Un ideogramma per guarire
Per l'antica medicina cinese, nata
oltre tremila anni fa, la malattia è una disarmonia e il
sintomo l'effetto di uno squilibrio più generale e complesso.
LUCIO SOTTE
La medicina cinese si sta diffondendo sempre
più rapidamente e capillarmente in Italia, in Europa e negli
Stati Uniti. L'agopuntura è stata la testa d'ariete di questo
sfondamento in Occidente e, gradualmente, anche le altre
tecniche cinesi di terapia hanno iniziato a essere introdotte:
massaggio, moxibustione, ginnastiche mediche, dietetica e
farmacoterapia. Molti fattori hanno contribuito a
promuovere la conoscenza di questa medicina in Occidente, dopo
che per millenni è stata rinchiusa all'interno dei confini
cinesi. In primo luogo, la Cina ha gradualmente aperto le
sue frontiere nell'ultimo secolo. Questo fenomeno ha avuto
luogo non senza difficoltà e ostacoli (la guerra
sino-giapponese e la rivoluzione culturale hanno infatti
interrotto per anni questo processo), tuttavia, le modifiche
della politica interna cinese, le mutate condizioni
internazionali e il progresso dei mezzi di comunicazione
hanno, senza dubbio, avvicinato l'Estremo Oriente
all'Occidente. D'altra parte, il mondo occidentale ha forse
rivolto alle varie civiltà extra-europee uno sguardo scevro da
pregiudizi iniziando a scoprire e apprezzare gli apporti
positivi delle altre culture.
La "crisi" che la
medicina occidentale sta attraversando negli ultimi 15 anni è
il terzo fattore che ha promosso la conoscenza e la diffusione
della medicina cinese. Si tratta di una crisi positiva che
certamente ne promuoverà un ulteriore sviluppo. Analizziamone
brevemente la natura. Per secoli, per millenni, la medicina
praticata in Occidente è stata caratterizzata dal concetto
ippocratico di malattia. "Lo scopo della medicina - affermava
Ippocrate - è quello di estirpare la malattia". Si tratta di
una definizione al negativo che non si basa sull'idea di
salute, bensì su quella di evento patogeno. La stessa
nosografia occidentale mostra di essere influenzata da questa
impostazione quando fonda la classificazione della malattia
sul concetto di "lesione organica" o di "attacco patogeno di
microorganismi esterni all'uomo": cioè virus, batteri, funghi.
Le recenti acquisizioni della
psico-neuro-endocrino-immunologia (Pnei) hanno dimostrato che
l'evento morboso non è un fenomeno localizzato, ma deve essere
concepito come la conseguenza di uno squilibrio generale in
cui i fattori interni ed esterni agiscono attraverso
l'alterazione generale di complessi meccanismi omeostatici. La
gastrite non può più essere definita soltanto in base alle
lesioni organiche che colpiscono la mucosa dello stomaco così
come l'ulcera duodenale non equivale alla presenza di un
"viscere malato" in "un organismo sano". Ogni malattia, anche
se caratterizzata da una lesione organica specifica, deve
essere concepita come l'effetto locale di complessi squilibri
più generali di cui l'endocrinologia, la neurofisiologia e
l'immunologia fanno oggi intuire le caratteristiche. Occorre
dunque modificare il vecchio concetto di salute e di malattia
per poter iniziare a percorrere la nuova strada di progresso
della scienza medica occidentale.
Questo è il punto di
arrivo della medicina occidentale. Questo punto di arrivo è
stato, tremila anni or sono, il punto di partenza della
medicina cinese. Ciò giustifica la sua estrema attualità. Nel
Classico di Medicina Interna dell'Imperatore Giallo,
compilato in Cina in era pre-cristiana, si afferma che
"bisogna curare il malato e non la malattia". L'antica
concezione cinese di malattia, intesa come disarmonia,
squilibrio, che si pensava arcaica e limitativa, dimostra oggi
tutta la sua modernità. Secondo la teoria medica
estremo-orientale, "curare" equivale a "governare".
L'ideogramma "Zhi" esprime il significato dell'atto del
medico, il curare e, contemporaneamente, quello del lavoro del
funzionario dello stato, il governare. La medicina cinese è
dunque approdata in Occidente per tre fondamentali motivi:
l'apertura delle frontiere della Cina, l'atteggiamento di
maggior interesse nei confronti degli apporti positivi delle
culture extra-europee, la modernità del concetto di
salute-malattia su cui l'arte medica cinese si fonda. Si
tratta di un complesso sapere medico che comprende numerose ed
elaborate discipline. In primo luogo occorre ricordarne i
principi: la teoria yin-yang, quella dei cinque movimenti e
quella dell'energia e del sangue. Tali principi, formulati in
epoca precristiana, si mantengono intatti nel III millennio,
seppur rivisitati alla luce delle più moderne teorie
scientifiche. Sulla base di questi principi si fonda
l'anatomo-fisiologia che descrive le strutture-funzioni
principali dell'uomo: gli organi, i visceri e i meridiani
principali e secondari ad essi correlati. L'uomo è una
centrale energetica in cui gli apporti esterni forniti
dall'alimentazione e dalla respirazione vengono assimilati e
trasformati dagli organi e visceri e trasportati e distribuiti
in tutto il corpo dai vasi e dai
meridiani. L'eziopatogenesi affronta il problema delle
cause di malattia che agiscono, attraverso complessi
meccanismi, alterando la circolazione dell'energia e del
sangue e producendo gli squilibri che provocano l'evento
morboso.
La semeiologia e la diagnostica ci forniscono
i mezzi per interpretare segni e sintomi di malattia: occorre
ricordare l'importanza di due complesse metodiche diagnostiche
fornite dall'osservazione della lingua: la glossoscopia e
dalla palpazione dei polsi: la sfigmologia. Unendo segni e
sintomi di malattia e interpretandoli, si arriva alla clinica,
in cui i quadri di riferimento di sindromi specifiche
differiscono notevolmente da quelli in uso in Occidente. La
diversità nasce dall'approccio funzionale e globale della
medicina cinese che si oppone a quello organico e settoriale
di quella occidentale. Si potrebbe dire che la medicina cinese
fotografi la realtà dell'uomo con un grand'angolo mentre
quella occidentale la osserva con il teleobiettivo. Il primo
ha un'ottica allargata che tiene conto della totalità del
malato ed ha il limite di non cogliere i particolari, il
secondo mette a fuoco con profondità di campo gli elementi più
specifici dell'evento morboso con il difetto di perdere di
vista l'uomo nella sua integrità. Da questa diversità nasce
l'integrabilità delle due medicine che si completano a vicenda
proprio sulla base della differenza del loro metodo di
osservazione e analisi dell'uomo. Va sottolineato che le
due medicine osservano l'uomo differentemente perché
utilizzano due differenti sistemi di descrizione del reale che
possiamo in parte identificare con i due diversi metodi di
scrittura: grafemico e fonemico per l'Occidente e pittografico
e ideografico per la Cina. Non è un caso che l'Occidente
abbia usato l'alfabeto formato da segni (grafemi) che
corrispondono a dei suoni (fonemi) per de-scrivere la realtà:
ciò è in linea con il suo modello di pensiero che si fonda sul
metodo analitico e deduttivo. Si cerca di scomporre il reale
nei suoi elementi di base (atomo, cioè a-tomo: ciò che non può
essere ulteriormente diviso), di dedurre le leggi che reggono
il rapporto tra questi elementi e di dimostrare con il metodo
sperimentale l'applicabilità di queste leggi. Questo metodo è
applicato alla fisica così come alla medicina e la nostra
scienza medica è figlia di questo criterio di osservazione
sempre concentrato sull'analisi del particolare. Non è un
caso che l'Oriente abbia usato gli ideogrammi che sono dei
disegni o pittogrammi che esprimono e descrivono degli oggetti
e dei concetti ad essi associati: ciò è in linea con il
modello cinese di pensiero che si fonda sull'analogia e sul
simbolismo. Il reale viene conosciuto attraverso simboli
(ideogrammi) che suggeriscono per analogia dei concetti.
Questo metodo di conoscenza è applicato nella filosofia come
nella medicina e rende la scienza medica cinese attenta
all'idea che la salute dell'uomo sia non solo l'esito di un
buon equilibrio interno all'uomo, ma anche di una buona
combinazione e sintonizzazione del microcosmo umano con il
macrocosmo. A livello di terapia, la medicina cinese offre
un ampio ventaglio di possibilità utilizzate sempre in questa
ottica di riequilibrio: tecniche esterne, tecniche interne e
ginnastiche mediche. Tra le tecniche interne rientrano
l'agopuntura, la moxibustione, la coppettazione, il massaggio
e le metodiche più moderne di stimolazione dei punti di
agopuntura: l'elettroagopuntura, la magnetopuntura, la
laseragopuntura e la chemioagopuntura. La farmacologia e la
dietetica rappresentano invece, le terapie interne che in Cina
si utilizzano nel 65-70% dei casi, cioè in un'alta percentuale
di pazienti.
L'uso dei farmaci iniziò nel periodo degli
albori della civiltà cinese, anche se, come è accaduto per i
principi della medicina cinese e per l'agopuntura, la
farmacologia fu sistematizzata soltanto nel primo millennio
a.C., durante il regno degli Stati Combattenti e della
dinastia Han. Si tratta perciò di una tradizione antichissima
che si è perpetuata intatta fino a noi. La maggior parte delle
ricette cinesi ha una storia di secoli o di millenni che
garantisce la loro sperimentazione clinica ed il fatto che
siano state modificate nella maniera ottimale per aumentarne
l'efficacia e smorzarne i possibili effetti collaterali. Si
tratta di una farmacologia ben diversa da quella occidentale
in cui la stragrande maggioranza dei rimedi è di origine
recente e supera raramente i 40-50 anni di vita. Altri due
fattori determinano la differenza tra i nostri farmaci e
quelli cinesi: il principio di terapia utilizzato per
formulare la prescrizione e l'origine chimica o naturale dei
rimedi. Per poter impostare una prescrizione occorre aver
preventivamente stabilito la diagnosi di malattia. Abbiamo già
affermato che le sindromi della medicina cinese non si
sovrappongono a quelli occidentali. La logica conseguenza di
questo fatto è che non è possibile fare diagnosi utilizzando i
criteri occidentali e impostare la terapia con i farmaci
cinesi. Ma in cosa consiste questa differenza?
La si
può definire partendo da un antico concetto: quello della
"cima" e della "radice". La cima è il sintomo della malattia
che spinge il paziente a consultare il medico, la radice è lo
squilibrio generale che determina la comparsa del sintomo. La
cima è la malattia che il paziente ci racconta, la radice è il
paziente stesso, il malato. In questo senso la medicina cinese
è prevalentemente costituzionale e solo raramente sintomatica,
al contrario di quella occidentale che tende più
frequentemente ad affrontare il sintomo, tralasciando talora
l'aspetto diatesico della patologia. Rifacendoci all'esempio
citato in precedenza, potremmo affermare che lo scopo della
terapia della gastrite non è quello di curare lo stomaco
malato di un paziente che per il resto è sano, bensì quello di
trattare lo squilibrio generale che si concentra, si localizza
e si evidenzia a livello gastrico. Per ottenere questo
scopo è necessario indagare profondamente, facendo riferimento
ai principi generali dello yin e dello yang, dell'energia e
del sangue. La terapia cinese è prevalentemente
costituzionale; il suo scopo non è soltanto curativo, ma,
soprattutto ed eminentemente, preventivo. Curare le patologie
costituzionali equivale a riequilibrare, a prevenire la
malattia. L'aspetto preventivo della farmacoterapia cinese è
un ulteriore fattore che la distingue da quella occidentale e,
contemporaneamnete, la rende ad essa complementare. Un
antibiotico è in grado di trattare efficacemente un' infezione
batterica, ma è incapace di prevenire la recidiva; il farmaco
cinese può integrarlo per ottenere questo secondo scopo. I
rimedi cinesi provengono tutti dalla natura. Prevalentemente
vegetali e solo in piccola quota di origine minerale e
animale, i farmaci cinesi conservano queste loro
caratteristiche naturali anche nella modalità con cui vengono
preparati e somministrati. Il decotto rappresenta tutt'ora la
più efficace e più utilizzata forma di assunzione dei farmaci
perchè ne esalta la solubilità, l'assimilabilità, la
digeribilità e l'efficacia. Esistono molte altre presentazioni
tradizionali dei rimedi: pillole, tavolette, estratti
alcoolici, tinture e pomate. Anche in queste ultime, tuttavia,
i farmaci non vengono manipolati chimicamente, ma con metodi
naturali. E' questa un'ulteriore differenza tra la
farmacologia cinese e quella occidentale che, soprattutto
negli ultimi decenni, si avvale quasi esclusivamente di
prodotti di sintesi. L'Ephedra Sinica, un'erba utilizzata da
millenni in Cina per il trattamento delle patologie
respiratorie, contiene un importante principio attivo,
l'efedrina, un farmaco antiasmatico usato in Occidente. L'uso
dell'erba intera differisce da quello del suo principale
componente attivo per svariati aspetti. Il solo principio
attivo è più efficace nel trattamento dei fenomeni acuti,
tuttavia la pianta intera garantisce una maggiore
biodisponibilità e la diminuzione degli effetti tossici e
collaterali; contiene infatti moltissime sostanze che
tamponano e talora smorzano i principi attivi più potenti per
una sorta di armonia interna del vegetale. Ricordiamo
inoltre che, di norma, una ricetta cinese contiene dai 5 ai 10
componenti e solo raramente si scende al di sotto di questo
numero. L'uso di più sostanze è utile per trattare i vari
aspetti della malattia, per potenziare gli effetti di molti
farmaci, sfruttando il loro sinergismo d'azione, per eliminare
o smorzare al massimo gli effetti collaterali e tossici e per
promuovere l'assimilazione e la digestione del
preparato.
L'ultima determinante differenza tra i
farmaci cinesi e quelli occidentali consiste nella diversa
analisi delle loro caratteristiche e modalità d'azione. In
Occidente la farmacologia si fonda sullo studio biochimico,
molecolare, farmacodinamico e farmacocinetico di ogni rimedio.
Tremila anni or sono, quando fu compilato il Classico di
Materia Medica dell'Imperatore Shen Nong, non esistevano
le conoscenze biochimiche, fisiche e le indagini strumentali
necessarie a garantire queste ricerche moderne. I farmaci
furono comunque analizzati approfonditamente secondo criteri
più naturali che muovono dalla verifica degli effetti
energetici che ogni sostanza induce nel nostro organismo. Alla
base di tali criteri ci sono alcune proprietà tipiche di ogni
farmaco: il sapore, la natura, il tropismo etc. Siamo
medici occidentali e viviamo nel XX secolo, perciò è doveroso
promuovere tutte le più moderne ricerche clinico-sperimentali
sui rimedi classici cinesi; tutto ciò, tuttavia, non deve e
non può cancellare tre millenni di storia medica. La mia
esperienza nel settore della medicina cinese applicata in
Occidente mi suggerisce che sia possibile un'integrazione con
la biomedicina anche perché, partendo da modelli di pensiero
differenti, questedue scienze mediche non solo non si
escludono a vicenda, ma anzi spesso tendono ad integrarsi.
Tale integrazione che inizia nel settore medico è un solo un
primo passo verso un'integrazione di culture e di sistemi di
pensiero che sfortunatamente fino ad ora si sono generalmente
scontrati e solo nelle migliori occasioni si sono ignorati a
vicenda.
(3/continua)
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