13 Dicembre 2001
 
 
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Piccoli forzati del sesso
Rapporto Unicef: ogni giorno nel mondo 3 mila bambini sono costretti a entrare nel circuito della prostituzione
TI. BAR.

" Lavoravo dalla sera alla mattina ogni giorno. Dovevo guadagnare 250 dollari a notte, vale a dire incontrare circa dieci clienti. Se non guadagnavo quel denaro mio marito mi picchiava". Ora Rachel è salva, ma la sua storia è stata un incubo. Aveva 12 anni quando lasciò la scuola in Albania per andare a lavorare in una fabbrica di sigarette. Poco dopo Stephan, 29 anni, le chiese di sposarlo. Lei accettò, e accettò anche di seguirlo all'estero dove lui prometteva una vita migliore. Rachel credeva che Stephan l'amava. Arrivarono in Italia, ma quell'amore si rivelò falso: Stephan obbligò la ragazzina a prostituirsi.
Ogni giorno quasi tremila bambini - circa un milione l'anno - sono obbligati ad entrare nel commercio del sesso. Lo stima l'Unicef che, in un rapporto sullo sfruttamento sessuale dei bambini, fa il punto dell'industria clandestina dal bilancio di "molti miliardi di dollari" e che si serve di adescatori, proprietari di bordelli, ruffiani. Un mercato nascosto che obbliga milioni di bambini nella tratta, nel sesso a pagamento; oppure li compra e li vende come qualsiasi bene, li costringe a matrimoni forzati, a prostituirsi, e ad essere oggetto di pornografia.
Per l'Unicef è un fenomeno da "tolleranza zero" e il rimedio principale è costituito dall'istruzione: solo così bambini e bambine potranno proteggersi dagli abusi.
Il rapporto anticipa di qualche giorno il secondo congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, che si terrà a Yokohama dal 17 al 20 dicembre organizzato dal governo giapponese, dall'Unicef, dall'Ecpat internazionale e dal Comitato Ong per la convenzione sui diritti dell'infanzia. Dal momento che lo sfruttamento sessuale dei bambini a scopo di lucro è in gran parte nascosto, è spesso difficile raccogliere dati precisi. Comunque, anche se incompleti, i dati evidenziano un problema complesso: un milione di bambini ogni anno traumatizzato a vita. Il fenomeno, tradizionalmente forte nei paesi del Sudest asiatico e dell'Africa, è in crescita anche in America Latina e nell'Europa dell'Est.
In Africa Occidentale sono 35mila i bambini lavoratori del sesso, 25mila nella Repubblica Domenicana; in India ci sono fra 400 e 500mila prostitute bambine; in Lituania fra il 20 e il 50% delle prostitute sono minorenni; negli Usa su 5 bambini che navigano in Internet uno viene avvicinato da sconosciuti a scopo sessuale; in Messico si stimano 16mila minori coinvolti nello sfruttamento.
Se ne parla di meno, ma il mercato del sesso coinvolge anche i maschi. Circa 20-30 mila minori che si prostituiscono in Sri Lanka sono per lo più bambini. Nella Repubblica Dominicana, ragazzi, noti come Sanky Panky, vanno con i turisti stranieri sulle spiagge di Boca Chica e Sousa. Questi minori, a volta appena tredicenni, divengono partner abituali di un turista sessuale. In città come Alessandria d'Egitto, Marrakesh e Tunisi, i maschi sono particolarmente ricercati. Secondo l'Fbi più del 50% di tutto il materiale pornografico infantile sequestrato in Usa rappresenta ragazzi. In Africa spesso i giovani vengono reclutati nelle forze armate non solo per combattere, ma anche per essere sfruttati sessualmente dai soldati. In Bosnia Erzegovina, durante il conflitto, i maschi venivano costretti a commettere atrocità sessuali gli uni contro gli altri. Se l'abuso è stato commesso da una donna, il bambino spesso non lo denuncia perché in molte culture le esperienze sessuali sono un modo per dimostrare la propria virilità, e gli ideali di masconilità vogliono che nessun uomo opponga mai resistenza a un rapporto.
Per quanto riguarda gli aggressori, non esiste un profilo tipico delle persone che sfruttano sessualmente i bambini - non ci sono categorie semplici all'interno delle quali far ricadere queste persone. Il mito da sfatare è comunque quello del mostro. Molto più spesso si tratta di persone "normali". Alcuni, pur preferendo partner sessuali adulti, a causa di stress, convenienza o curiosità intraprendono un'attività sessuale con bambini. Altre possono essere pedofili. Molti adulti coinvolti nello sfruttamento sessuale dei bambini non vedono le proprie azioni come una forma di violenza ma si giustificano. Tra le scuse più usate il fatto che i bambini che si prostituiscono hanno scelto la prostituzione, che le culture in quei luoghi sono sessualmente più "naturali" e libere, che le bambine in questi paesi sono "cresciute" e "sessualmente esperte" a un'età molto precoce e via dicendo. Tornando al commercio, la Cia stima che ogni anno vengono avviati illegalmente verso gli Stati uniti da 45mila a 50mila donne e bambini per l'industria del sesso, o destinati a fabbriche e ad altri lavori in condizioni disumane. "Tolleranza zero" significa per l'Unicef mettere fine alla tratta dei bambini, alla loro vendita, imprigionamento e tortura. "Significa eliminare ogni aspetto dello sfruttamento commerciale dei bambini", spiega il direttore generale, Carol Bellamy. Che ricorda come da gennaio 2002, in base alla ratifica del decimo protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dell' infanzia, relativo alla vendita di bambini, i governi firmatari avranno l'obbligo di eliminare gli abusi sessuali. E per l'Italia il Comitato per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri ha stanziato dieci miliardi di lire a favore dell'Unicef per la lotta al traffico in sei paesi dell'Asia sudorientale.

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