da "Il Manifesto"

22 Dicembre 2000

Un Tappeto volante sul Mediterraneo

Alla Fondazione Olivetti di Roma, l'opera ideata da Stalker all'interno della mostra "L'Islam in Sicilia", che si inaugurerà a Tunisi, prossima tappa anche dell'installazione, il 31 gennaio Realizzato da curdi, italiani, senegalesi il "Tappeto" che si ispira alla Cappella Palatina volerà poi in Marocco, Egitto, fino a Palermo

CRISTINA PICCINO - ROMA

Indecifrabile. E misterioso. Così appare dall'esterno a una prima occhiata lo strano oggetto in mostra (fino al 7 gennaio) alla Fondazione Olivetti di Roma. Basta però un gesto, un piccolo passo, varcare la soglia di una delle tante corde che arrivano giù dal soffitto chiuse all'estremità da un pezzo di rame, ed ecco spalancarsi un caledoscopio di suggestioni. Musica e volumi che danzano insieme, si fondono, moltiplicano nella loro forma di essenziale semplicità gli spazi dell'immaginazione. Siamo nel Tappeto volante - opera realizzata per la mostra L'Islam in Sicilia che si aprirà il 30 gennaio 2001 a Tunisi (sponsor il Ministero degli Affari esteri e la Fondazione Orestiadi), 41472 corde che ripercorrono il disegno della Cappella Palatina di Palermo. In alto le corde formano stelle e mezzelune che decorano il soffitto della vera cappella, e che stupiscono mentre ci si muove in questa dimensione quasi protettiva, avvolgente, accompagnati dai suoni che sugeriscono anch'essi il melting pot. Che poi è questo il cuore del progetto nelle intenzioni degli Stalker che lo hanno ideato e realizzato insieme ai ragazzi curdi e senegalesi che lavorano con loro al laboratorio Boario di Roma. "Da Ararat a Tunisi", vanno infatti le radici del Tappeto, il primo lo spazio romano del Campo Boario, il secondo la prima destinazione a cui seguiranno Marocco, Egitto, e infine Palermo a sottolineare una circolità che è insieme il movimento e il respiro del Mediterraneo. "Quando ci è arrivata la proposta abbiamo scelto di produrre un volume fluido di spazio e musica che però fosse un lavoro astratto, che non riproducesse cioè la cappella realisticamente" spiega Lorenzo Romiti di Stalker. Una scelta quasi necessaria, e che anzi è il punto forza di tutto il lavoro proprio per questa sua natura aperta e ricomponibile nella percezione di ogni visitatore. Per arrivare all'opera finale sono partiti da un modello tridimensionale, preferendo la fisicità anche faticosa (un mese e mezzo la durata di realizzazione) delle corde e del rame alla proposta iniziale di usare elettronica o digitale, comunque dimensioni immateriali o solo tecnologiche (anche se poi, ovviamente, nella progettazione tutto è passato di lì). "La cosa più bella nel lavoro è stata l'esperienza umana" dice ancora Lorenzo Romiti (e Stalker stanno già pensando di fare un video con le riprese della costruzione), questo incontro oggi, a Roma, tra persone e culture diverse che in qualche modo riassume il senso dell'iniziativa e riporta anche al presente quella che è la storia della Cappella Palatina. Costruita da Federico II con mano d'opera dell'allora Persia dopo che lo stesso sovrano aveva eliminato gli arabi, ne testimonia comunque la presenza in Sicilia dimostrando come le culture si siano influenzate l'una con l'altra costruendo legami che rendevano le differenze sempre più sfumate. Già la presenza di figure viventi nei disegni è la prova più evidente di questa contaminazione, visto che la tradizione musulmana non vuole la rappresentazione di esseri umani. Così il Tappeto volante mette insieme tante storie e origini, i curdi che magari arrivano dall'Iran, e che hanno dovuto per forza scegliere la strada dell'emigrazione, come i senegalesi e gli altri che lavorano ad Ararat - anche questa esperienza piuttosto speciale - in un mondo globalizzato, in cui si tende a appiattire le specificità e che rivendica nelle xenofobie europee alla Haider confini e senso di appartenzea in chiave razzista. Allestire una mostra come L'Islam in Sicilia può essere oltre che costruzione di memoria storica, un percorso importante a dimostrare le analogie contro i luoghi comuni più diffusi in cui l'Islam è solo intolleranza e sopraffazione. In fondo la stessa immagine del Tappeto volante, sogno e fantasie di un Oriente da fiaba ma anche nel suo farsi intreccio, disegno infinito, qualcosa che pian piano unisce fili e colori diversi componendo sempre nuovi disegni, tutti astratti dunque dai significati molteplici, riconducibili oltrechè a una rete simbolica originaria alla lettrua e alla sensibilità di chi li guarda. Sempre diverse, e sempre complementari.