da "La Stampa"

di Lunedì 2 ottobre 2000

Chiesa e immigrati

L'inferno sono gli altri

di Leonardo Zega

Se il cardinale Biffi insiste nelle sue «provocazioni» sul problema degli immigrati di religione islamica è perché sa di non essere solo. Una parte della gerarchia cattolica, minoritaria ma potente, è dalla sua parte; i più non condividono ma tacciono, per prudenza, per timore di spaccature, per quieto vivere; nessun confratello vescovo ha osato finora andare in televisione per esprimere apertamente il proprio dissenso; il Vaticano si è defilato. L’arcivescovo di Bologna, che si dice mosso da preoccupazioni squisitamente pastorali, sa anche di lusingare una larga fetta di opinione pubblica politicamente schierata e frastornata da notizie orecchiate o false sui rischi incombenti dell’immigrazione in genere e di quella musulmana in specie. Non insisto sul contrasto di principio tra la mentalità discriminatoria, di qualunque abito si vesta, e il messaggio evangelico. Posso solo aggiungere a quanto già detto che persino la richiesta di reciprocità - così ragionevole all’apparenza - cozza con l’invito a «porgere l’altra guancia». Se parla «le lingue degli uomini», la carità cristiana diventa, come ammonisce San Paolo, «un bronzo sonante o un cembalo squillante», una parola vuota di senso. Ed è stato Sartre, non Gesù Cristo, a dire che «l’inferno sono gli altri». Non sembra infine decoroso il tentativo di giustificare il tutto con la paura. Di che cosa poi? Lo spiega Biffi stesso, testualmente: «Io non ho nessuna paura dell’Islam. Le mie paure per l’avvenire dell’Italia sono altre. Ho paura della straordinaria imprevidenza che dimostrano i responsabili della nostra vita pubblica. Ho paura dell’immaturità, dell’inconsistenza, dei condizionamenti ideologici di molti opinionisti... Più ancora, ho paura dell’insipienza di troppi cattolici, soprattutto tra i più acculturati e loquaci». Imprevidenza, immaturità, inconsistenza culturale, insipienza loquace di troppi di noi: chi non è d’accordo è servito. Circa l’appello allo Stato, laico ed autonomo, perché si svegli e agisca, ha detto bene Michele Serra: «Non è sportivo invocare i gendarmi quando fino a un minuto prima ne hai parlato malissimo».