08 Settembre 2001
 
 
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La legge c'è, anzi no
Corsa alle modifiche sul testo immigrazione
CINZIA GUBBINI - ROMA

Secondo il ministro per le riforme Umberto Bossi la legge sull'immigrazione sarà presentata in parlamento la prossima settimana. Forse sarà così, ma in parlamento non arriverà la famigerata legge Bossi-Fini, bensì un testo riveduto e corretto della legge 40. Correzioni che introducono norme gravissime (l'innalzamento a 60 giorni per la permanenza nei centri di detenzione, ad esempio), ma il travaglio del governo in materia insegna che il fenomeno immigrazione non può essere gestito a colpi di norme "fascistissime". Se ne sono accorti persino loro.
Quali sono i punti su cui il governo dovrà fare marcia indietro? Il primo, già noto, è quello sul reato penale per l'immigrazione irregolare, che non verrà introdotto. Il secondo riguarderà i ricongiungimenti familiari. Il governo - nel disegno originario - intendeva limitarli ai figli minorenni e al coniuge. Sul tema è intervenuto proprio ieri il ministro del welfeare Roberto Maroni, braccio destro nonché calmiere di Bossi: "Penso che amplieremo la possibilità d'ingresso a tutti i parenti sia in linea ascendente che in linea discendente, perché esisite una precisa proposta di direttiva europea". Altro motivo di contrasto all'interno della Casa delle libertà: il reato di permanenza clandestina, che per Paolo Landi di Chiavenna, responsabile per l'immigrazione del partito di Fini, "deve essere reintrodotto perché An è contraria a qualsivoglia forma di cedimento ispirato a culture pseudobuoniste". Come si vede il dibattito è tanto accesso che ogni tanto si rischia di perdere le staffe.
Ma i problemi non finiscono qui: l'abolizione dello sponsor non piace a molti dei moderati del Polo, in particolare del Ccd. Introdotto dalla legge 40 nell'ambito del nuovo sistema delle quote, la "prestazione di garanzia" è praticamente l'unico modo per entrare in Italia senza la "chiamata" del datore di lavoro. Probabilmente qualcuno ha fatto quattro conti, e ha capito che l'abolizione dello sponsor aumenterebbe il numero di immigrati "clandestini". Finora, infatti, la maggior parte degli sponsor è stata proprio composta da stranieri che, dimostrando di avere un certo reddito in grado di "garantire" il nuovo immigrato, hanno fatto entrare in Italia parenti e amici indirizzandoli nella ricerca del lavoro, soprattutto per quelle mansioni come il lavoro domestico per cui si rende neccessaria una certa fiducia nei confronti del lavoratore. Un altro problema riguarda la decisione di concedere permessi di soggiorno validi per soli due anni, e da rinnovare tre mesi prima della scadenza. Una proposta di direttiva sull'immigrazione dell'Unione europea prevede sì il rinnovo tre mesi prima della scadenza, ma su un permesso di soggiorno valido tre anni. Altrimenti nelle questure si creerebbero file incredibili per i rinnovi. Il ministro per gli affari regionali Enrico La Loggia, inoltre, vorrebbe legare la concessione del permesso a uno straniero solo dopo aver verificato l'indisponibilità di un cittadino italiano a svolgere quel determinato lavoro. Maroni ha subito risposto: "Il principio è giusto, ma di difficile attuazione. Ormai esistono gli uffici provinciali del lavoro, ed è difficile che riescano a fare ricerche sull'intero territorio nazionale". Nessuna marcia indietro, però, sul "contratto di soggiorno", sull'abolizione di fatto del diritto di difesa per lo straniero espulso e sul divieto di reingresso dell'immigrato, portato da 5 a 10 anni.

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