Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati

SECONDO RAPPORTO SULL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA

 

NOTE INFORMATIVE

 

NOTA 6

 

ORGANISMO NAZIONALE DI COORDINAMENTO PER LE POLITICHE DI INTEGRAZIONE SOCIALE DEGLI STRANIERI

 

L'Organismo nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli stranieri, previsto dall'art. 42 com. 3 del Testo Unico (Dlgs 286/98) ha privilegiato nel suo metodo di lavoro, positivamente sperimentato nei due anni di vita, l'articolazione dell'O.N.C. in gruppi di lavoro con riunioni seminariali mensili di confronto e di approfondimento sui singoli temi di intervento, aperte ad esperti ed a protagonisti, pubblici e privati, di esperienze significative, e la promozione­collaborazione delle iniziative locali sulle politiche di integrazione.

I mutamenti nei governi locali hanno imposto di rivedere la composizione dell'O.N.C., stabilita d'intesa con il ministro della Solidarietà Sociale, in cui vengono privilegiati i soggetti istituzionali e sociali a livello locale al fine non solo di perseguire una continua socializzazione delle loro esperienze, ma anche di individuare percorsi e modelli di intervento e valutame l'efficacia.

Le piste di lavoro su cui l'O.N.C. è stato impegnato (promozione della rappresen­tanza, politiche per la famiglia e l'abitazione, modelli culturali e sanità, istruzione, formazione professionale e politiche dell'interculturalità, formazione e impiego dei mediatori culturali, semplificazione amministrativa e sportello unico), sono arricchite da altre due: inserimento lavorativo, immigrazione e informazione.

Sui temi sviluppati dai gruppi di lavoro, si è cercato in base ai programmi di lavoro di ciascun gruppo, di individuare e confrontare con i responsabili locali, istituzionali, dei privato sociale, del volontariato, dell'associazionismo degli stessi cittadini stranieri, le esperienze più significative, quelle che in gran parte hanno contribuito alla maturazione delle scelte della Legge 40/98 in materia di politiche di integrazione, e si sono messi a fuoco problemi, proposte, primi modelli di intervento e alcuni gruppi di lavoro (promozione della rappresentanza, politiche per la famiglia e l'abitazione, modelli culturali e sanità, formazione e impiego dei mediatori culturali, semplificazione amministrativa e sportello unico), nella plenaria dell'O.N.C. del 3 aprile u.s., hanno presentato il proprio documento.

Sul tema della rappresentanza e la partecipazione, l'O.N.C. ha svolto una ricerca sulla «Rappresentanza diffusa. Le forme di partecipazione degli immigrati alla vita collettiva», con una ricognizione delle dinamiche dell'associazionismo dei cittadini stranieri e dei loro atteggiamenti nei confronti delle esperienze di rappresentanza e di partecipazione.

I Consigli territoriali per l'immigrazione sono una grande opportunità per sviluppare quella politica organica necessaria per promuovere l'integrazione nel territorio, non sono comitati per l'ordine pubblico, né devono ridursi in sede di generico e saltuario confronto, come in questi anni, in molti casi le consulte. Essi, dotandosi di un regolamento che definisca modalità di funzionamento, criteri di composizione, articolazione dei compiti, disponibilità dei budget per iniziative di ricerca e di infonnazione, modalità di collegamento con le eventuali Consulte territoriali, in ogni caso con quella regionale, devono affermare un ruolo politico centrale nei processi di programmazione interistituzionale e di controllo e verifica dei risultati. E' un obienivo che non si raggiunge con una gestione burocratica: occorre un impegnativo investimento politico che deve maturare nelle realtà locali da parte dei diversi soggetti istituzionali e sociali.

Il documento sulle politiche della mediazione culturale individua dal confronto fra le più vitali e diverse esperienze di questi anni il profilo professionale del mediatore culturale, i percorsi formativi, gli ambiti e i rapporti di impiego.

La mediazione culturale è una dimensione decisiva dei processi di integrazione sociale, come previsti dal Testo Unico e dal Documento programmatico triennale del governo; è un.azione necessaria per facilitare l'accesso dei nuovi cittadini all'esercizio dei loro diritti e per favorire l'incontro delle diverse culture, che si riconoscono e si rispettano, ma anche si mescolano e si modificano reciprocamente.

La mediazione culturale è l'antidoto al pregiudizio reciproco, previene il conflitto, agisce per il cambiamento complessivo della società multietnica e multiculturale.

Il documento vuole essere la base di confronto:

- con le Regioni, per un loro comune indirizzo rispetto alla qualifica professionale da comprendere nella programmazione della F.P., per la valorizzazione dei mediatori culturali nei progetti finanziati anche con la quota del Fondo Nazionale, per il riconoscimento della figura professionale e la promozione del suo impiego nelle leggi regionali di adeguamento;

- con il Governo, ad iniziare dalla sede della Consulta per l'immigrazione, per l'assunzione di un indirizzo di promozione dell'impiego dei mediatori eulturali nelle amministrazioni statali (scuola, servizi giudiziari, questure, uffici di lavoro ecc.).

Il documento sullo «Sportello Unico e la semplificazione amministrativa» contiene i vari percorsi previsti dal Testo Unico e dal relativo regolamento di attuazione per l'accesso ai diritti e per l'adempimento dei doveri da parte del cittadino non comunitario regolarmente soggiornante in Italia.

Esso è un primo strumento, su base informatica, per sperimentare in alcuni territori, un servizio informativo e istruttorio integrato fra gli sportelli delle diverse amministrazioni, come è avvenuto a Padova, per giungere progressivamente ad un progetto pilota di «Sportello Unico», obiettivo indicato sia nel Documento programmatico triennale dal Governo sia nelle linee programmatiche per i progetti del Fondo Nazionale.

Il superamento del percorso ad ostacoli, a cui è sottoposto il cittadino straniero per l'esercizio dei propri doveri e diritti, contribuirebbe a rendere più certa la cittadinanza legale, ad accrescere la credibilità delle istituzioni nel rapporto con i nuovi cittadini, a sperimentare un modello di semplificazione estensibile a tutti, coerentemente al processo in atto di modernizzazione della pubblica amministrazione.

Il 20 dicembre p.v. in occasione della plenaria dell'O.N.C., verranno presentati i do­cumenti di indirizzo su due priorità delle politiche di integrazione degli stranieri: l'accesso al S.s.n. e le politiche abitative sociali.

Il primo documento, dopo una ricognizione delle più significative esperienze di tutela, pubbliche, del volontariato e del privato sociale, formula una proposta organizzativa per gli enti locali e le Asl per favorire l'accesso dei cittadini stranieri ai servizi ed alle prestazioni del S.S.N.

L'esercizio del diritto di accesso al S.S.N. pone alle Asi il problema di politiche e di servizi mirati alla formazione degli operatori e all'informazione sui diritti di assistenza, sanitaria, sulle strutture erogatrici, sulle prestazioni fruibili.

Da diverse indagini, seppure parziali ma confermate dalle numerose audizioni, risultano iscritti al S.S.N. meno della metà dei cittadini stranieri regolari e ancora meno sono quelli che contestualmente scelgono il medico di medicina generale.

L'accesso degli immigrati ai servizi sanitari è dunque caratterizzato da preclusioni artificiali dovute all'assoluta o parziale ignoranza della normativa vigente da parte delle stesse aziende sanitarie, oltre che da parte dei loro nuovi potenziali utenti.

Si pone l'esigenza di «comunicare» in modo efficace le opportunità che offre la nuova normativa.

Da una ricerca circa le politiche regionali sulla promozione della salute a favore dei soggetti immigrati, in assenza di leggi regionali aggiornate agli orientamenti di politica nazionale in materia, è emerso come situazioni che richiedono competenze di assessorati diversi non sono supportati da politiche di coordinamento e/o collegamento. Lo standard è che un assessorato sappia nulla o comunque poco dell'attività dell'altro e che tra gli stessi uffici del medesimo assessorato le informazioni siano insufficienti se non contraddittorie. In questo quadro si inserisce lo specifico compito della definizione di politiche sanitarie locale a favore dei cittadini immigrati. Emerge la necessità che le Regioni contestualizzino la politica nazionale con atti di governo locale specifico; se le leggi regionali possono ritenersi strumenti poco agili, certamente i piani sanitari ed i progetti obiettivo sono occasione puntuale per avviare, adeguare o consolidare un impegno magari già introdotto con specifici atti arriministrativi.

Indipendentemente dagli input regionali, gli enti locali e nel caso specifico le aziende sanitarie, hanno attivato percorsi, modelli d'intervento, iniziative spesso innovative e significative. Un.organizzazione sanitaria più attenta alle diversità delle condizioni sociali e sanitarie e dei bisogni che ne conseguono, non potrà garantire un livello di assistenza migliore e quindi una concreta promozione della salute per tutti.

il secondo documento (aggiorriamento di quello presentato nella plenaria di aprile), dopo aver fatto un quadro generale della situazione abitative in Italia offre alcuni elementi di lettura delle condizioni di alloggio degli immigrati e di proposta per l'attivazione di politiche locali non condizionate dalla logica dell'emergenza, che vedano nelle diverse tipologie di intervento la partecipazione e l'impegno dei soggetti istituzionali, datoriali e sociali.

Non esiste un solo modello di risposta al bisogno casa, che in molte realtà è terreno delicato di emergenza sociale comune di cittadini nazionali e stranieri; ogni percorso, tradizionale e innovativo, va perseguito perché la stabilizzazione e le prospettive del fenomeno migratorio richiedono un aumento significativo dell'offerta abitativa, soprattutto in affitto, con particolare attenzione alla domanda sociale che chiede alloggi ad affitti calmierati.

Il documento è utile per avviare con le Regioni e gli enti locali, ma anche con il coinvolgimento di tutti gli altri soggetti, un confronto concreto nel merito delle politiche necessarie e praticabili.