Rapporto commissione Bergier
Oltre a sostenere lo sforzo bellico tedesco, le filiali di
industrie elvetiche attive nel Terzo Reich non esitarono anche ad
impiegare lavoratori forzati. E' quanto risulta da un nuovo
studio della Commissione Bergier (il gruppo di nove studiosi
istituito dal parlamento svizzero per far luce sul comportamento
della Confederazione elvetica durante la Seconda guerra mondiale)
reso noto ieri a Berna. Nei confronti del nazionalsocialismo
numerose aziende trovarono un modus vivendi particolarmente
vantaggioso, specie a partire dal 1939, quando furono ancor più
coinvolte nello sforzo bellico nazista e registrarono aumenti di
fatturato, grazie alle commesse della Wehrmacht. L'aumento del
giro d'affari fu possibile anche grazie all'uso di lavoratori
coatti (prigionieri di guerra e forzati), persone che furono
sottoposte al medesimo regime di lavoro vigente nelle imprese
tedesche. Le case madri svizzere erano a conoscenza del fatto che
le ditte impiegassero lavoratori coatti, ma non ci sono indizi a
sufficienza per dire che sapessero anche delle condizioni di
lavoro.
NEO-NAZISMO
Condanne alla banda di naziskin
Sette mesi dopo un'aggressione di una banda di naziskin ai danni
di un ragazzo greco in un locale di Monaco, due degli autori sono
stati condannati ieri dal tribunale regionale del capoluogo
bavarese. Uno dei due, 29 anni, è stato condannato a due anni e
quattro mesi di reclusione per gravi lesioni. Il tribunale ha
inoltre disposto il suo ricovero in una clinica psichiatrica.
L'altro imputato, 22 anni, è stato condannato a due anni con la
condizionale. A fine settembre saranno processati i due imputati
principali, una ragazza e il suo amico: per entrambi l'accusa è
tentato omicidio.