31 Agosto 2001
 
 
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NAZISMO

Rapporto commissione Bergier

Oltre a sostenere lo sforzo bellico tedesco, le filiali di industrie elvetiche attive nel Terzo Reich non esitarono anche ad impiegare lavoratori forzati. E' quanto risulta da un nuovo studio della Commissione Bergier (il gruppo di nove studiosi istituito dal parlamento svizzero per far luce sul comportamento della Confederazione elvetica durante la Seconda guerra mondiale) reso noto ieri a Berna. Nei confronti del nazionalsocialismo numerose aziende trovarono un modus vivendi particolarmente vantaggioso, specie a partire dal 1939, quando furono ancor più coinvolte nello sforzo bellico nazista e registrarono aumenti di fatturato, grazie alle commesse della Wehrmacht. L'aumento del giro d'affari fu possibile anche grazie all'uso di lavoratori coatti (prigionieri di guerra e forzati), persone che furono sottoposte al medesimo regime di lavoro vigente nelle imprese tedesche. Le case madri svizzere erano a conoscenza del fatto che le ditte impiegassero lavoratori coatti, ma non ci sono indizi a sufficienza per dire che sapessero anche delle condizioni di lavoro.

NEO-NAZISMO
Condanne alla banda di naziskin

Sette mesi dopo un'aggressione di una banda di naziskin ai danni di un ragazzo greco in un locale di Monaco, due degli autori sono stati condannati ieri dal tribunale regionale del capoluogo bavarese. Uno dei due, 29 anni, è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per gravi lesioni. Il tribunale ha inoltre disposto il suo ricovero in una clinica psichiatrica. L'altro imputato, 22 anni, è stato condannato a due anni con la condizionale. A fine settembre saranno processati i due imputati principali, una ragazza e il suo amico: per entrambi l'accusa è tentato omicidio.

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