Il Cavaliere rassicura i centristi Bossi: risolverà Maroni con i flussi

ROMA - Sarà un disegno di legge, magari con una corsia preferenziale, il meccanismo con cui Silvio Berlusconi oggi tenterà di disinnescare la mina nella maggioranza. «Penso proprio di sì, che sarà un disegno di legge», spiegava ieri il premier. In realtà a gestire la trattativa sul cosiddetto emendamento Tabacci (sanatoria per gli extracomunitari lavoratori dipendenti in nero) è stato anche Gianfranco Fini. Ieri pomeriggio ha discusso con tutti gli alleati, dallo stesso Tabacci a Umberto Bossi, che di «sanatoria» non vuole sentir parlare. «Ma queste sono tutte sceneggiate di chi vuol apparire - ha concluso in serata il leader della Lega - Io non sono preoccupato». E indica una possibile soluzione: «Ci penserà Maroni a far rientrare questi immigrati regolarizzati all’interno dei flussi annuali». Oggi, sono convinti sia Berlusconi che Fini, si troverà una «soluzione normativa e politica», per riportare in equilibrio la coalizione. Tabacci ieri al vicepremier ha chiesto che la sanatoria per gli extracomunitari lavoratori dipendenti sia inserita in un decreto fatto apposta da approvare contemporaneamente alla legge sull’immigrazione, che martedì passerà alla Camera ma che poi dovrà tornare al Senato: «Altrimenti - ha spiegato il presidente della commissione Attività produttive - diversi imprenditori rischieranno di essere arrestati o dovranno allontanare immediatamente gli immigrati che lavorano non in regola. Un pasticcio, la situazione va sanata per le imprese e per gli extracomunitari». Gianfranco Fini ha mostrato qualche dubbio sulla necessità di un provvedimento per far riemergere questa forma particolare di lavoro sommerso. Non crede che saranno molti gli imprenditori che alla fine useranno questa norma. «Ma non possiamo far passare l’idea che il governo tollera la schiavitù», ha chiuso Tabacci.
Il massimo della mediazione che Fini, autore della legge sull’immmigrazione insieme a Bossi, può garantire è un disegno di legge, da affidare al Parlamento: sull’ipotesi del decreto Bossi non ci sta. Il punto è quello di assicurarsi che l’Udc ritiri l’emendamento contestato, senza modificare la filosofia della legge sull’immigrazione: «Ci deve essere un impegno solenne del governo anche sui tempi», chiede l’Udc. Ma non è soltanto il problema Tabacci-Bossi che Palazzo Chigi deve risolvere. Intorno all’emendamento Tabacci si sono ritrovati un pezzo di Confindustria (l’altroieri alla Camera c’era il consigliere di Confindustria Guidalberto Guidi), ieri sono intervenute le Acli, poi la Cisl. E per questo i centristi hanno chiesto una dichiarazione politica dello stesso Berlusconi, che indichi nel dettaglio il percorso del disegno di legge. «Non c’è nessuna richiesta degli artigiani o degli industriali rimanga inevasa», li ha rassicurati Berlusconi al quale non sfugge l’importanza di una gestione meticolosa di questo passaggio.
E infatti il premier ha intenzione di rilanciare con diverse iniziative, alcune sul piano europeo, altre sul piano nazionale: Berlusconi vuole portare al vertice europeo di Siviglia un progetto di finanziamenti per la formazione dei lavoratori nei Paesi di origine. Il premier, oltre all’estensione degli accordi di rientro gestiti a livello europeo invece che nazionale, vorrebbe anche una clausola per i paesi che chiedono di entrare nella Ue o di avere rapporti privilegiati: «Volete aiuti o fondi? Benissimo. Però quando un vostro cittadino va in un Paese europeo che non può dargli ciò che si dà ad un essere umano, noi ve lo rimandiamo». Altrimenti, continua Berlusconi, «i timori della gente possono essere cavalcati da protagonisti della politica come le Pen o il povero Fortuyn, che li esprimono in modo esagerato». Ma Berlusconi dell’utilità degli immigrati è convinto: «Il sabato vado a trovare tutte la gente che ho in ospedale: non c’è più una di quelle che puliscono le stanze che sia italiana».
Gianna Fregonara