da "Il Corriere della sera" del 12 luglio 2002

 

Immigrati, via libera a norme più severe

Approvata la legge Bossi-Fini. Berlusconi annuncia: entro agosto un decreto per i lavoratori in nero

ROMA - Il Senato ieri a mezzogiorno ha detto sì: 146 volte sì, 89 volte no e tre senatori di Rifondazione comunista che per astenersi sono usciti proprio dall’aula di Palazzo Madama e che subito dopo hanno rivolto un appello al capo dello Stato perché non metta la sua firma sotto quella legge che da ieri in Italia è la nuova legge sull’immigrazione, con la gioia della maggioranza e l’opposizione che minaccia battaglia e cerca tutti i mezzi possibili per fermarla, invocando la Costituzione o, come hanno fatto i Verdi, aggrappandosi all’ipotesi di indire un referendum abrogativo. Da ieri la più severa legge Bossi-Fini ha preso il posto della Turco-Napolitano, approvata appena quattro anni fa. Prevede che a tutti gli immigrati che chiedono un permesso di soggiorno in Italia siano prese le impronte digitali, assegna più poteri alla Marina Militare per evitare sbarchi, mantiene strettamente legati i permessi di soggiorno ai contratti di lavoro, eleva di un anno il periodo necessario ad ottenere una carta di soggiorno. E non è servito a placare gli animi dell’opposizione nemmeno quel decreto di «sanatoria» per gli stranieri che già lavorano, in nero, nel nostro Paese, quello che recepisce il famoso emendamento del centrista Bruno Tabacci approvato ieri mattina in Senato con un ordine del giorno assieme alla legge. Dopo poche ore è stato lo stesso premier a garantire su quel decreto.
Non ha esitato Silvio Berlusconi alle domande dei cronisti nel Transatlantico di Montecitorio: «Abbiamo parlato di questo decreto proprio nel Consiglio dei ministri e si è trovato un accordo tra Bossi e Buttiglione. Ho la certezza che questo decreto si farà. Ritengo che succederà nelle prossime settimane, prima della pausa estiva». Ma l’annuncio ha rinfocolato le ire della minoranza.
E’ la voce della diessina Livia Turco, la «mamma» della precedente legge, quella che si leva per prima e per la protesta più forte: «Hanno fatto una legge dannosa e anche molto grave. E per cercare di riparare ricorrono alla sanatoria. Alla faccia della coerenza, proprio loro che sono andati al governo ingannando gli italiani e promettendo che avrebbero cancellato non solo l'immigrazione clandestina, ma anche la sanatoria». Affila le armi Livia Turco, promettendo che sarà lei a ricorrere alla Corte Costituzionale per sottoporre questa legge a giudizio e assicurando che si darà da fare per coinvolgere tutte le forze democratiche per dimostrarne il contrasto con la nostra Carta.
Ci prova Alfredo Mantovano a placare gli animi con le spiegazioni. Il sottosegretario agli Interni ha seguito passo passo la nascita e la crescita di questa legge alla Camera e ieri cercava di chiarire meglio anche il decreto di regolarizzazione per i lavoratori in nero: «Non è una sanatoria come quella che fu prevista con la legge Turco-Napolitano, bensì una regolarizzazione con tempi strettissimi che non si baserà sulla data di presenza dell’immigrato sul territorio nazionale». Ma anche dalla Margherita le proteste arrivano forti e chiare.
Patrizia Toia, senatrice ex-ministro per i Rapporti con il Parlamento, si chiede polemica. «Ma qual è la vera linea della maggioranza sull’immigrazione? Quella sprezzante e poco rispettosa dei diritti delle persone che trova espressione nella Bossi-Fini? Oppure quella vergognosamente furba espressa dall’ordine del giorno che attua una mega sanatoria per i lavoratori non in regola?» Quella «sanatoria», in realtà, è il frutto di un accordo faticosissimo trovato all’interno della maggioranza. La soluzione di uno scontro tra la Lega di Umberto Bossi e i centristi di Carlo Giovanardi, un braccio di ferro tra linea dura e linea morbida che aveva portato il Governo sull’orlo di una crisi di nervi, se non proprio istituzionale. E non è un caso che sia stato proprio il ministro Giovanardi ieri a prendere la parola sul decreto. «Governo e maggioranza hanno dato dimostrazione di grande equilibrio nell’affrontare il delicato tema dell’immigrazione», ha detto infatti. E ha aggiunto: «In questo quadro verrà data una positiva risposta anche al problema della regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari che hanno un rapporto di lavoro in essere».
Tante le proteste arrivate dalle organizzazioni umanitarie (Amnesty International e Medici Senza Frontiere), e anche dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, principalmente legate al problema del diritto di asilo per il quale la legge, secondo loro, non garantisce gli standard necessari. Anche in questo caso è stato il sottosegretario Mantovano a replicare: «Il diritto di asilo non c’entra con la legge sull’immigrazione. E’ un problema delicato che verrà regolamentato con un decreto ad hoc ».
Alessandra Arachi