19 Ottobre 2001
 
 
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Il papa: rispetto e dialogo tra religioni
MIMMO DE CILLIS * - ROMA

"L'ultima parola ce l'avrà il bene". Mentre la guerra continua a dominare la scena mondiale, papa Wojtyla non smette di lanciare messaggi di speranza. La guerra proprio non la digerisce e il pontefice, pur soffrendo per l'ineluttabilità degli eventi in corso, non perde occasione per ribadire due imperativi: pace e dialogo. Il discorso all'udienza generale di ieri in piazza San Pietro ha avuto spiccati accenti spirituali, ma non ha trascurato riferimenti all'attualità. Nella sua catechesi a commento del salmo 47, il papa ha espresso una certezza che accompagna tutti i credenti della terra: Dio trionfa sulle "potenze ostili", anche quando sembrano "grandiose e invincibili".
Wojtyla ha poi manifestato dolore per le vittime degli episodi di violenza e per gli scontri tra musulmani e cristiani avvenuti in Nigeria nei giorni scorsi, mostrando la sua preoccupazione personale e l'attenzione che il Vaticano riserva alla crisi internazionale.
Un'attenzione ribadita in mattinata nella lettera pubblicata ieri dal dicastero vaticano per i migranti. "Il papa è convinto che la presenza musulmana nella nostra società sia un fatto caratteristico, al quale rispondere con una vita conforme al Vangelo" ha spiegato padre Angelo Negrini, responsabile dei migranti. Il problema di un dialogo che superi le reciproche diffidenze, ha detto, "si pone sempre più urgentemente. La grande novità del messaggio del papa è il superamento di una visione ideologica della fede e della dialettica teologica per approdare a un dialogo basato sul rispetto e sull'amicizia". Wojtyla invita i credenti di entrambe le religioni a ricercare un cammino verso la giustizia sociale, la pace e la libertà, che passa per il rispetto delle convinzioni religiose e delle differenti pratiche della fede.
E mentre il papa parla di dialogo islamo-cristiano, cristiani e musulmani nel sud delle Filippine sono scesi in piazza, fianco a fianco, per condannare il sequestro del missionario italiano padre Giuseppe Pierantoni. Il prete dehoniano è ancora nelle mani dei rapitori che lo hanno sequestrato due giorni fa, nella provincia di Zamboanga del Sur, isola di Mindanao. Ma, almeno per il suo caso, l'allarme Al Qaeda sembra rientrato: in un primo momento, infatti, si pensava che i responsabili del sequestro fossero i militanti di Abu Sayyaf, gruppo foraggiato da Bin Laden. Ipotesi esclusa dopo le prime indagini. Secondo funzionari civili e leader religiosi locali, il sequestro non ha nulla a che fare con la crisi internazionale. Sarebbe opera di criminali comuni della zona, gruppi senza ideologie o etichette religiose, spinti da povertà ed emarginazione. Ma la situazione resta tesa: i rapitori non hanno ancora avviato i negoziati. E non è escluso, afferma preoccupato il vescovo locale, che gruppi criminali possano consegnare l'ostaggio ad altri gruppi, forse anche ad "Abu Sayyaf", per averne vantaggi logistici ed economici. * Lettera 22


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