Stranieri e mass media. Stampa, immigrazione, Pedagogia interculturale
di Maurizio Corte - Cedam 2002

Interessano ai giornali soprattutto quando sono protagonisti di fatti criminosi, quando salgono nella spirale dell’illegalità; oppure quando arrivano stipati nei barconi che li trasportano clandestini. Sono gli immigrati, spesso definiti con l’ormai spregiativo “extracomunitari”, a sottolineare la loro estraneità alla cittadinanza dell’Unione europea.

Con la richiesta di sanatoria presentata nell’ambito della legge Bossi-Fini sono in Italia quasi 2 milioni e 400 mila, il 4% della popolazione. La stragrande maggioranza lavora in regola, oppure sono bambini che frequentano la scuola, o donne che aiutano i mariti a mandare avanti una famiglia.

Pochissimi di loro hanno “voce” sui giornali italiani; di quasi nessuno conosciamo a fondo la cultura, le idee, le opinioni: vengono intervistati solo quando sono protagonisti di storie strappalacrime; o di eventi curiosi che colpiscono la fantasia.

Talvolta sono criminalizzati o rappresentati nei loro aspetti deteriori: sporchi, mal vestiti, stipati a decine in angusti appartamenti dei quartieri-ghetto o manovalanza della criminalità.

Se hanno un valore – gli immigrati – è di tipo “economico”: sono braccia per le industrie, per l’agricoltura, per i servizi di ristorazione e turismo. Quasi mai considerati come “persone”, né come “cittadini” sono presenze grigie, sfumate nell’informazione italiana, dalla stampa alla Tv, a parte qualche raro programma che li riguarda.

Di stampa e immigrati tratta “Stranieri e mass media. Stampa, immigrazione, Pedagogia interculturale”, libro edito da Cedam e scritto da Maurizio Corte, giornalista dell’Arena, collaboratore del Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, diretto dal professor Agostino Portera. I diritti d’autore del libro sono stati ceduti per intero alla Ronda della Carità-Amici di Bernardo di Verona, associazione che si occupa di senza fissa dimora e famiglie in difficoltà (telefono dell’associazione: 045.580390).

Il testo di Corte presenta una ricerca sull’agenzia di informazioni Ansa, condotta in settimane a campione, dall’estate 1998 (la “calda estate dei clandestini”) a quella del 2002. Affianca la ricerca un quadro generale dell’immigrazione in Italia, un capitolo su pregiudizi, stereotipi e su come l’opinione pubblica giudica il fenomeno migratorio e la presenza di cittadini stranieri, un capitolo sul sistema dei mezzi di comunicazione di massa e una parte che tratta della Pedagogia interculturale, disciplina che si occupa di educazione in un contesto multiculturale e multietnico come il nostro.

L’Ansa sotto la voce “immigrazione” presenta tutte le notizie che hanno come protagonisti od oggetto persone di origine straniera. Il quadro che ne esce è di un’informazione concentrata per gran parte sugli “irregolari”, sui loro comportamenti illegali; espressa attraverso brevi notizie di cronaca, senza concedere molto spazio all’approfondimento e alle inchieste sul mondo dell’immigrazione e sulle culture “altre”.

La stampa italiana – come dimostra il libro “Stranieri e mass media” – non fa mai parlare i “diretti interessati”, si occupa poco dei loro problemi, quasi mai tratta delle loro cultura, delle loro esigenze e richieste; viene ignorata l’identità culturale dei cittadini immigrati e solo di recente ne viene riconosciuta la valenza economica. Infine, l’immigrazione trova spazio sui giornali e in Tv solo quando si fa “emergenza”, “minaccia”, problema. Degli esempi di integrazione, accoglienza, dialogo i mass media italiani non parlano quasi mai.

Il testo di Corte, che ricorda anche come il dialogo e l’accoglienza verso i cittadini immigrati debbano coniugarsi con il rispetto delle regole e delle leggi, presenta infine la proposta per una “comunicazione interculturale” sull’immigrazione: una stampa attenta ai soggetti di diversa cultura ed etnia, rispettosa del loro essere “persone”; una stampa attenta non solo a rilevare i comportamenti illegali e i problemi ma anche quanto di positivo – in termini culturali e di inserimento sociale – i “cittadini immigrati” portano con sé.