29 Settembre 2001
 
 
Berlusconi incendia le moschee
GIULIANA SGRENA - INVIATA A ISLAMABAD

" Voglio protestare contro quello che ha detto il vostro presidente del consiglio, che la civilizzazione occidentale è meglio di quella islamica, un capo dello stato non se lo può permettere. Noi non siamo contro cristiani ed ebrei, siamo contro il terrorismo e contro la politica degli Stati uniti in tutto il mondo". Ekhlaq Ahmed Abbasi, uscendo dalla moschea vede degli occidentali e si avvicina, sicuro di trovare qualcuno a cui esprimere la propria protesta contro Berlusconi. Abassi è una persona distinta, che contrasta con l'immagine di molti fedeli trasandati che affollano la moschea, una costruzione in mattoni che non ha nulla di mistico e che solo la voce dell'imam diffusa da un altoparlante fa intuire che si tratta di un luogo di preghiera. Ci troviamo a Karachi Company, nel cuore di un quartiere fatisciente di Islamabad, ma che ha ben quattro moschee, una delle quali è stata chiusa dalle autorità perché i contrasti politici portavano spesso a scontri violenti. Sarà perché la moschea non è molto capiente, ma in pochi minuti anche la piazza e le strade adiacenti si riempiono di fedeli che pregano. Nel quartiere è presente anche una forte comunità afghana e lo si nota dalla comparsa furtiva di qualche donna resa invisibile dal burqa. Finita la preghiera, il rituale del venerdì prevede la manifestazione per la jihad, con ritratti di Osama bin Laden e slogan contro gli Stati uniti. Non tutti i fedeli però raggiungono il corteo. Un giovane si allontana. Non vai alla manifestazione? "No, devo apire il negozio, ma ci andrei. Non sono contro gli Stati uniti, ma se dei musulmani vengono attaccati li dobbiamo appoggiare. E poi penso che bin Laden non sia coinvolto in fatti di terrorismo", risponde il ragazzo. Anche Pervez, 35 anni, aspetta la fine della preghiera per aprire il negozio di ottica, ma non è andato alla moschea. Perché? "Questa è una moschea illegale, frequentata solo da estremisti". Spesso le moschee sorgono così come semplici fabbricati e poi si ampliano quando arrivano i soldi dai sostenitori interni ed esterni. Questa moschea è uno dei luoghi di riferimento dell'opposizione al governo, è diretta dal maulana Nazir Farooqi, uno dei leader del Consiglio di difesa per il Pakistan e l'Afghanistan. Pervez è invece d'accordo con la scelta fatta dal presidente Musharraf di appoggiare lo schieramento antiterrorismo. "Sono oltre vent'anni che gli afghani stanno combattendo, prima, quando erano in guerra con l'Urss, li abbiamo aiutati perché siamo musulmani, ma i taleban sono solo trafficanti
di armi e droga", dice Pervez. "Ma il Pakistan ha sempre aiutato i taleban", facciamo notare. "Il governo, non il popolo pakistano. Ora sono gli estremisti che sostengono i mujaheddin, sono giovani dei quartieri più poveri che dal partito ottengono cibo e armi". Sono forti gli islamisti in Pakistan? "Non più del 20 per cento della popolazione", anche questo è un parere diffuso tra le persone che incontriamo. Anche se, per ora non sono tantissimi, fanno molto rumore.
Come ogni venerdì, il punto più caldo e di confluenza degli islamisti militanti provenienti dalle varie moschee di Islamabad è Lall Masgidd, la moschea rossa del maulana Sami ul-Haq che dirige anche la madrasa Haqqania, da dove sono usciti quasi tutti i dirigenti dei taleban. Qui il clima è molto più aggressivo, la preghiera è già finita e uno speaker con turbante afghano arringa la folla, gli slogan antiamericani si alternato ad improvvisate rime dedicate ai taleban. Ritratti di Osama bin Laden, bandiere della Jamiat Ulema-i-Islam si mescolano a quelle della Sipah e Sabah (Sssp, forza per il profeta), slogan - "E' facile entrare in Afghanistan, ma è difficile uscirne", "Musharraf se vai contro i taleban, ti combatteremo" -, striscioni - "Taliban, perfetti interpreti dell'islam" e "Sssp pronto a fornire 50mila combattenti in caso di attacco Usa". E già sulla piazza si stanno raccogliendo i nomi dei mujaheddin pronti a partire. Dicono di averne già 25mila, anche se la cifra appare improbabile. E volano (letteralmente, perché vengono lanciati verso l'oratore di turno) i soldi per finanziare la jihad.
Ma chi sono questi mujaheddin? La giornata non è la più adatta per gli italiani, anche qui veniamo investiti dalle accuse a Berlusconi. Tutti ascoltano la radio e vedono le televisioni internazionali e poi le sue dichiarazioni sono finite su un giornale in urdu. Alla fine però uno degli aspiranti a partire per la jihad accetta di parlare con noi, è particolarmente eccitato all'idea dell'arruolamento, vestito islamico tradizionale pakistano azzurro, un copricapo, anche questo tradizionale, rosso con disegni e pietre luccicanti, barba scarsa e incolta. L'eccitazione si nota dagli occhi sfuggenti: ha 27 anni, anche lui fa parte del Sssp e il suo leader è maulana Masood Azhar, comandante di Harkat-ul-Ansar, una delle formazioni armate che combattono per l'indipendenza del Kashmir. Arrestato dagli indiani nel 1994, la liberazione di Masood Azhar era stata ottenuta con il dirottamento di un aereo indiano alla fine del 1999, ricorda il mujahid, che naturalmente non vuole rivelare il nome. Dice di essere stato addestrato per un mese in Afghanistan, a Host, e altri tre in Pakistan, a Balakot - confermando le voci che sostengono che anche in Pakistan esistono campi di addestramento -, prima di essere inviato a combattere, nel 1995, con i taleban contro i mujaheddin di Massud a Mazar-i-Sharif. Più recentemente è stato in Kashmir ma è rientrato dopo il ferimento di tre dei suoi compagni. Con chi avveniva l'addestramento: con pakistani o afghani?, chiediamo. "Con mujaheddin di tutto il mondo", ma si rifiuta di indicare i paesi di provenienza. Alcuni islamisti hanno notato la nostra conversazione e si avvicinano per impedire al giovane di parlare. Perché è pronto a ripartire? "Se qualcuno attacca dei musulmani dobbiamo proteggerli", è la solita risposta. Ma in Afghanistan ora lo scontro è tra musulmani, perché combattere a fianco dei taleban? "Perché solo quello dei taleban è l'islam puro" risponde in linea con gli slogan della manifestazione. Ora siete contro gli Stati uniti che in passato hanno finanziato i taleban... "In passato Usa e Pakistan hanno appoggiato i taleban contro l'Urss ma l'hanno fatto solo per raggiungere i propri obiettivi", risponde il combattente sempre più agitato di fronte alle pressioni degli anziani, ma abbastanza eccitato da dimostrare decisione. E bin Laden, l'ha mai inconrato? "No, non l'ho mai visto. E' un mujahid, ha combattuto contro l'Urss, ora gli Usa hanno fatto di lui l'uomo più famoso al mondo, per noi è un eroe, tutti i mujaheddin sono in armi per lui", dice prima di congeda
rsi e sparire tra la folla urlante. Nonostante il fanatismo diffuso, tutte le manifestazioni di ieri si sono svolte pacificamente, sotto il controllo delle forze dell'ordine che non sono comunque intervenute.
E la questione Berlusconi ieri è rimbalzata anche al briefing quotidiano del ministero degli esteri pakistano. "Mi sembra che il capo del governo italiano abbia ritrattato. La storia della civiltà è cominciata 6-8.000 anni fa, chiunque ne è consapevole dovrebbe stare più attento", è il commento del portavoce del Foreign office, Riaz Muhammad Khan.

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