08 Settembre 2001
 
 
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Conferenza di Durban trovato l'"accordo"
Denunciate le "sofferenze dei palestinesi". "Rammarico" per lo schiavismo
MA. FO. - INVIATA A DURBAN

Infine, hanno trovato parole abbastanza vaghe per dirlo. Dopo otto giorni di lavori, negoziati e diplomazia dietro le quinte, ieri sera i delegati dei 170 paesi rappresentati alla Conferenza dell'Onu contro il razzismo hanno cominciato l'assemblea plenaria in cui approveranno una "Dichiarazione di principi" e un "Piano d'azione" mondiale per combattere razzismo, discriminazioni, xenofobia e intolleranza. L'esito non era scontato: solo le scappatoie procedurali, sofismi e un vocabolario assai flessibile hanno permesso di evitare rotture. Ma l'accordo c'è e, salvo sorprese, si dovrebbe lavorare anche nella notte per il testo definitivo.
Le sottigliezze procedurali potrebbero risolvere la questione che ha dominato l'intera conferenza, cioè la situazione dei palestinesi nei Territori occupati da Israele. Il documento proposto giovedì dalla ministra degli esteri sudafricana Dlamini Zuma resta il testo di base, accettato dall'Unione europea e anche dalla delegazione dell'Autorità nazionale palestinese: ancora ieri pomeriggio l'ambasciatore Salman El-Harfi ha ribadito la sua delegazione ha interesse alla riuscita della conferenza. Il testo afferma che l'Olocausto non va mai dimenticato; riconosce "l'aumento dell'anti-semitismo e della islamofobia", e di "movimenti violenti basati sul razzismo e idee discriminatorie contro gli ebrei, i musulmani, le comunità arabe". Non ci sono le parole razzismo, pulizia etnica, o apartheid. C'è invece la "sofferenza del popolo palestinese sotto occupazione straniera", il diritto all'autodeterminazione e a uno stato per i palestinesi, alla sicurezza per tutti gli stati compresa Israele. Infine c'è il "diritto dei rifugiati al ritorno volontario" - già riconosciuto dall'Onu. I paesi della Lega araba e della Conferenza Islamica continuano a considerarlo troppo blando, perché non nomina gli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi e non afferma che Israele deve accettare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi. Ma infine ecco l'escamotage: potranno accettare il documento con motivate riserve.
E il sofisma ha risolto la necessità di elencare i gruppi di persone che sono esposti a razzismo, discriminazione, xenofobia eccetera. Nominare le "vittime" suscitava rimostranze e polemiche - bisogna o no includere quelli discriminati perché fuoricasta, o nominare questa o quella minoranza oppressa, e bisogna precisare che le donne sono spesso doppiamente vittime perché all'intersezione di discriminazioni di genere e di razza? Un gruppo di abili diplomatici è riuscito a stabilire che "le vittime di razzismo, discriminazione etc sono gli individui o gruppi di individui che sono o sono stati toccati da simili brutture". Saranno indicati dunque solo come "le vittime".
La flessibilità del vocabolario è servita per la polemica sulle "ingiustizie del passato" - il capitolo più imbarazzante per l'occidente, e più amaro per l'Africa e gli africani e i discendenti degli africani. E' il capitolo della schiavitù e del colonialismo, della tratta degli schiavi dall'Africa alle Americhe, e di come tutto questo abbia contribuito a dividere il pianeta in un occidente ricco e dominante e un Sud impoverito e dipendente. E' la polarizzazione presente tra Nord e Sud che rende tanto difficile per i paesi europei mettere la parola apology, scuse, accanto a schiavismo e colonialismo. Una parola a metà tra le scuse e un blando 'rammarico' potrebbe sistemare la questione. Sulla tratta degli schiavi, i paesi europei balbettano. Il compromesso è che non si metta nella stessa frase schiavitù e colonialismo: la schiavitù è un "crimine contro l'umanità", ma se anche il colonialismo fosse tale si aprirebbe per le ex potenze coloniali il pericolo di una catena di richieste di risarcimento. Per questo, la parola "riparazione" è annegata, l'occidente se la cava con un accenno alla necessità di promuovere lo sviluppo sostenibile...
Ma la Conferenza contro il razzismo ha visto una varietà di voci largamente ignorate dai media. Basterebbe l'elenco degli interventi degli ultimi due giorni a rendere l'idea. Il Centro per i diritti dei Rom europei sottolinea che un po' ovunque in Europa i Rom sono vittima di un'incontrollata ondata di violenza per mano di nazisti skinheads - ma anche delle autorità responsabili dell'applicazione delle leggi - e fanno appello a includere rappresentanti rom quando si tratta di elaborare e applicare politiche contro il razzismo. La Confederazione internazionale dei sindacati liberi (Cisl) attacca chi cerca il potere politico sfruttando i peggiori sentimenti anti-immigrati: è proprio quello che sta facendo il governo dell'Australia rifiutando i rifugiati che attendono al largo della Christmas Island. Il Caucus per la giustizia penale fa presente che quasi ovunque al mondo i sistemi giudiziari e le carceri amministrano una giustizia minata da pregiudizio. Il Caucus di Dalit, i "fuoricasta" - 260 milioni di persone in Asia - protesta perché un solo articolo in tutto il Piano d'azione parla di loro...E tutti poi chiedono di dare un seguito a quanto sarà scritto nei piani d'azione: o sarà stato davvero tutto inutile.

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