precorrendo l'eugenetica nazista, autorizzarono la sterilizzazione coatta di pazienti psichiatrici, condannati per crimini sessuali, oligofrenici, "imbecilli", individui "moralmente depravati", epilettici. In realtà, immigrati, slavi, ebrei, homeless e, soprattutto, neri. Uno scheletro nell'armadio delle potenti lobby ricreative interessate alla conservazione della natura. Ora la Virginia chiede scusa alle vittime, solo nel 1972, 8.000 donne e 16.000 uomini

GIANNI MORIANI

La settimana scorsa lo Stato della Virginia ha chiesto scusa ai circa 8.000 "imbecilli" e "criminali" legalmente sterilizzati nel corso del Novecento, con l'avallo della stessa Corte Suprema degli Stati uniti d'America. La quale nel 1927 si espresse a favore della legge della Virginia che autorizzava la sterilizzazione coatta dei "portatori di una forma ereditaria di malattia mentale o imbecillità". Ecco le parole che pronunciò Oliver Wendell Holmes a nome della maggioranza della Corte: "Abbiamo constatato più di una volta che il benessere pubblico può richiedere le vite dei cittadini migliori. Sarebbe strano se esso non potesse richiedere a coloro che già fiaccano la forza dello Stato questi sacrifici minori, spesso non percepiti tali dagli interessati, al fine di non essere sommersi dall'incompetenza. E' meglio per tutto il mondo se, anziché aspettare di giustiziare per qualche crimine una prole depravata o lasciarla morire di fame a causa della sua imbecillità, la società può impedire, a coloro che sono manifestamente non idonei, di propagare la loro specie. Il principio che sostiene la vaccinazione obbligatoria è adeguatamente ampio da includere il taglio delle tube di Falloppio. Tre generazioni di imbecilli sono più che sufficienti" (Buck V. Bell 1927). Ci troviamo di fronte allo stesso linguaggio con cui si esprimeranno gli eugenisti nazisti. Gli Stati uniti sono stati il primo paese al mondo ad autorizzare la sterilizzazione con finalità eugenetiche. Nel 1907 lo Stato dell'Indiana approvò, infatti, la prima legge per la sterilizzazione di pazienti ricoverati in istituzioni psichiatriche, persone condannate più di una volta per crimini sessuali, quanti venivano giudicati oligofrenici dai test di QI, "individui moralmente depravati" ed epilettici. Se vogliamo capire perché proprio gli Usa furono i pionieri della sterilizzazione dobbiamo frugare tra gli scheletri contenuti negli armadi delle lobby ricreative interessate alla conservazione della natura. Su tutte emerge il circolo, formato da scienziati e uomini politici, del professor Henry Fairfield Osborn. Circolo che riuniva l'élite protestante anglo-sassone di New York, fatta dei potenti Roosevelt, Morgan, Frick, Dodge, Vanderbilt e Harriman. Nel linguaggio eugenetico usato da Osborn e il suo circolo, "Nazione", "Razza" e "Stato" erano termini frequentemente intercambiabili. Osborn esercitò la sua forte influenza sulla cultura americana nell'interesse della propria classe che, per lui, costituiva la crema della razza forte, la sopravvivenza del più adatto, il vero vertice dell'evoluzione. Inoltre, dato che l'aggressività era considerata la più importante virtù della razza anglo-sassone, un suo associato, il presidente Theodore Roosevelt ne era diventato il simbolo. I membri più importanti del circolo di Osborn (Theodore Roosevelt compreso) fondarono nel 1887 l'ultra esclusivo Boone and Crockett Club (B&C) che costituì la prima associazione conservazionistica d'America ed ebbe un ruolo fondamentale nel sostenere sia il Museo Americano di Storia Naturale, il Parco Zoologico di New York (Bronx Zoo) e la Lega di Difesa della Foresta Rossa a San Francisco, che i movimenti eugenetici e di restrizione dell'immigrazione. In un'epoca sempre più secolarizzata, la Natura divenne un surrogato di Dio, tanto che per il presbiteriano Osborn, Natura e Dio erano pressoché la stessa cosa. Fin dal 1845 l'Onnipotente aveva svelato il Suo "piano" al giornalista John O' Sullivan che coniò la frase il "Destino Manifesto". Il "Destino" di O' Sullivan finì per giustificare le aggressioni dell'imperialismo americano in tutte le direzioni per ben più di mezzo secolo. Il Sun, nel 1847, si vantava che l'americano avrebbe superato persino l'aggressività dei suoi antenati germanici. Era quindi "naturale" che chi aveva "rivelato" il "Destino manifesto" a O' Sullivan, dettasse il destino dei deboli a Madison Grant (un membro del B&C): "Le leggi della natura hanno bisogno dell'annullamento degli inadatti, la vita umana è valida solo quando è utile alla comunità o alla razza". Più di qualsiasi altra cosa, le "Leggi Naturali" servirono per collegare i precursori dell'eugenetica ai movimenti conservazionisti statunitensi. Fin dall'inizio, i relatori ai Congressi per la Conservazione (che iniziarono nel 1909) resero esplicita la relazione tra razza e risorse. L'onorevole A. F. Knudsen delle Hawaii, ad esempio, espresse il suo favore per l'egemonia nordica sulle isole e su altri territori invocando che: "La conservazione faccia da alfiere per una nuova civilizzazione e una nuova razza". Questa proposta venne accolta anche dalle Figlie della Rivoluzione Americana (Dar). Ecco le conclusioni dell'intervento che fece la presidentessa generale delle Dar, signora Matthew T. Scott, al secondo Congresso per la Conservazione: "Noi, le madri di questa generazione - antenate delle future generazioni - abbiamo il diritto di insistere non solo sulla conservazione di suolo, foreste, uccelli, minerali, pesci, corsi d'acqua, nell'interesse dei nostri futuri costruttori di case, ma anche sulla supremazia della razza caucasica sul nostro territorio. Questa conservazione (...) può e deve essere assicurata per i migliori interessi che coinvolge: prima le verrà riservata attenzione meglio sarà [forti applausi]" (Proceedings 1911). La stampa americana, intrisa com'era dell'ideologia per la supremazia anglo-sassone, era pronta a sostenere proposte radicali per il mantenimento e la promozione delle "Leggi Naturali". In un editoriale del 1912, apparso sulla rivista elitaria The World's Work, intitolato "Come migliorare la razza", si dichiarava che: "Per molti uomini [l'eugenetica] è diventata una religione" proprio come il suo fondatore, Sir Francis Galton, aveva invocato. All'epoca, la campagna degli eugenisti per la sterilizzazione coatta, pur essendo appena cominciata, stava ottenendo notevoli successi, tanto che sempre The World's Work scriveva: "c'è una accettazione sorprendentemente pronta dell'idea che ai non adatti non debba essere permesso di diventare padri e madri". Era stato così dissodato il terreno per accogliere l'azione degli eugenisti, che, tra l'altro, attribuirono alla oligofrenia ereditaria i problemi sociali della loro epoca, quali l'alcolismo e la prostituzione. Una volta accettata la correlazione tra comportamento degenerato e scarsa intelligenza, lo psicologo H. H. Goddard poteva tranquillamente affermare: "Come vi può essere l'eguaglianza sociale dato questo ampio spettro di capacità mentale?" Il passo successivo fu quello di collegare i comportamenti degenerati con la razza o il gruppo etnico, ed ecco lo psicologo di Harvard Robert M. Yerks sottolineare che "gli uomini di carnagione più scura dell'Europa meridionale e gli slavi dell'Europa orientale sono meno intelligenti degli uomini di carnagione chiara dell'Europa settentrionale e occidentale" e sempre per quanto attiene all'intelligenza "il negro si trova al gradino più basso della scala". Per preservare la purezza della stirpe si dovevano evitare i matrimoni tra membri appartenenti a razze diverse, tanto che il direttore del più importante centro statunitense per la ricerca e la diffusione dell'eugenetica, l'Eugenics Record Office, Harry Hamilton Laughlin affermò che "gli immigrati provenienti dall'Europa meridionale e orientale, gli ebrei in particolare, erano sotto il profilo razziale così differenti e geneticamente talmente inferiori rispetto all'attuale popolazione americana che qualsiasi mescolanza razziale sarebbe stata deleteria". Per evitare la contaminazione della stirpe, agli appartenenti ad altre razze o etnie doveva essere interdetto l'ingresso nel paese, mentre per gli oligofrenici Goddard, nel 1914, suggerì il ricorso all'internamento in istituti: soluzione che doveva apparire del tutto naturale a uno psicologo che affermava: "a nessun oligofrenico dovrebbe essere consentito di sposarsi o di diventare genitore. E' evidente che se si deve realizzare questa regola, la parte intelligente della società deve imporla". Sarà l'eugenista Charles B. Davenport (direttore dell'istituto di ricerca sull'eugenetica di Cold Spring Harbor, nello Stato di New York) a incaricarsi di sostenere il ricorso alla sterilizzazione per bloccare il flusso "del protoplasma imperfetto e degenerato". Fin dove volevano spingersi i propugnatori dell'eugenetica per raggiungere l'utopia che avrebbe generato la super-razza? Ostracismo sociale, restrizioni all'immigrazione, segregazione e sterilizzazione obbligatoria per eliminare gli inadatti rientravano nell'eugenetica negativa. Negli Usa, in quel periodo, il movimento eugenetico elaborò altre proposte negative, le quali, anche se non vennero molto propagandate, sarebbero arrivate alla loro applicazione nella Germania di Hitler. Il dottor W. Duncan McKim nel suo libro Heredity and Human Progress, pubblicato nel 1899, portò alle estreme conseguenze il pensiero eugenetico, sfociando nell'eutanasia con la richiesta di sopprimere quanti non erano degni di procreare. Il dottor McKim suggerì di impiegare il gas dell'acido carbonico per sterminare pietosamente la parte "difettosa" della popolazione Usa, accelerando così il corso "precostituito" dell'evoluzione. All'ombra della seconda guerra mondiale i nazisti realizzarono il progetto ideato da McKim. E anche loro, sulla base di una ideologia genocida, stavano solo "aiutando" la natura a compiere il suo disegno. Come chiarisce Stefan Kühl in The Nazi Connection: Eugenics, American Racism, and German National Socialism (1994) i nazisti avevano appreso dagli americani le modalità per conseguire, nel modo migliore, questo fine. La collusione programmatica tra molti scienziati preminenti, di Stati uniti e Germania, si protrasse fino all'inizio della seconda guerra mondiale: una complicità che avvenne ai più alti livelli sociali, politici e accademici. Gli eugenisti americani negarono la loro influenza sulla legislazione nazista, mentre i loro colleghi europei studiarono e ammirarono le numerose iniziative politiche che furono prese per preservare e migliorare la base razziale degli Usa, includendo le leggi anticontaminazione delle razze, le restrizioni all'immigrazione e i programmi di sterilizzazione coatta. Va infatti ricordato che altri 24 Stati seguirono le orme dell'Indiana. La California, dal 1909, applicò con grande zelo la sterilizzazione coatta, tanto che nel 1922 negli ospedali dello Stato furono eseguiti 2.558 interventi. Nel 1937 le sterilizzazioni praticate nelle istituzioni statali degli Usa superarono la cifra di 25.000, di cui quasi la metà eseguite in California. Allorché i giornali americani denunciarono le iniziali misure razziali naziste, i giornalisti tedeschi attaccarono gli Usa per la loro ipocrisia, ricordando che ad eccezione del Sud Africa, essi erano l'unica nazione a praticare dure leggi razziali e che "il linciaggio delle minoranze etniche era un fenomeno che la Germania non aveva mai conosciuto". Il libro di Gosney e Popenoe, Sterilization for Human Betterment, pubblicato nel 1929, fu rapidamente tradotto in Germania facendo dell'ambizioso programma californiano di sterilizzazione un modello per coloro che sostenevano la necessità di attuare la sterilizzazione coatta. Adolf Hitler non mancò di esprimere personalmente il suo apprezzamento all'antropologo razzista Madison Grant per il libro The Passing of the Great Race (1916) che il capo del partito nazionalsocialista chiamò la "sua Bibbia", tanto da riciclare nel Mein Kampf l'ideologia razziale dello "scienziato" americano. Negli Stati uniti le sterilizzazioni coatte sono state vietate nel 1973 dal "Dipartimento per la salute e il benessere", in seguito alla delibera di una commissione senatoriale, presieduta da Ted Kennedy, la quale aveva rilevato che solo nell'anno precedente, sulla base dei vigenti programmi federali, la sterilizzazione aveva menomato 8.000 donne e 16.000 uomini.