Raccomandazioni finali
della VII Consensus Conference sulla
Medicina sulla Migrazioni
"Tertio Millennio Ineunte: migration, new scenarios for old problems"
Erice 19-22 Maggio, 2002
Premessa
I numerosi report epidemiologici sullo stato di salute della popolazione
immigrata in Italia hanno dimostrato che le malattie che interessano
gli immigrati sono strettamente connesse ai sistemi di accoglienza e
ai processi di inclusione sociale messi in atto nel paese ospite. Infatti,
la maggior parte delle patologie scaturiscono dalle scadenti condizioni
abitative, lavorative, dalle difficoltà di relazione e di socializzazione,
dal grado di accesso ai servizi sanitari.
I dati sanitari disponibili evidenziano infatti una fragilità
sociale
di questa popolazione che, pur nella sua eterogeneità, mostra ambiti
di sofferenza sanitaria (malattie da disagio, infortunistica soprattutto
sul lavoro, alto ricorso all’ivg, alcune malattie infettive prevenibili,
...) in gran parte imputabile a incerte politiche di integrazione soprattutto
in ambito locale, a difficoltà di accesso ai servizi, a problematiche
relazionali-comunicative.
Il grado di accessibilità e fruibilità dei
servizi sanitari rappresenta una questione cruciale per la salute del
migrante, l’accessibilità dipendendo prevalentemente dalla normativa,
la fruibilità dalla capacità “culturale” dei servizi di adeguare le
risposte alle necessità dei nuovi utenti.
Il rapido degrado del patrimonio di salute
del migrante nel paese ospite pone seri problemi sia alla persona che
si ammala, che con la malattia viene a perdere l’unica risorsa che ha
da investire per la realizzazione del progetto migratorio, sia alla
collettività che comunque è costretta a sostenere i costi sociali ed
economici che questo comporta.
Attualmente, la medicina delle migrazioni si
trova di fronte a nuovi scenari che richiedono nuove risposte: dalla
fase dell'emergenza si è passati alla promozione del diritto e quindi
al suo riconoscimento.
Oggi siamo in una fase nuova che potremmo chiamare della
garanzia del diritto alla salute: si tratta cioè di garantire realmente
agli stranieri pari opportunità
rispetto ai cittadini italiani, per l’accesso ai servizi e per la fruibilità
delle prestazioni sanitarie come sancito dalle leggi in vigore.
E’ necessario ed urgente avviare un percorso di promozione
della salute
che, come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non si
esaurisca nella cura delle malattie ma promuova un benessere fisico,
psicologico e sociale a tutela individuale e dell’intera collettività.
Di fronte ad una specifica normativa e programmazione
sanitaria che, almeno sulla carta, garantisce la possibilità di evitare
e prevenire disuguaglianze nella salute per questa popolazione, oggi,
come medici, infermieri, operatori sociali impegnati nel campo della
salute in ambito delle strutture pubbliche, del privato sociale e del
volontariato, abbiamo serie riserve e forti preoccupazioni
sul disegno di legge sull’immigrazione in discussione alla Camera. La
normativa proposta, apparentemente non tocca i diritti sanitari, ma
certamente influirà negativamente sui percorsi di tutela e di promozione
della salute del cittadino immigrato.
Raccomandazioni
Alla conclusione della VII Consensus Conference sulla
Medicina delle Migrazioni,
i relatori e tutti gli operatori intervenuti, aderenti alla Società
Italiana di Medicina delle Migrazioni,
raccomandano:
1. l’urgenza
di avviare un monitoraggio
e una sorveglianza sull'applicazione del Decreto Legislativo
286 del 1998 in ambito sanitario: a oggi, 4 anni dopo la sua promulgazione,
persistono a livello locale diffusi ostacoli all’iscrizione obbligatoria
al SSN dei cittadini stranieri regolarmente presenti nel nostro paese
e alla fruizione di percorsi assistenziali appropriati e vi sono ancora
molte Aziende Sanitarie che non si sono attivate specificatamente e
che non distribuiscono i codici STP, chiave d’accesso al sistema di
servizi e prestazioni sanitarie.
2. La necessità
di modificare il disegno di legge governativo sull’immigrazione in base alle
seguenti considerazioni:
a)
il permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro proietta un'immagine
strumentale dello straniero ridotto a mera forza lavoro e con rischi
di ricattabilità e di sfruttamento lavorativo nocivo da parte dei datori
di lavoro (il licenziamento, infatti, avrebbe conseguenze ben più gravi
della semplice perdita del lavoro); impone inoltre al lavoratore una
precarietà dei progetti. Ostacolando, inoltre, la legalizzazione (sponsor,
sanatorie per chi lavora, etc.) si favorisce l'irregolarità che si è
dimostrata un fattore di rischio significativo per la salute.
b)
I criteri restrittivi per i ricongiungimenti familiari ostacolano progetti
a lungo termine e la stabilità affettivo-emotiva degli immigrati con
danni per il benessere psico-fisico.
c) L'adozione di una procedura semplificata
per l'asilo insieme al mancato finanziamento del Piano Nazionale Asilo,
con arresto improvviso dell'assistenza ai richiedenti asilo e ai rifugiati,
che in molti casi rimangono privi di alloggio e dell'assistenza più
elementare, avrà (e già sta avendo) danni significativi per la salute
di questi soggetti che sono i più deboli tra gli immigrati.
3. La ripresa
dei lavori della Commissione
per le politiche d'integrazione e della Consulta Nazionale degli stranieri immigrati
e delle loro famiglie
previste dalla normativa nazionale e ferme da oltre un anno e la convocazione
urgente della Commissione specifica del Ministero della salute istituita con Decreto del Ministro della sanità
del 30 maggio 2001 mai riunita, strumenti efficaci per la comprensione
del fenomeno e l’individuazione di reali percorsi di tutela dei soggetti.
4. L’emanazione
del Progetto Obiettivo
Salute Immigrati, previsto dal Piano Sanitario Nazionale e
già redatto da esperti riconosciuti e depositato presso il Servizio
Studi e Documentazione del Ministero della salute da oltre un anno,
indispensabile supporto delle normative attuali per implementare le
azioni di promozione della salute di tutti i cittadini.
5. Un’attenzione
particolare alla tutela della salute della donna e del nascituro
straniero con interventi di educazione sanitaria e di prevenzione. In
particolare, considerando l'alto numero di IVG tra le donne straniere,
bisogna intervenire con strumenti specifici di tipo preventivo che siano
svolti in modo culturalmente sensibile. Si auspicano, quindi, progetti
di ricerca per la comprensione del fenomeno che possano indirizzare
tali interventi.
6. La necessità
di una specifica sorveglianza sul lavoro perché il rischio di infortuni e di malattie
professionali sembra essere alto tra gli immigrati. Tale sorveglianza
dovrebbe tradursi in azioni concrete sia nei confronti degli immigrati
lavoratori sia tra i datori ed imprenditori per una prevenzione degli
infortuni reale ed efficace.
7. L’avvio di
una riflessione scientifica su una geriatria dell'immigrazione:
è in atto, infatti, un progressivo invecchiamento della popolazione
straniera ed è possibile che tale processo avvenga con modalità peculiari.
8. Una attenzione
specifica alla crescita psicologica dei bambini stranieri
con particolare attenzione all'entrata in una adolescenza differente
da quella conosciuta dai padri che può indurre tensioni e incomprensioni
familiari oltre che sofferenze psichiche.
9. Un intervento
urgente nei confronti della popolazione più fragile e a rischio, quella
dei rifugiati e in particolare delle vittime di violenza e tortura,
i cui problemi, come si è accennato, sono lungi dall'essere risolti.
La mancanza di alloggi protetti, di un attento supporto sociale, linguistico-culturale,
psicologico, sanitario hanno un notevole risvolto negativo sulla salute
psico-fisica.
10. Una pianificazione sanitaria specifica e politiche
ad alta integrazione per la popolazione zingara sia straniera, sia di cittadinanza
italiana, parte della quale è fortemente discriminata e spesso marginalizzata.
In tutti questi ambiti è necessario sviluppare strumenti
ed occasioni di formazione permanente anche valorizzando le esperienze di mediazione culturale
esistenti nel nostro paese.
L'obiettivo è quello di realizzare una più estesa presa
di coscienza del carattere di civiltà delle migrazioni superando l'approccio di ordine pubblico
e di ordine economico che sembra prevalere.
La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni,
é disponibile in ogni momento a fornire e a condividere il proprio bagaglio
d’esperienza e conoscenze scientifiche sull’argomento per la formulazione
di politiche nazionali e locali realmente efficaci ed attente a questi
nuovi cittadini.
Erice 22 maggio 2002

Società Italiana di Medicina
delle Migrazioni
via Marsala, 103 - 00185 Roma
tel. 06.4454791 fax 06.4457095
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