12 Luglio 2001
 
 
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Consulta per i rom
Napoli, Iervolino dice sì alle associazioni
MARIELLA PARMENDOLA - NAPOLI

Quel campo a Secondigliano non piace neppure a lei. Il sindaco di Napoli avrebbe preferito un'altra soluzione per i rom della sua città. Costretti a vivere in un ghetto costruito per mille persone ai margini del capoluogo campano, isolati da tutto. "Un ghetto da chiudere trovando per i 750 nomadi delle vere case, magari in condomini di quartieri popolari", è la proposta contenuta in un appello firmato da associazioni, professori universitari, la Nidil-Cgil e Rifondazione comunista. Firme raccolte nell'arco di una settimana dai ragazzi del Compare, l'associazione che per prima ha pensato di indirizzare una lettera aperta al primo cittadino di Napoli. Una lunga lettera, quasi un racconto, preparato per spiegare come la coabitazione nel megacampo di Secondigliano stia provocando una guerra dai contorni preoccupanti. Una faida che conta già le prime vittime: una famiglia di origine musulmana fuggita da Napoli per le minacce di morte ricevute dai rom cristiano-ortodossi. Spinti dall'emozione provocata della fuga dei Dobreva, cinquanta persone arrivate dall'ex Jugoslavia in Italia dieci anni fa, i ragazzi dell'associazione napoletana hanno messo in moto un processo di più ampio respiro. Volevano smuovere le acque per ottenere il ritorno degli amici musulmani, ma forse hanno ottenuto di più. L'appello, sottoscritto anche da Legambiente, Mani Tese e Attac, doveva sancire l'inizio di una battaglia, ingaggiata per far passare la loro proposta. Invece la battaglia non c'è stata. Rosa Russo Iervolino ha ascoltato con preoccupazione la storia della famiglia Dobreva, ma soprattutto ha preso nota, punto per punto, delle soluzioni avanzate dal gruppo di firmatari. La sindaca si è da subito dichiarata contraria ai megacampi e si è impegnata a creare le condizioni per il rientro in città della comunità musulmana. Un obiettivo da raggiungere anche per dare un segnale al gruppo di rom che sta applicando nel campo la legge del più forte. "Siamo in contatto con i Dobreva - spiega Ciro del Compare - alla famiglia abbiamo detto della disponibilità del sindaco, ma sarà difficile convincerli a tornare, hanno troppa paura".
Molto più ottimistiche sono, invece, le previsioni sul resto delle cose da fare. L'incontro si è concluso, infatti, con un verbale ricco di iniziative. Lo strumento per passare alla fase operativa sarà una Consulta permanente, convocata dalla sindaca in tempi rapidi. Ne faranno parte i firmatari dell'appello e i rappresentanti del comune di Napoli, insieme per elaborare piccoli insediamenti abitativi e progetti per l'inserimento dei nomadi nel mondo del lavoro. Nel frattempo Rosa Russo Iervolino si è anche impegnata a convocare il Comitato consultivo per il campo di Secondigliano, una struttura che, in un anno di vita, si è riunita tre volte. Troppo poco se si considera che il comitato dovrebbe avere il compito di monitorare le attività del campo, controllando che tutto funzioni secondo le regole dell'autogestione. Regole di convivenza che, certo, non prevedono il ricorso a minacce di morte e violenze come quelle subite dai Dobreva.

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