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Immigrati: vicina l’intesa, legge entro giugno
Berlusconi: basta litigi nel governo
Il provvedimento sarà approvato senza l'emendamento Tabacci sui lavoratori in nero, che sarà recuperato «a parte»
Il premier Silvio Berlusconi
ROMA - I tuoni di Umberto Bossi contro i fulmini di Rocco Buttiglione. Ma alla fine, dai litigi della maggioranza sull’immigrazione emerge un compromesso: il contestato emendamento Tabacci, dal nome dell’ex dc che lo propone, potrebbe essere «salvato» con un provvedimento a parte. E quindi aprire le porte per una mini-sanatoria, non solo di colf e badanti già inseriti nella nuova legge sull’immigrazione, ma anche degli altri extracomunitari che lavorano in nero. Forse insieme al decreto che programmerà le nuove quote di ingresso. Ma per tutta la giornata la Casa delle Libertà è stata alle prese con posizioni apparentemente inconciliabili. Tanto che durante il Consiglio dei ministri è dovuto intervenire direttamente Silvio Berlusconi: «Ho fatto presente che non ci poteva essere un contrasto di questo tipo all’interno della maggioranza. E ai ministri "religiosi" ho dovuto tirare la giacca». In altre parole: basta con le discussioni tra Udc e Lega perché possono nuocere all’immagine del governo.

Il ministro per le Riforme Istituzionali Umberto Bossi
NESSUN DUBBIO
- l vicepremier Gianfranco Fini non ha comunque dubbi sulla tenuta della maggioranza: «Avrà la capacità di approvare il disegno di legge senza problemi». E, assicura, «senza» l’emendamento Tabacci: «È un punto fuori dell’accordo tra i partiti della coalizione». Ciò non vuol dire che non si possa recuperare con un’altra iniziativa di legge. Lo aveva già fatto capire il giorno prima il ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi parlando di «intoccabilità del disegno di legge Bossi-Fini», ma anche di «soluzioni alternative». Ed è la stessa cosa che ha ripetuto ieri mattina davanti ad un Bossi infuriato contro gli «ex dc che sanno fare solo accordi trasversali» e deciso a ottenere dal governo una condanna esplicita dell’emendamento Tabacci.

Extracomunitari attendono in coda di fronte all'ufficio immigrazione della Questura di Milano
SOLUZIONE
- Alla fine Giovanardi ha strappato quella che potrebbe essere la soluzione del «litigio» nella Casa delle Libertà e che poi è stata discussa dallo stesso Bossi con i ministri dell’Economia e del Welfare, Tremonti e Maroni in un vertice improvvisato a Montecitorio. Queste le ipotesi sul tappeto: approvazione della legge sull’immigrazione entro il mese di giugno (anche se deve ripassare al Senato) e varo di un provvedimento a parte, o con disegno di legge o con decreto, per sistemare la posizione degli immigrati che lavorano in nero nell’industria.
Le nuove norme dovranno indicare le categorie di imprese coinvolte e la loro dimensione, la penale da pagare e tutti gli altri dettagli contenuti nelle leggi che puntano a sanare situazioni irregolari.

TUTTI CONTENTI - Con l’obiettivo di far contenti tutti: la Lega che potrà rivendicare di avere «blindato» la nuova normativa sugli stranieri, e i centristi che potranno dire di avere vinto una battaglia nelle corde non solo dei cattolici ma anche delle piccole e medie industrie. Se tutto andrà bene. Non mancano infatti le difficoltà. Le fa notare lo stesso «protagonista» della vicenda e cioè Bruno Tabacci quando insiste sulla «contestualità» delle due leggi (quella generale sull’immigrazione e la mini-sanatoria degli extracomunitari-operai): «Diversamente tutti gli irregolari potrebbero essere cacciati anche se già lavorano in Italia».

DECRETO DEI FLUSSI - Quale soluzione? L’accenna ad un certo punto Umberto Bossi pur parlando di «casi particolari»: assorbire gli immigrati da regolarizzare nel decreto dei flussi di ingresso per il 2002, ancora da varare. Tabacci per il momento non ritira il suo emendamento. Ma la Camera, che ieri ha già votato la costituzionalità della legge, ha deciso di riprendere le votazioni solo dopo le amministrative del 26 maggio. E Berlusconi, alla fine della giornata, si dichiara «soddisfatto».

Roberto Zuccolini
17 maggio 2002
DALL'ARCHIVIO DI CORRIERE.IT

Ciampi: «L'emigrazione non risolve la povertà» (16 maggio)

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