Commissione per le politiche di integrazione
degli immigrati
SECONDO RAPPORTO SULL'INTEGRAZIONE DEGLI
IMMIGRATI IN ITALIA
APPROFONDIMENTI
CAPITOLO 3.1
IL MERCATO
DEL LAVORO
IL LAVORO SOMMERSO
DEGLI IMMIGRATI NON REGOLARI: L’ESITO DELL’ULTIMA REGOLARIZZAZIONE A MILANO
I risultati delle
successive sanatorie confermano che nella provincia di Milano il fenomeno
dell’immigrazione spontanea e della sua regolarizzazione è venuto via via
crescendo, con un incremento di gran lunga superiore a quello riscontrato a
livello nazionale. In occasione dell’ultima sanatoria, le domande di
regolarizzazione sono state ben 39.175 (oltre il 91% per motivi lavoro
dipendente), pari al 15,6% di tutte quelle presentate in Italia, mentre in
quella del 1986 raggiungevano solo l’8,7%. Lo scenario milanese, perciò, può
fornire una visione significativa dell’inserimento lavorativo degli immigrati
irregolari, anche se, ovviamente, presenta le sue particolarità.
L’indagine su un
vastissimo campione (circa il 70% dei contratti registrati) è stata condotta
dall’osservatorio del mercato del lavoro della Provincia di Milano, utilizzando
le informazioni contenute nella banca dati costituita dalla Direzione
provinciale del lavoro di Milano, mentre per la sanatoria del 1995 ci si è
avvalsi di un precedente studio. (1) Il
confronto tra le due regolarizzazioni consentirà di cogliere delle linee di
tendenza, che confermano in larga misura quanto già emerso in altro modo.
1. Le
caratteristiche degli immigrati regolarizzati
L’alto numero di paesi
d’origine è uno degli aspetti più importanti dell’immigrazione in Italia,
tuttavia, in provincia di Milano l’immigrazione irregolare presenta un elevato
livello di concentrazione. Le prime otto nazionalità, infatti, raggruppano da
sole più dei tre quarti degli immigrati che hanno usufruito della sanatoria del
1998. Due gruppi provenienti dal Nord-Africa costituiscono quasi un terzo di
tutti i regolarizzati: gli egiziani (20,5%) e i marocchini (11,8%).
Ragguardevole è pure l’incidenza di due gruppi dell’Est-Europa: gli albanesi
(10,8%) e i rumeni (6,4%). Rilevante è anche il peso di filippini (7,8%),
cinesi (5,8%), peruviani (6,8%) ed ecuadoriani (6,2%).
Queste otto nazionalità
corrispondono alle principali comunità nazionali che, in tempi diversi, si sono
insediate stabilmente nell’area milanese. Ciò indica il ruolo svolto dalle reti
di rapporti informali tra connazionali nell’attivare la catena migratoria. Se
guardiamo agli indici di mobilità, dati dal rapporto percentuale tra lo stock
degli stranieri già in possesso del permesso di soggiorno e il numero di coloro
che si sono regolarizzati, notiamo come la notevole capacità di attrarre nuovi
arrivi riguarda non solo i gruppi nazionali di medie dimensioni e di più
recente immigrazione (ad esempio gli ecuadoriani, i pakistani o i rumeni, per i
quali può essere relativamente più facile raggiungere indici elevatissimi, dal 100%
al 160%), ma interessa anche le grandi comunità con elevata anzianità
migratoria, come quella
egiziana, marocchina e
cinese (con indici tra il 40% e il 50%).
Il confronto con la
sanatoria del 1995 rivela interessanti differenze, risultato dei mutamenti avvenuti
nelle ondate migratorie. Tra i regolarizzati, mentre la percentuale dei
marocchini rimane stabile intorno al 12%, così come quella dei cinesi intorno
al 7%, gli egiziani, che nel 1995 non raggiungevano il 13%, ora superano il
20%. Ed aumenta di molto anche il peso percentuale degli albanesi (dal 5% all’11%),
dei rumeni e degli ecuadoriani (dal 2% ad oltre il 6% in entrambi i casi). Per
contro, crolla tra i regolarizzati la presenza dei filippini (da oltre il 22% a
meno dell’8%) ed anche quella dei peruviani (da oltre il 13% a neppure il 7%).
La consistente riduzione dei regolarizzati di queste due nazionalità, che
risulta ancora più accentuata per la componente femminile, si accompagna, come
vedremo, a una forte contrazione, in termini relativi, dell’offerta di lavoro
immigrato che si presenta sul mercato dei servizi domestici.
Il consueto squilibrio
nella composizione per genere dei flussi migratori non muta almeno per quanto
riguarda i lavoratori regolarizzati. Anzi apparentemente il carattere maschile
dei flussi irregolari aumenta, poiché la percentuale di maschi, che nel 1995
era del 65%, nel 1998 sale a quasi il 74%. Tuttavia, ciò si deve alla
forte contrazione di due gruppi nazionali a prevalenza femminile, quali il
filippino ed il peruviano. Infatti, se si guarda alla sex ratio per ogni
gruppo nazionale, si vede che i cambiamenti dal 1995 al 1998 sono quasi nulli
ed ogni gruppo continua ad essere segnato dalla nettissima prevalenza maschile
o femminile. Ciò non contrasta con la tendenza ad un’immigrazione più
familiare, che si realizza per lo più tramite procedure di ricongiungimento dei
coniugi e dei figli da parte di lavoratori immigrati ormai regolari ed
insediati. Nelle sanatorie, invece, emergono gli immigrati entrati
irregolarmente in Italia seguendo i richiami delle catene migratorie, che per
ogni gruppo nazionale sono molto mirati a particolari attività, fortemente
connotate per genere.
Un’altra caratteristica
degli immigrati regolarizzati è costituita dalla giovane età: per i tre quarti
dei soggetti al disotto dei 33 anni e per oltre un terzo con meno di 26 anni.
Ciò è da mettere in relazione sia alle precarie condizioni imposte dalla
situazione di irregolarità (i cui pesanti disagi possono essere meglio
sostenuti da immigrati in giovane età), sia ad una più facile collocazione
all’interno del mercato del lavoro (che richiede manodopera molto flessibile e
disponibile a lavori faticosi e disagiati). In particolare quasi un immigrato
su due dal Marocco o dall’Albania ha meno di 26 anni, e simile è la situazione
dei cinesi. Con un’età un poco più alta risultano invece i lavoratori
provenienti dall’Egitto, che presentano una concentrazione più grande nella
classe d’età 26-32 anni, come anche i senegalesi e i brasiliani. Le femmine
presentano una distribuzione per età nettamente meno orientata verso le fasce
più giovani. Ciò è forse associato alla forte concentrazione degli inserimenti
lavorativi nel settore dei servizi domestici, dove spesso l’età non più
giovanissima è un indicatore di affidabilità per le famiglie.
Dal confronto tra le due
sanatorie, risulta un forte incremento del peso percentuale dei giovanissimi, a
discapito di tutte le altre classi d’età, ma il fenomeno interessa in modo
differente i paesi d’origine. In particolare, in alcuni paesi si ha una forte
espansione dei minori di 26 anni: Egitto, Marocco, Cina e Romania accentuano
ulteriormente il carattere giovanile dei loro flussi migratori, mostrando una
catena migratoria a tal punto funzionante da attirare anche le leve più giovani.
In Cina, Romania e Albania il ringiovanimento dei flussi si estende fortemente
anche alla componente femminile: nel ‘98 quasi la metà delle donne immigrate
provenienti da questi paesi ha meno di 26 anni.
2. Le
caratteristiche dell’attività lavorativa
Esaminando la
distribuzione per grandi settori economici (tabella 1), la sanatoria del 1995 a
Milano si caratterizzava per il forte inserimento nel terziario (81,6%), mentre
l’industria, inclusa l’edilizia, aveva un peso pari al 17, 6% ed il valore
percentuale dell’agricoltura era sostanzialmente trascurabile. Nella più
recente regolarizzazione il peso del terziario rimane considerevole, ma subisce
un forte ridimensionamento(67,5%) e per contro crescono gli inserimenti
nell’industria(31,7%), mentre del tutto irrilevante rimane il peso
dell’agricoltura (0,9%). Quest’ultima distribuzione sembra maggiormente in
linea con gli avviamenti al lavoro di lavoratori non comunitari riscontrati
negli ultimi anni.
Più in dettaglio, si
nota che i tre segmenti a forte inserimento lavorativo rimangono gli stessi:
servizi domestici, imprese di pulizia e facchinaggio, edilizia. Tuttavia, il
loro peso relativo muta in modo rilevante. Rispetto al 1995 si ridimensiona
fortemente il lavoro domestico (dal 48,0% al 28,5%), mentre aumentano di
molto gli inserimenti nelle imprese di pulizie e di facchinaggio (dal 15,7% al
23,7%) e soprattutto nell’edilizia (dall’8,5% al 20,8%) L’alta concentrazione
in queste attività, che nell’insieme assorbono quasi i tre quarti dei
regolarizzati, delinea i contorni di un particolare mercato del lavoro rivolto
agli immigrati, quello metropolitano.
Tab. 1.
Lavoratori non comunitari regolarizzati per settori di attività e sesso.
Settori di attività |
Sanatoria 1995 |
Sanatoria 1998 |
||||
|
Maschi |
Femmine |
Totale |
Maschi |
Femmine |
Totale |
A.
Agricoltura e allevamento |
1,3 |
0,0 |
0,8 |
1,1 |
0,1 |
0,9 |
B.
Industria |
24,9 |
3,9 |
17,6 |
40,3 |
7,6 |
31,7 |
di
cui: |
|
|
|
|
|
|
-metalmeccanica |
5,3 |
0,4 |
3,6 |
6,8 |
1,4 |
5.4 |
-tessile,
abbigliamento, pelle, cuoio |
3,4 |
2,4 |
3,1 |
2,9 |
2,7 |
2,8 |
-
edilizia e materiali da costruzione |
12,8 |
0,4 |
8,5 |
27,4 |
2,5 |
20,8 |
-
altre industrie |
3,4 |
0,7 |
2,4 |
3,2 |
1,0 |
2,6 |
C.
Servizi |
73,8 |
96,1 |
81,6 |
58,6 |
92,3 |
67,5 |
di
cui: |
|
|
|
|
|
|
-
commercio |
9,6 |
2,8 |
7,2 |
7,7 |
3,3 |
6,5 |
-
pubblici esercizi |
9,0 |
2,6 |
6,7 |
8,4 |
4,4 |
7,4 |
-
imprese di pulizie e facchinaggio, trasporti,comunicazioni,
studi profess. |
22,9 |
2,4 |
15,7 |
29,1 |
8,9 |
23,7 |
-
servizi domestici |
27,6 |
85,9 |
48,0 |
11,9 |
74,6 |
28,5 |
-
altri servizi |
4,7 |
2,4 |
3,9 |
1,4 |
1,2 |
1,4 |
Totale |
100,0 |
100,0 |
100,0 |
100,0 |
100,0 |
100,0 |
Il settore dei servizi
domestici esprime da tempo, nel milanese, una forte domanda di lavoro, coperta
in gran parte da immigrati non comunitari, soprattutto donne: anche nell’ultima
regolarizzazione tre quarti delle lavoratrici immigrate hanno dichiarato un’offerta
di lavoro come domestiche. Il netto ridimensionamento in termini relativi
subito dal 1995 al 1998-’99, però, può non essere dovuto ad una forte
contrazione della domanda in questo settore, ma al fatto che in altri settori
la domanda per i lavoratori immigrati nel periodo tra le due sanatorie è
cresciuta in misura molto maggiore. Infatti, se si prende in considerazione il
valore assoluto delle regolarizzazioni di lavoratori domestici effettuate nel
1995 e nel 1998 e lo si mette in rapporto agli anni intercorsi fra le
regolarizzazioni, non si evidenziano sostanziali differenze quantitative. Va
aggiunto, inoltre, il cospicuo rallentamento nel flusso di alcune nazionalità
(filippini e peruviani), caratterizzate per l’inserimento pressoché esclusivo nei
servizi domestici. Infine, va considerato che l’alto valore riscontrato nel
1995 era almeno in parte dovuto ad una componente di regolarizzazioni per
lavoro domestico non corrispondenti a un effettivo rapporto di lavoro.
L’aumento degli
inserimenti lavorativi nelle imprese di pulizie e facchinaggio riguarda sia le
donne (dal 2,4% al 8,9%), sia i maschi (dal 22,9% al 29,1%), per i quali
rappresenta il principale sbocco occupazionale. La distribuzione per
nazionalità mette in risalto la forte presenza dei lavoratori egiziani (38,5%
nel 1998). Il rilievo delle imprese di pulizie e facchinaggio
nell’assorbire manodopera straniera dipende non solo dal peso che tali attività
hanno raggiunto a Milano, ma anche dal ruolo che vi sta assumendo la
micro-imprenditoria etnica. Infatti, le ditte individuali straniere iscritte
alla Camera di Commercio di Milano operanti nei servizi di pulizie nel 1999
sono ben 425, di cui 220 sono intestate ad egiziani (che salgono a 248 nel
2000).
Il forte incremento
dell’inserimento degli immigrati nell’edilizia è legato in primo luogo al buon
andamento del settore nel triennio 1996-1998. Inoltre, le condizioni disagiate
e gravose imposte dal lavoro edile creano una crescente indisponibilità
dell’offerta di lavoro italiana. Questo settore riguarda quasi esclusivamente i
maschi (il 27,4 % nel 1998), mentre ha scarso rilievo per le donne (2,5 %).
Anche in questo caso un ruolo importante è stato svolto dalla
micro-imprenditoria etnica presente nel settore: si registra, infatti, una
forte presenza di lavoratori egiziani (27% nel 1998) e marocchini (20%),
nazionalità molto presenti anche tra gli imprenditori.
Per quanto riguarda gli altri settori, il confronto con il 1995 rivela un incremento dell’industria metalmeccanica (dal 3,6% al 5,4%), indicatore di una tendenza del settore a rivolgersi sempre più agli immigrati per superare le difficoltà incontrate nel reperimento di manodopera locale, così come avviene da tempo in altre province della Lombardia e in misura ancora più consistente nel Nord-Est. L’incremento dei pubblici esercizi è più contenuto (dal 6,7 % al 7,3%) e risulta totalmente dalla crescita della componente femminile. Anche in questo settore si registra un’espansione dell’imprenditoria etnica (attività di ristorazione gestite da cinesi, pizzerie gestite da egiziani), come risulta dai dati della Camera di Commercio sulle imprese registrate.
Nel complesso, si
evidenzia come alcune specifiche attività siano sempre più delegate ai
lavoratori immigrati. I servizi di pulizia e facchinaggio ed il settore edile
vanno ad aggiungersi al lavoro domestico ed ai servizi assistenziali alle
famiglie. Ciò è confermato anche dall’alta propensione mostrata dalle aziende
milanesi di questi settori ad assumere manodopera immigrata, così come rivela
l’indagine previsionale Excelsior - Unioncamere.
Per quanto riguarda la
qualificazione professionale (tabella 2), nel 1998 si avverte un generale
miglioramento dei livelli di inquadramento contrattuale. Pur rimanendo alta la
percentuale di inserimenti lavorativi con qualifica di operaio generico
(78,2%), risulta significativa anche quella degli operai qualificati (11,8%) e
specializzati (8,4%), mentre rimangono molto scarse le qualifiche impiegatizie
(1,6%). L’inquadramento a bassa qualifica è particolarmente accentuato nel
settore delle imprese di pulizia/facchinaggio e nel tessile/abbigliamento,
mentre il lavoro qualificato e specializzato appare più presente negli
avviamenti relativi al commercio, pubblici esercizi e all’industria
metalmeccanica. Quanto ad una differenziazione di genere, va rilevata una
maggiore qualificazione femminile, dovuta soprattutto ad una più consistente
presenza delle impiegate (8,4% contro lo 0,9% dei maschi).
Tab. 2. Lavoratori non comunitari regolarizzati neI 1998
per settori di attività e qualifica professionale (lavoro domestico escluso)
Settore di attività |
Operai generici |
Operai qualificati |
Operai specializzati |
Impiegati |
Totale |
A.
Agricoltura e allevamento |
85,0 |
10,0 |
5,0 |
0,0 |
100,0 |
B.
Industria |
74,3 |
12,6 |
12,2 |
0,9 |
100,0 |
di
cui: |
|
|
|
|
|
-
metalmeccanica |
67,0 |
17,0 |
14,9 |
1,1 |
100,0 |
-
tessile, abbigliamento, pelle, cuoio |
89,1 |
4,6 |
6,0 |
0,3 |
100,0 |
-
edilizia e materiali da costruzione |
74,4 |
12,6 |
12,3 |
0,7 |
100,0 |
-
altre industrie |
73,0 |
12,1 |
12,7 |
2,3 |
100,0 |
C.
Servizi |
81,1 |
11,2 |
5,4 |
2,3 |
100,0 |
di
cui: |
|
|
|
|
|
-
commercio |
63,6 |
20,3 |
11,6 |
4,4 |
100,0 |
-
pubblici esercizi |
68,9 |
21,2 |
9,5 |
0,4 |
100,0 |
-imprese
di pulizia e facchinaggio, trasporti,
comunicazioni, studi profess. |
90,3 |
5,5 |
2,4 |
1,8 |
100.0 |
-
altri servizi |
71,2 |
13,6 |
4,8 |
10,4 |
100,0 |
Totale |
78,2 |
11,8 |
8,4 |
1,6 |
100,0 |
Analizzando la tipologia
del rapporto di lavoro (apprendistato, formazione lavoro, stagionale) si
constata il permanere di un bassissimo utilizzo dei contratti speciali. In
entrambe le sanatorie, infatti, non viene mai raggiunto l’1,5% per l’insieme di tali contratti. Di
maggiore interesse, invece, è l’esame della durata del contratto (tempo
indeterminato o determinato) e dell’orario di lavoro (tempo pieno e tempo
parziale), quali indicatori del grado di consistenza dei rapporti di lavoro
offerti agli immigrati in occasione della regolarizzazione. Rispetto al 1995,
entrambi questi aspetti sono nettamente migliorati nell’ultima sanatoria: le
offerte a tempo indeterminato sono passate dal 90,7% al 93,3% e quelle a tempo
pieno dal 14,8% al 37,0%.
In particolare, nel 1998
i contratti che associano il tempo indeterminato ed il tempo pieno riguardano
una quota più significativa di immigrati (il 33,7% contro il 10,6% nel 1995),
accrescendo così quell’ambito lavorativo in cui l’inserimento avviene in
una prospettiva durevole e dentro un
sistema di maggiori garanzie. E’ il settore industriale che maggiormente
esprime una domanda di lavoro di questo tipo, con una particolare incidenza dei
comparti edile, metalmeccanico e altre industrie, i quali assorbono in
quest’area quasi la metà dei lavoratori. Tra i servizi, mostrano un chiaro
miglioramento anche i comparti dei trasporti e delle imprese di pulizia, che
nel 1995 si caratterizzavano maggiormente per le assunzioni precarie ed
occasionali. Per contro, i rapporti di lavoro più precari (tempo determinato e
orario parziale) subiscono un’ulteriore contrazione dei già bassi valori
percentuali rilevati nel 1995 (dal 5,1% al 3,4% del totale dei contratti).
L’instabilità e la precarietà di questi rapporti, che interessano in modesta
misura tutti i settori, nascondono presumibilmente un certo numero di
assunzioni strumentali, frutto di un accordo tra immigrato irregolare e datore
di lavoro finalizzato al solo ottenimento del permesso di soggiorno.
Infine, gli avviamenti a
tempo indeterminato e ad orario parziale continuano a costituire la quota
prevalente delle regolarizzazioni, anche se nell’ultima sanatoria si assiste ad
una notevole contrazione (59,5% nel 1998 contro 80,1% nel 1995). Si tratta di
rapporti di lavoro prevalentemente riferiti al settore terziario, con
particolare incidenza dei servizi domestici, che concentrano ancora in questo
tipo di rapporto la maggior parte delle assunzioni (84,3%). Altri settori che,
pur seguendo il generale spostamento verso assunzioni più stabili, mostrano una
spiccata propensione per una domanda di lavoro altamente flessibile in termini
di orario sono quelli delle imprese di pulizia, dei pubblici esercizi, del
commercio e dell’industria tessile.
Alcuni di questi settori
presentano un chiaro collegamento dell’impiego ad orario ridotto con la loro
specifica organizzazione del lavoro o con le esigenze qualitative della
prestazione richiesta (imprese di pulizia, lavoro domestico a ore). Tuttavia,
l’estensione raggiunta dall’impiego part- time ed il coinvolgimento di settori
che non possiedono tali caratteristiche rafforzano l’ipotesi secondo cui,
accanto ad una reale presenza di domanda di lavoro flessibile, si aggiunge il
fenomeno di un’emersione solo parziale del rapporto di lavoro (per contenere il
costo del lavoro indiretto) o quello della regolarizzazione di un solo rapporto
pur in presenza di altre occupazioni informali.
3.Gli effetti sull’emersione del lavoro nero
Vi è un alto grado di
coerenza tra la domanda di lavoro espressa in occasione della regolarizzazione
del 1998 e le tendenze del mercato del lavoro locale, inclusa la recente
diffusione dell’imprenditoria etnica. Lo stesso ridimensionamento del peso del
lavoro domestico, che nella precedente sanatoria aveva suscitato qualche
perplessità per la sua estensione, contribuisce a fornire un quadro ancora più
realistico delle occupazioni regolarizzate. Ciò depone a favore di uno scenario
in cui trova poco spazio un uso meramente strumentale della sanatoria, intesa
come semplice mezzo per legalizzarsi indipendentemente da un’effettiva uscita
dall’irregolarità lavorativa.
Un secondo segnale
rassicurante è fornito dalla congruenza che si riscontra fra le occupazioni
offerte e le caratteristiche della manodopera assunta. Nella sanatoria del 1995
numerose assunzioni come lavoratore domestico erano state considerate poco
attendibili, in quanto riferite a maschi di nazionalità solitamente escluse da
questo particolare mercato del lavoro (albanesi, marocchini, tunisini,
senegalesi, ecc.).Il sospetto era che buona parte dei rapporti di lavoro
dichiarati fosse, in realtà, costituita da rapporti fasulli o costruiti ad hoc
per ottenere la legalizzazione amministrativa. Una verifica puntuale nel
1998 ha consentito di ridimensionare fortemente questo timore, giungendo a
stimare tali assunzioni a circa il 3-4% dei regolarizzati.
Un terzo aspetto, già
esaminato con le caratteristiche della durata e dell’orario di lavoro, è il
miglioramento della consistenza dei rapporti di lavoro e della solidità delle
occupazioni offerte agli immigrati regolarizzati nel 1998.
Ancora più significativo
è il dato che riguarda il passaggio dal contratto di lavoro dichiarato per la
sanatoria al reale avviamento verso un’occupazione regolare. A luglio 2000,
presso i Centri per l’impiego della Provincia di Milano risultavano 2.720
immigrati che, pur avendo ottenuto il permesso di soggiorno, non si erano
avviati all’attività prevista dal contratto, iscrivendosi quindi come
disoccupati. Il raffronto tra questo dato e quello relativo ai permessi di
soggiorno rilasciati fino a quel periodo (circa 25.000), ci porta a stimare in
circa 10-11% la quota di lavoratori regolarizzati che ha trovato difficoltà a
collocarsi in un’occupazione regolare. E’ una percentuale molto contenuta se si
considerano i lunghi tempi di attesa del permesso di soggiorno (a volte
superiori ad un anno) ed il conseguente rischio di perdere la proposta di
lavoro ricevuta. Inoltre, va indubbiamente inclusa tra gli iscritti come
disoccupati una quota di lavoratori che, pur essendo effettivamente avviati
verso lavori a tempo determinato o part-time,
ha mantenuto il diritto all’iscrizione in base all’attuale normativa. Si
può comunque notare come questa condizione, in termini relativi, interessi in
maggior misura i senegalesi ed i marocchini, che risultano gli immigrati che in
occasione della regolarizzazione hanno dichiarato le offerte di lavoro più
deboli o più strumentali.
Esaminando l’andamento
delle iscrizioni dei lavoratori noncomunitari alle liste di collocamento
ordinario, è possibile, infine, avanzare qualche osservazione sulla tenuta nel
tempo dei rapporti di lavoro avviati in occasione delle due sanatorie. L’aumento
osservabile nel periodo successivo alla penultima sanatoria, che va dalla fine
del 1995 fino al primo trimestre del 1997, farebbe pensare ad un diffuso
fenomeno di cessazioni anticipate dei rapporti di lavoro instaurati in
occasione della regolarizzazione del 1995. Tuttavia, l’incremento riguarda in
prevalenza gli immigrati in cerca di prima occupazione e molto meno i
disoccupati in senso stretto, tra i quali si ritrovano invece le interruzioni
anticipate. Gli esiti negativi delle assunzioni effettuate durante la
sanatoria, riguardano quindi una quota limitata, stimabile intorno al 10-12%
delle oltre 30.000 assunzioni registrate a Milano.
Più difficile è
l’interpretazione di quanto è avvenuto dopo l’ultima sanatoria, sia per la
brevità del tempo trascorso sia per la non univocità degli indicatori rilevati.
Il repentino aumento degli iscritti (in particolare dei disoccupati) a partire
dal terzo trimestre del 1999 segue immediatamente il brusco calo verificatosi
nei trimestri precedenti, dovuto alla particolare difficoltà incontrata nella
consueta conferma annuale dell’iscrizione (2)
da parte dei lavoratori
extracomunitari già residenti. L’incremento del numero dei disoccupati,
quindi, non sarebbe direttamente
riconducibile alle interruzioni anticipate dei contratti stipulati in occasione
della sanatoria, bensì, almeno in prevalenza, ad un recupero dei livelli
precedenti all’inconsueto e anomalo calo. Almeno per il momento, quindi, non vi
sono chiari segnali che comprovino un diffuso fenomeno di interruzione dei
rapporti di lavoro avviati con la sanatoria del 1998. Tuttavia, sarà opportuno
nei prossimi mesi tenere sotto osservazione l’evoluzione del fenomeno, tramite
un monitoraggio costante degli avviamenti, delle cessazioni e delle iscrizioni
alle liste di collocamento.
Note:
1)
Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - Direzione Provinciale del
Lavoro di Milano -Servizio Politiche del Lavoro, Analisi della regolarizzazione
dei lavoratori extracomunitari attuata ai sensi del D.L. n. 489/95 e successivi,
giugno 1997.
2)
Molti immigrati regolari si sono, infatti, trovati privi della necessaria
documentazione, a causa della lentezza con cui la Questura, già oberata dagli
enormi carichi di lavoro legati alla sanatoria, provvedeva al rinnovo dei
permessi di soggiorno ormai scaduti.