19 Luglio 2001
 
 
  HOME PRIMA PAGINA
In viaggio tra indiani e rom
Sul primo treno da Roma. Troppo tranquillo per essere vero
C.GUB. - GENOVA

Il "treno per liberare Genova" parte da Roma alle 11.30, che poi sono le 12.00, che poi sono le 12.53. Alla stazione Termini neanche un poliziotto, né un controllo o qualcuno che faccia finta di mettere ordine. Niente di niente. L'altoparlante annuncia il "treno solo per i manifestanti diretti a Genova" sul binario 1. E lì si concentrano studenti, immigrati, tute bianche e "cani sciolti".
L'età media è bassa ma non mancano signore e signori muniti di zainoni e scorte d'acqua. La vera sorpresa è il treno: bello, pulito, moderno e con tanto di aria condizionata. C'è pure la prima classe che va subito esaurita, molti si sposteranno "almeno per vederla". Ci sono anche gli immigrati dell'India e del Bangladesh dell'Associazione Duhmcadu. E quasi all'ultimo arriva la ciliegina sulla torta: una ventina di Rom del campo romano di Tor de Cenci. Donne, uomini e soprattutto bambini, il più piccolo ha tre anni. Hanno portato la bandiera del popolo Rom, quella con la ruota. "L'abbiamo cucita noi - racconta Alid -, volevamo farle con tutti i simboli ma non c'era tempo".
Il treno parte con 530 persone. Negli scompartimenti si sta larghi e c'è chi si stende subito a dormire: via le scarpe e il giornale sotto la testa. Per tutto il viaggio è un via vai da un vagone all'altro, chi per cercare un amico chi per assicurarsi che tutto fili liscio. Tra mille sigarette accese suona qualche rara chitarra.
Perché andate a Genova? "Le decisioni dei G8 ricadono concretamente sulle nostre vite", riponde Francesco dei Giovani comunisti -. Azzeramento del potere d'acquisto, svuotamento degli organismi democratici: io vado a Genova per riappropriarmi del mio futuro". Poi ripete tutto imitando la Bertinotti: da premiare. C'è anche David, che ha portato con sé la bandiera italiana "per riportare la Costituzione laddove è stata sospesa". Sul tema ha anche scritto una lettera al presidente della Repubblica: "La chiusura della zona rossa è una questione gravissima", dice David, poi si scatena il dibattito sulla blindatura di Genova.
Sono tutti un po' inquieti anche per l'estrema tranquillità del viaggio: arrivo in perfetto orario, nessuna fermata immotivata. Cosa si cela dietro tanta calma? "E' perché siamo il primo treno", azzarda qualcuno. "Si faranno sentire in piazza", commenta un altro. A un certo punto però monta la psicosi del controllo di polizia: sul treno c'è solo qualche casco e qualche scudo di plexiglas, però qualcuno pensa di chiudere la porta con lo scotch. Il problema è la prima classe che ha le porte automatiche, il capotreno - genovese, molto simpatizzante - si impunta: "E se scoppia un incendio?". I Rom cominciano ad avere paura: "Ci sono i bambini!", ma loro sono contentissimi. E un ragazzino rassicura la mamma: "Il 19 è tranquillo, i problemi semmai sono il 20".

PRECEDENTE INIZIO SUCCESSIVO HOME INDICE