Berlusconi incendia le moschee
GIULIANA SGRENA - INVIATA A ISLAMABAD
" Voglio protestare contro quello che ha detto
il vostro presidente del consiglio, che la civilizzazione
occidentale è meglio di quella islamica, un capo dello stato
non se lo può permettere. Noi non siamo contro cristiani ed
ebrei, siamo contro il terrorismo e contro la politica degli
Stati uniti in tutto il mondo". Ekhlaq Ahmed Abbasi, uscendo
dalla moschea vede degli occidentali e si avvicina, sicuro di
trovare qualcuno a cui esprimere la propria protesta contro
Berlusconi. Abassi è una persona distinta, che contrasta con
l'immagine di molti fedeli trasandati che affollano la
moschea, una costruzione in mattoni che non ha nulla di
mistico e che solo la voce dell'imam diffusa da un
altoparlante fa intuire che si tratta di un luogo di
preghiera. Ci troviamo a Karachi Company, nel cuore di un
quartiere fatisciente di Islamabad, ma che ha ben quattro
moschee, una delle quali è stata chiusa dalle autorità perché
i contrasti politici portavano spesso a scontri violenti. Sarà
perché la moschea non è molto capiente, ma in pochi minuti
anche la piazza e le strade adiacenti si riempiono di fedeli
che pregano. Nel quartiere è presente anche una forte comunità
afghana e lo si nota dalla comparsa furtiva di qualche donna
resa invisibile dal burqa. Finita la preghiera, il rituale del
venerdì prevede la manifestazione per la jihad, con
ritratti di Osama bin Laden e slogan contro gli Stati uniti.
Non tutti i fedeli però raggiungono il corteo. Un giovane si
allontana. Non vai alla manifestazione? "No, devo apire il
negozio, ma ci andrei. Non sono contro gli Stati uniti, ma se
dei musulmani vengono attaccati li dobbiamo appoggiare. E poi
penso che bin Laden non sia coinvolto in fatti di terrorismo",
risponde il ragazzo. Anche Pervez, 35 anni, aspetta la fine
della preghiera per aprire il negozio di ottica, ma non è
andato alla moschea. Perché? "Questa è una moschea illegale,
frequentata solo da estremisti". Spesso le moschee sorgono
così come semplici fabbricati e poi si ampliano quando
arrivano i soldi dai sostenitori interni ed esterni. Questa
moschea è uno dei luoghi di riferimento dell'opposizione al
governo, è diretta dal maulana Nazir Farooqi, uno dei
leader del Consiglio di difesa per il Pakistan e
l'Afghanistan. Pervez è invece d'accordo con la scelta fatta
dal presidente Musharraf di appoggiare lo schieramento
antiterrorismo. "Sono oltre vent'anni che gli afghani stanno
combattendo, prima, quando erano in guerra con l'Urss, li
abbiamo aiutati perché siamo musulmani, ma i taleban sono solo
trafficanti di armi e droga", dice Pervez. "Ma il Pakistan
ha sempre aiutato i taleban", facciamo notare. "Il governo,
non il popolo pakistano. Ora sono gli estremisti che
sostengono i mujaheddin, sono giovani dei quartieri più poveri
che dal partito ottengono cibo e armi". Sono forti gli
islamisti in Pakistan? "Non più del 20 per cento della
popolazione", anche questo è un parere diffuso tra le persone
che incontriamo. Anche se, per ora non sono tantissimi, fanno
molto rumore. Come ogni venerdì, il punto più caldo e di
confluenza degli islamisti militanti provenienti dalle varie
moschee di Islamabad è Lall Masgidd, la moschea rossa del
maulana Sami ul-Haq che dirige anche la madrasa
Haqqania, da dove sono usciti quasi tutti i dirigenti dei
taleban. Qui il clima è molto più aggressivo, la preghiera è
già finita e uno speaker con turbante afghano arringa la
folla, gli slogan antiamericani si alternato ad improvvisate
rime dedicate ai taleban. Ritratti di Osama bin Laden,
bandiere della Jamiat Ulema-i-Islam si mescolano a quelle
della Sipah e Sabah (Sssp, forza per il profeta), slogan - "E'
facile entrare in Afghanistan, ma è difficile uscirne",
"Musharraf se vai contro i taleban, ti combatteremo" -,
striscioni - "Taliban, perfetti interpreti dell'islam" e "Sssp
pronto a fornire 50mila combattenti in caso di attacco Usa". E
già sulla piazza si stanno raccogliendo i nomi dei mujaheddin
pronti a partire. Dicono di averne già 25mila, anche se la
cifra appare improbabile. E volano (letteralmente, perché
vengono lanciati verso l'oratore di turno) i soldi per
finanziare la jihad. Ma chi sono questi mujaheddin?
La giornata non è la più adatta per gli italiani, anche qui
veniamo investiti dalle accuse a Berlusconi. Tutti ascoltano
la radio e vedono le televisioni internazionali e poi le sue
dichiarazioni sono finite su un giornale in urdu. Alla fine
però uno degli aspiranti a partire per la jihad accetta
di parlare con noi, è particolarmente eccitato all'idea
dell'arruolamento, vestito islamico tradizionale pakistano
azzurro, un copricapo, anche questo tradizionale, rosso con
disegni e pietre luccicanti, barba scarsa e incolta.
L'eccitazione si nota dagli occhi sfuggenti: ha 27 anni, anche
lui fa parte del Sssp e il suo leader è maulana Masood
Azhar, comandante di Harkat-ul-Ansar, una delle formazioni
armate che combattono per l'indipendenza del Kashmir.
Arrestato dagli indiani nel 1994, la liberazione di Masood
Azhar era stata ottenuta con il dirottamento di un aereo
indiano alla fine del 1999, ricorda il mujahid, che
naturalmente non vuole rivelare il nome. Dice di essere stato
addestrato per un mese in Afghanistan, a Host, e altri tre in
Pakistan, a Balakot - confermando le voci che sostengono che
anche in Pakistan esistono campi di addestramento -, prima di
essere inviato a combattere, nel 1995, con i taleban contro i
mujaheddin di Massud a Mazar-i-Sharif. Più recentemente è
stato in Kashmir ma è rientrato dopo il ferimento di tre dei
suoi compagni. Con chi avveniva l'addestramento: con pakistani
o afghani?, chiediamo. "Con mujaheddin di tutto il mondo", ma
si rifiuta di indicare i paesi di provenienza. Alcuni
islamisti hanno notato la nostra conversazione e si avvicinano
per impedire al giovane di parlare. Perché è pronto a
ripartire? "Se qualcuno attacca dei musulmani dobbiamo
proteggerli", è la solita risposta. Ma in Afghanistan ora lo
scontro è tra musulmani, perché combattere a fianco dei
taleban? "Perché solo quello dei taleban è l'islam puro"
risponde in linea con gli slogan della manifestazione. Ora
siete contro gli Stati uniti che in passato hanno finanziato i
taleban... "In passato Usa e Pakistan hanno appoggiato i
taleban contro l'Urss ma l'hanno fatto solo per raggiungere i
propri obiettivi", risponde il combattente sempre più agitato
di fronte alle pressioni degli anziani, ma abbastanza eccitato
da dimostrare decisione. E bin Laden, l'ha mai inconrato? "No,
non l'ho mai visto. E' un mujahid, ha combattuto contro
l'Urss, ora gli Usa hanno fatto di lui l'uomo più famoso al
mondo, per noi è un eroe, tutti i mujaheddin sono in armi per
lui", dice prima di congeda rsi e sparire tra la folla
urlante. Nonostante il fanatismo diffuso, tutte le
manifestazioni di ieri si sono svolte pacificamente, sotto il
controllo delle forze dell'ordine che non sono comunque
intervenute. E la questione Berlusconi ieri è rimbalzata
anche al briefing quotidiano del ministero degli esteri
pakistano. "Mi sembra che il capo del governo italiano abbia
ritrattato. La storia della civiltà è cominciata 6-8.000 anni
fa, chiunque ne è consapevole dovrebbe stare più attento", è
il commento del portavoce del Foreign office, Riaz Muhammad
Khan.
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