06 Gennaio 2002
 
 
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Immigrati senza un tetto
Trieste, il comune taglia i fondi al centro gestito dalla Caritas
FRANCESCA LONGO - TRIESTE


Difficilmente una giunta comunale può riuscire a far danni in tempi brevi come quella che da giugno sta massacrando la città di Trieste. Mossa da un unico fine inconscio - distruggere quanto funzionava - sta trasformando in emergenza quella che la storica collaborazione tra volontariato e Comune aveva, anche negli anni tragici della guerra nell'ex Jugoslavia, limitato a situazione sicuramente problematica, ma gestibile, ossia l'accoglienza dei richiedenti asilo politico. A oggi, in città, circa 150 persone, in massima parte kosovari, con una permanenza media di quattro-cinque mesi. Da ieri ha chiuso i battenti anche il Centro di prima accoglienza degli immigrati in Campo San Giacomo, che offriva ospitalità (solo notturna) a 16 persone. Il Comune non ha voluto rinnovare la convenzione, per mancanza di fondi. Nel centro, quattro posti letto erano riservati agli ospiti inseriti nel Progetto nazionale di accoglienza per quanti richiedono asilo politico, gli altri andavano a chi, compiuti i 18 anni, non trovava più sistemazione nelle comunità protette. Aperta nel 1997 e gestita dalle Acli assieme alla Caritas, la struttura godeva di una convenzione comunale che garantiva una copertura finanziaria di 34 mila lire giornaliere a persona. Scaduta il 31 dicembre scorso, la convenzione non è stata rinnovata. Le persone che dormivano nel Centro hanno dovuto trovare altre sistemazioni.
E non finisce qui. Il Comune ha deciso di dimezzare le risorse per lo sportello per immigrati, che da marzo si occuperà solo dei residenti (una minima parte della popolazione straniera della città), la convenzione triennale per la mensa è stata rinnovata per un solo anno e tutti i progetti previsti dalla precedente amministrazione per il ricovero e l'assistenza agli stranieri sono stati allegramente gettati a mare.
Ma cosa spinge la giunta Dipiazza a voler incrementare il numero di senzatetto in una città dove i servizi offerti dal volontariato (non solo la Caritas, ma anche l'Ics) hanno sempre funzionato e dove il cittadino straniero (se non altro perché "in transito") è ben accetto? La promessa agostana di definanziare le organizzazioni in cui "allignano" obiettori No global? "Nemmeno questo - risponde il direttore della Caritas Mario Ravalico - la Caritas è una struttura diocesana". Mancano i fondi? Difficile da credere, visto che sono appena stati stanziati 9 miliardi per il look della collina di San Giusto e altri per una mostra su D'Annunzio. Più probabile si pensi che i "buoni sentimenti" si esprimano con un presepe in piazza. Magari affiancato a Capodanno - come è successo - da uno spettacolino di lap dance.

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