Immigrazione, governo verso l’accordo La mediazione di Fini. Berlusconi: sanatoria per chi lavora, sì al disegno di legge. La protesta dell’opposizione Sono le 9.30 quando, in un clima di estrema tensione, la Camera riprende i lavori. I verdi, per protesta contro «una legge lepenista e xenofoba», lasciano l’aula e raggiungono il centro di accoglienza per extracomunitari di Ponte Galeria. «Un lager», dirà Paolo Cento nel pomeriggio. All’ora di pranzo, inseguita dal coro «buffoni, buffoni...» che si leva dai banchi della Cdl, l’opposizione abbandona l’aula. Ma la dimostrazione che la maggioranza non ha il numero legale fallisce. Per un voto. La seduta è sospesa e alle 15.30, con i banchi del centrosinistra vuoti, si riparte. Il caos scoppia nel tardo pomeriggio, quando l’opposizione rientra in Aula. Approvate le assunzioni temporanee per le ambasciate e nuove norme per chi chiede asilo politico, accantonata la questione sulla sorte dei minori nati in Italia, le votazioni si incagliano sull’articolo 17: quello che esclude il rimborso dei contributi Inps per gli immigrati che tornino nel Paese d’origine prima di aver raggiunto i minimi pensionistici. L’opposizione grida «vergogna», accusa il governo di razzismo, schiavismo, furto e incentivazione del lavoro nero. Volano insulti, e anche qualche gestaccio. Tra gli applausi del centrosinistra, Teodoro Buontempo (An) annuncia il voto favorevole agli emendamenti dell’opposizione. Il presidente Ds Massimo D’Alema avverte che la norma rischia di essere incostituzionale e chiede al governo un approfondimento sul tema. Fini accoglie la richiesta e rinvia la questione al comitato dei nove. In attesa che la commissione Bilancio si pronunci su due nuovi emendamenti, l’esame del ddl sull’immigrazione viene sospeso su richiesta formale del capogruppo dell’Udc, Luca Volontè. Il capogruppo azzurro, Elio Vito, bacchetta gli alleati: «Non possiamo permettere che ancora qualcuno si smarchi...». Entro martedì, come deciso dalla conferenza dei capigruppo, il voto finale. Anche se prima di entrare in vigore, la legge (che non ha ancora la necessaria copertura finanziaria) dovrà tornare al Senato. |