ROMA
(Migranti-press) - Da un paio d’anni le Nazioni Unite hanno istituito
la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, fissandola al
18 dicembre, perché in quel giorno, nel 1990, l’Assemblea Generale
dell’ONU ha approvato quasi all’unanimità la “Convenzione sui diritti
dei lavoratori migranti e delle loro famiglie”. Un documento ampio,
nobile e impegnativo per il quale anche la Santa Sede ha dato il
suo valido contributo. Per la sua ratifica proprio in questi giorni
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro(OIL) avvierà una iniziativa
internazionale.
La Migrantes e altri organismi ecclesiali saranno in prima fila
per incoraggiare questa campagna, ma non è vanteria se qui ricordiamo
che dal 1914 la Chiesa, per volontà di S. Pio X, ha dato il via
a questa giornata annuale per chiamare vicino a noi, con affettuoso
ricordo, ma pure con la preghiera, la riflessione e la solidarietà
concreta, questi fratelli che fisicamente ci sono lontani, per un
viaggio probabilmente senza ritorno.
C’è una differenza dal 1914 ad oggi, allora il pensiero si portava
alle enormi masse di emigrati italiani che in un quarantennio di
esodi quell’anno avevano raggiunto l’apice di quasi quindici milioni
su una popolazione di poco superiore ai 30 milioni. Oggi anche per
l’Italia, che vede contenuto ma non estinto il suo flusso emigratorio,
lo sguardo si volge al mondo intero, perché si è consapevoli dei
150 milioni di migranti, profughi, rifugiati politici che, quasi
costituendo un sesto continente, quello della mobilità, stanno popolando
in modo sempre più fitto gli altri cinque. E l’Italia non è soltanto
spettatrice di questo spettacolo poco esaltante, ma è parte in causa.
Viene spontaneo il richiamo alle ondate di immigrati regolari e
irregolari che di anno in anno si susseguono nel nostro Paese, ma
vanno doverosamente aggiunte quelle altre rotte di gente in cammino
che sono costituite dalla gente dello spettacolo viaggiante, dai
rom e sinti, dagli addetti alla navigazione aerea e soprattutto
marittima; tanto più che un’alta percentuale, talora la maggioranza
di queste categorie di migranti è costituita da stranieri e pertanto
condivide le stesse problematiche, per altri versi maggiorate, degli
extracomunitari.
Tornare ogni anno a incontrare idealmente questi fratelli non ha
nulla di ripetitivo, perché i flussi migratori cambiano di continuo
direzione e consistenza, sono motivati da cause spesso inedite e
di particolare gravità, si presentano insomma con un volto almeno
in parte nuovo. Per il credente non hanno nulla di ripetitivo anche
per il fatto che dall’inesauribile ricchezza del nostro patrimonio
cristiano, dalla millenaria esperienza della Chiesa vengono attinti
ogni anno spunti originali che danno sapore di novità alla Giornata
delle Migrazioni. Ne è conferma convincente anche il logo ripreso
quest’anno dall’Apostolo: “Accoglietevi come Cristo ha accolto voi”;
è il caso di aggiungere con Matteo: “e come voi desiderate di essere
un giorno accolti da Cristo”.
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