Mezza luna calante
L'esaurimento dell'ideologia islamista, diluita nell'economia di mercato. L'ultimo saggio di Gilles Kepel, "Jihad, Expansion et déclin de l'islamisme"
ANNA MARIA MERLO
da "Il Manifesto" del 14 giugno 2000

La violenza ha ucciso la jihad, si è rivoltata contro la guerra santa islamica che nella prima metà degli anni '90 l'aveva adottata come comportamento. Per il mondo musulmano si apre un futuro di democrazia, sempre che i diversi paesi sappiano cogliere il momento storico, grazie a "modi di fusione inediti con l'universo occidentale - in particolare tramite le emigrazioni e i loro effetti da un lato, la rivoluzione delle telecomunicazioni e dell'informazione" dall'altro.

In breve, è questa la tesi dell'ultimo saggio di Gilles Kepel - Jihad, Expansion et déclin de l'islamisme, Gallimard, 452 pag., 145 FF -, noto studioso del mondo musulmano (La rivincita di Dio, pubblicato in Francia nel '91, è stato tradotto in italiano da Rizzoli). "L'ultimo quarto del XX secolo - spiega Kepel - è stato segnato dall'emergenza, dall'ascensione e poi dal declino dei movimenti islamisti, fenomeno spettacolare e inatteso ad un tempo". Allora, c'era stato stupore: il Medioevo faceva capolino nella modernità. Vent'anni dopo, è possibile storicizzare le varie fasi: "A posteriori, l'era islamista, tra l'inizio degli anni '70 e la fine del ventesimo secolo, si è dimostrata un rivelatore di sconvolgimenti considerevoli a drammatici (...) Ha costituito, in ampia misura, la fase di negazione dell'epoca anteriore, quella del nazionalismo. Oggi, nel 2000, l'esaurimento dell'ideologia e dalla mobilitazioe islamista apre la via a un terzo momento, di superamento". Intanto, siamo al momento della storicizzazione. Per Kepel, l'era islamica, teorizzata alla fine degli anni '60 da alcuni ideologi (il pakistano Mawdoudi, l'egiziano Qotb, l'iraniano Khomeini), prende inizio all'indomani della guerra arabo-israeliana del '73. Inizia qui la lotta intestina tra i rivoluzionari, che incarnerà l'Iran, e i conservatori guidati dalla politica del containment dell'Arabia saudita. Oggi, l'alleanza tra borghesia pia, gioventù urbana povera e intellettuali, che ha permesso il successo della rivolmuzione iraniana, è rotta, mentre l'Arabia saudita ha perso credibilità dopo essere stata obbligata a ricorrere all'aiuto degli "infedeli" nella guerra del Golfo contro Saddam Hussein. Gli Usa sono passati dal benign neglet all'indurimento verso l'islamismo. Gli anni '80, sono quelli dell'"espansione folgorante" dell'islamismo, grazie al "carattere equivoco del suo messagio, nel quale possono riconoscersi atrettanto bene sia il capitalista barbuto che l'abitante delle bidonvilles". Khomeini aveva vinto perché era riuscito a unire il bazar, i poveri, e persino le classi medie laiche che pensavano di strumentalizzarlo. "Il grande sforzo dei regimi al potere è consistito nel dissociare le diverse componenti del movimento islamista". Il conflitto interno al mondo islamico tra l'Iran rivoluzionario e l'Arabia saudita conservatrice, ha diverse fasi: la guerra contro l'Iran scatenata da Saddam Hussein nell'80, ma soprattutto l'Afghanistan. L'Arabia saudita, assieme alla Cia, vuole non solo trasformare l'Afghanistan nel "Vietnam" dell'Urss, ma anche sviare il radicalismo islamico dall'antimericanismo alla lotta contro i sovietici. La jihad afghana assume un'importanza simbolica centrale, soppianta nell'immaginario arabo la lotta dei Palestinesi. L'89 è l'apogeo per gli islamisti: Intifada nei territori occupati, che fa perdere l'egemonia all'Olp a vantaggio di Hamas, in Algeria nasce il Fis, che vincerà le elezioni, colpo di stato islamista riuscito in Sudan, in Afghanistan l'Armata rossa si ritira. In Francia, diventa problema nazionale il velo islamico che due studentesse vogliono portare a scuola. Il crollo del muro di Berlino apre l'est all'espansionismo islamico e il fine del messianesimo socialista lascia spazio a questa ideologia religiosa. Ma gli islamisti non mantengono le promesse. L'unione tra i diversi strati della società, che aveva fatto la loro forza, si spezza. Gli anni '90 sono segnati dalla violenza. L'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq e la guerra del Golfo segnano l'inizio del declino dell'islamismo. L'Arabia saudita mostra la sua debolezza invocando l'aiuto degli "infedeli". I gruppi più radicali dettano legge, tre paesi - la Bosnia, l'Algeria e l'Egitto - diventano l'obiettivo della loro lotta. Ma in tutti e tre i casi, il fallimento della strategia radicale è evidente già a metà degli anni '90. "A partire dalla primavera del '97 - sottolinea Kepel - un certo numero di segnali indicano che molti protagonisti sociali della coalizione islamista cercano di uscire dall'impasse nella quale hanno l'impressione di essere caduti". E' l'ora di Khatami in Iran, in Indonesia, Algeria, Pakistan, persino in Sudan, le cose cominciano a cambiare. "Resta da vedere quale sarà l'evoluzione di questo movimento - conclude Kepel - e soprattutto se le élite al potere, che godono di un'opportunità storica per promuovere la democrazia nei paesi che controllano, sapranno approfittare della situazione, compiere i sacrifici necessari per ampliare la base sociale oppure persisteranno nella logica di appropriazione patrimoniale dello stato, annunciatrice di nuove tempeste e di nuovi disastri". Oggi crescono le correnti che difedono l'"essenza democratica dell'islam". Portare il velo non viene più imposto come un diktat della "sharia", ma come una libertà, un riuso da parte delle donne della tradizione, che ne cambia il segno e il significato. La democrazia europea viene vista come un interlocutore indispensabile per piegare i regimi dispotici che si ispirano all'islam. In sostanza, secondo Kepel, siamo di fronte a una "diluizione dell'ideologia islamista nell'economia di mercato". Paradossalmente, conclude lo studioso francese, "l'esperienza islamista ha forse prodotto, suo malgrado, le condizioni del proprio superamento". E fa l'esempio del "femminismo islamico" che rompe i codici dominanti. Per Kepel, è in questi comportamenti che "viene elaborata oggi la democrazia musulmana di domani".