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da "Il
Manifesto"
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13 Gennaio 2001 Il contropotere della curva ANDREA PARENTI Molti si stanno interrogando in questi giorni su che fine stia facendo il calcio italiano. In tv e sui giornali sembra di sentire sempre le stesse cose: troppa violenza dentro e fuori dagli stadi, non si può più andare avanti così, bisogna emarginare le mele marce. Tutto vero: ogni domenica la tensione sui campi da gioco raggiunge i livelli di guardia; sugli spalti ancora peggio: risse e scontri fra tifosi, cori e striscioni razzisti, aggressioni e minacce contro i giocatori. Per arginare la violenza, si è cominciato a discutere sull'eventualità di far disputare le partite a porte chiuse: un pallone, l'arbitro e 22 giocatori nel silenzio più assoluto, gli altri tutti davanti alla tv. Si va forse verso la fine del fenomeno ultras? "Nonostante l'ambiguità e la scarsa coscienza di classe, quello degli ultras è il più grande movimento di ribellione giovanile presente nel nostro paese. Si tratta di decine e decine di migliaia di giovani". A parlare è Orlando, tifoso milanista e attivista dell'organizzazione Sharp ("Skin heads against racial prejudice"), da anni in prima linea contro il razzismo dentro e fuori gli stadi. "La curva è uno dei pochi posti liberi. Non c'è controllo sociale né poliziesco, è una zona franca. Si tratta di luoghi di contro potere in cui c'è un sentimento di affinità collettiva, che può essere anche mal riposto. Il capitalismo mira a tagliare i legami fra le persone e la vecchia solidarietà operaia non esiste più. Qualunque tipo di legame collettivo è spazzato via. Solo dentro la curva resta vivo e forte il sentimento collettivo. Si è disposti, non tanto per i calciatori, ma per la comunità cui si appartiene, a prendere le manganellate dei celerini. Quale è il legame fra la Sharp e il mondo degli ultras? Io cercherei di inquadrare la situazione in questi termini. La Sharp è un'organizzazione di skin e gli skin appartengono a una cultura legata, storicamente, alla classe operaia; il calcio, al di là dei soldi che ci girano, è uno sport popolare. Ovviamente, chi ha una cultura che ha radici nella classe operaia si sente attratto dagli sport popolari e non diventerà mai un giocatore di golf. Gli piaceranno quelle manifestazioni sportive che hanno questo sapore. La comunità che si crea all'interno delle curve è qualcosa di irripetibile fuori, è forse il momento in cui più forti sono i legami sociali. Tutti i ragazzi di una stessa città, che magari durante la settimana neanche si conoscono, si vedono a migliaia la domenica in curva. Per questo gli skin anti-fascisti sono attratti dalla curva a Milano come a Perugia o in altre città. E' chiaro che il vento della curva porta dentro di sé tutte le contraddizioni di questo mondo: se il sentire comune è vagamente "nazistoide", non tanto per analisi politica, ma per ignoranza, è chiaro che le curve rispecchiano questo aspetto che è presente fuori. Teniamo in considerazione che le curve sono ancora espressione proletaria. I ragazzi del centro puoi trovarli in curva, quelli delle periferie ce li trovi di sicuro. Purtroppo se qualche fascista intona cori con motivi razzisti nessuno si scandalizza più di tanto perché non c'è un anti-razzismo cosciente. E' sicuramente un ambiente difficile, però cosa si fa, ci si rinchiude nei ghetti? Si fanno i circoli di chi ha capito tutto? No, se in curva ci va tanta gente, non bisogna snobbare il fenomeno ma far capire che esistono anche altri punti di vista. Perché son così tante le curve razziste in Italia? Non è proprio così. Ci sono molte curve dove il livello politico viene tenuto basso e c'è un po' di tutto: gente di sinistra e di destra. Però non si fa uso di cori razzisti. Tendenzialmente in molte curve c'è questa situazione che limita i fascisti ma anche gli anti-fascisti. Se vuoi portare in curva, per solidarietà, la bandiera di un paese in lotta, la cosa non viene digerita, crea quantomeno delle discussioni, se non delle censure. Gli skin anti-fascisti generalmente tifano per la squadra della propria città, la seguono in trasferta e vogliono far vedere che anche gli anti-razzisti sostengono la loro squadra, non solo le peggiori frange fasciste. Questo avviene in Italia ma anche in Francia, in Inghilterra e addirittura negli Stati uniti, dove la squadra di calcio di New York ha un vasto seguito di skin anti-razzisti. Comunque in Italia non esistono gruppi organizzati di skin allo stadio. Gli skin fanno riferimento ai gruppi esistenti che sentono più vicini, ne appoggiano le idee e ne fanno parte a tutti gli effetti. Perché l'estrema destra si è appropriata del movimento skin in molte curve italiane? Perché lo stadio è il momento di aggregazione più grande che abbiamo, soprattutto per i giovani. Tutti sono in qualche modo interessati. La differenza è che i compagni hanno un atteggiamento elitario, snobbano quello che a volte puzza troppo di popolo. Lasciano il campo completamente libero a chi non si fa problemi di questo tipo. Per l'estrema destra è stata anche una scelta elettorale, però sta di fatto che l'ambiente delle curve è servito alla destra intollerante per reclutare manovalanza, manodopera e a volte anche qualche intelligenza. Quali sono le curve da salvare? Io salverei qualcuno in tutte le curve. Anche nella peggiore c'è gente valida. Dipende dai rapporti di forza e anche se questi sono sfavorevoli non significa che dentro una curva siano tutti razzisti. Oggi la Sharp prenderà parte all'iniziativa della Raf (Resistenza anti-fascista) per manifestare sotto la sede di Forza Nuova a Milano... Non è proprio così: la Sharp non aderisce, come scelta propria, a iniziative politiche. Chiaramente questa manifestazione contro Forza Nuova è un appuntamento anti-fascista molto importante. La Raf è un soggetto che si è posto in modo nuovo, che sta cercando di costruire una rete anti-fascista orizzontale dal basso, sull'esempio di altri paesi europei. Vuole far sentire la sua voce specie in questo periodo, che è culminato con la bomba contro il manifesto. E' giunto il momento di dire chiaramente che tipo di anti-fascismo si vuol costruire. |