Impronte digitali:
dal 2003 nella Ue saranno prese a chi chiede asilo


Il commissario portoghese Vitorino: fui felice quando le chiesero a me, non ero più un bambino

MILANO - A causa delle impronte digitali il Giappone sfiorò l’incidente diplomatico con la Corea. Introdotte nel 1952 per tutti gli stranieri, sono state a lungo difese dai governi giapponesi. Nel ’96 la Suprema Corte sostenne che, «poiché la procedura riguarda un solo dito, non causa eccessivo dolore fisico o psicologico». Nel ’99 l’incauto ministro Shozaburo Nakamura fu costretto alle dimissioni per aver fatto entrare nel Paese l’attore Schwarzenegger, privo di passaporto. Di fargli posare sul tampone d’inchiostro il celebre pollicione non se ne parlava proprio: «Se non avessi fatto entrare Arnold, mia figlia mi avrebbe ucciso», si difese invano il ministro. La rigidità nipponica finì pochi mesi dopo, in seguito alle proteste dei coreani che, sentendosi discriminati, ritiravano la mano e finivano in carcere. Ma il Giappone è in controtendenza. Perché ovunque le impronte si stanno diffondendo per identificare non solo criminali, ma anche immigrati e semplici cittadini.

PORTOGALLO - Ieri il commissario europeo alla Giustizia e agli Affari interni Antonio Vitorino, a chi lo contestava, ha sventolato la sua carta d’identità portoghese: «Eccola, ha anche le impronte digitali incorporate. Vi sembro un criminale? Ricordo bene quando mi presero le impronte: ero felice, perché non ero più un bambino, ero diventato grande». Come in Portogallo, anche in Russia le impronte vengono prese a tutti: si cominciò per frenare il crimine, poi la misura fu estesa. In Mauritania l’inchiostro sul pollice si usa per evitare frodi elettorali.


GRAN BRETAGNA - Ma è sul fronte dell’immigrazione che la misura si sta facendo strada. La Grecia la usa contro gli immigrati albanesi, non particolarmente benvenuti nel Paese. Il Canada, dal ’99, vuole le impronte di chi chiede l’asilo. L’ultima arrivata è la Gran Bretagna, che inaugurò le «fingerprints» un secolo fa, nel 1901, a Scotland Yard. L’ispettore sir Edward Henry non ne ricavò vantaggi: fu ucciso da un tassista che si era risentito per essere stato incastrato dal rivoluzionario metodo. Ora il governo Blair ha deciso di prendere le impronte a chi richiede l’asilo in Gran Bretagna: l’esperimento è partito a febbraio al centro per immigrati di Croydon, vicino a Londra. Un modo per evitare frodi e inganni in un Paese che non ha carte d’identità.


UE - L’iniziativa di Londra non è isolata. Nel 2000 l’Unione europea ha infatti approvato il sistema Eurodac: a tutti i richiedenti asilo con più di 14 anni dovranno essere rilevate le impronte digitali, che finiranno nella banca dati di Lussemburgo. Il sistema entrerà in funzione nel 2003. Sempre che non venga scavalcato da altri metodi: «Si sta pensando di usare l’iride - dice Vitorino - ma anche le arcate dentarie».
Alessandro Trocino


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