18 Ottobre 2001
 
 
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La "guida pericolosa" di Frattini
MUSULMANI In cinque città gli epicentri del radicalismo islamico. Il ministro accusa le "guide spirituali che usano espressioni in sintonia col terrorismo"
MICAELA BONGI - ROMA

Il ministro della funzione pubblica con delega ai servizi segreti Franco Frattini non fa nomi né fornisce altre indicazioni quando in parlamento, rispondendo al question time, punta l'indice contro quei "soggetti che si sono proposti come guide spirituali", che "hanno un ruolo attivo" e che "in alcuni centri stanno usando espressioni pericolose e inaccettabili in sintonia con il terorrismo e verso le quali il governo non farà mancare la sua risposta". Ieri l'altro, da Bruxelles, il ministro degli interni Scajola, pur con tutti i distinguo, aveva minacciato punizioni nei confronti di "qualche imam" responsabile di "proclami fuori dalle righe che in qualche modo debbono essere perseguiti". Nel mirino, anche se non citato, l'imam di Torino Bouriki Boutcha. Allo stesso imam aveva del resto fatto riferimento il leghista Pietro Fontanini nella sua interrogazione di ieri su "possibili elementi legati all'estremismo armato islamico".
Anche Frattini distingue tra "quei soggetti per i quali la confessione religiosa è solo strumento per veicolare progetti e strategie di stampo eversivo" e tutti gli altri musulmani. Anche questa volta è però il ministro per i rapporti con il parlamento, il biancofiorito Carlo Giovanardi, a frenare: "Sulla base del codice vigente, se ci saranno reati da perseguire sarà la magistratura a farlo. Da parte nostra non c'è alcuna intenzione di introdurre leggi liberticide o di impedire la libertà di opinione".
Era stato sempre Giovanardi, l'altro giorno, a tentare di mettere un freno alle farneticazioni leghiste costate a Francesco Speroni anche una denuncia da parte dell'Arci-Nero e non solo. Figurarsi, però, se Mario Borghezio vuole essere da meno del collega in camicia verde: sì, come ha detto Speroni, ribadisce Borghezio, impedire ai musulmani di entrare in Italia è un'ottima idea per evitare di infoltire le file dei fondamentalisti: "Limitiamoci a quelli che ci sono già, e cerchiamo di sbatterli fuori perché rappresentano un grave pericolo". E nella gara a chi nel Carroccio la spara più grossa, Borghezio rivendica l'idea partorita anche da un altro collega leghista, il vicepresidente del senato Roberto Calderoli: "Anche io ho proposto l'adozione di misure molto severe, bisogna chiudere moschee e centri islamici che siano ritrovo di fondamentalisti e aizzino i musulmani all'odio contro di noi e contro gli Usa". E anche stavolta si leva la sonora protesta delle opposizioni, con la Margherita e Rifondazione che mettono in guardia dal pericoloso fondamentalismo leghista: "Che facciamo, chiudiamo anche la Lega?", domanda il popolare Giuseppe Fioroni.
Mentre la Lega va invece a ruota libera e il governo si barcamena tra accuse e precisazioni, l'imam torinese (dal quale la Lega musulmana ha preso le distanze escludendo però che si possa perseguire qualcuno per le sue opinioni) stila una nota in cui assicura di "percorrere la strada moderata che si manifesta nell'invito al dialogo tra cristiani e islamici". Ma Bouchta torna anche sulle sue dichiarazioni di domenica scorsa durante la manifestazione contro il terrorismo e contro i bombardamenti: "Ho solo usato un sillogismo: ho detto che i musulmani disprezzano la violenza, che bin Laden è un musulmano e quindi anche lui disprezza la violenza. Se è stato bin Laden vuol dire che non è musulmano". L'imam aggiunge di non essere anti-americano, di essere anti-violenza ma anche "contro l'embargo del pensiero".
Intanto Frattini alla camera aveva fornito anche la "mappatura dell'intelligence" sugli "epicentri del radicalismo"; individuati in città come Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli. Il ministro aveva aggiunto che le formazioni nordafricane "aderiscono a vari livelli al progetto ormai universalista perseguito dalla rete collegata a Al Qaeda. Di queste, di particolare rilievo sono le articolazioni tunisine come il Gruppo combattente tunisino. Ci sono poi formazioni algerine, sunnite, formazioni marocchine presenti soprattutto nell'area piemontese e organizzazioni terorristiche egiziane".
In ogni caso secondo il pm milanese Stefano Dambruoso, titolare delle indagini su presenti terroristi islamici, "in Italia non ci sono numericamente cellule islamiche tali da creare allarme, anche se sarebbe più corretto parlare di una rete unica caratterizzata da una forte mobilità". Secondo il magistrato è anche "ene evitare qualunque generalizzazione che possa portare a criminalizzare tutto ciò che ruoti intorno alle moschee".

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