Un anno a Recoba per i passaporti
falsi Assolto Veron, multe e inibizioni per le società
coinvolte. Napoli e Reggina sul piede di guerra
Squalifiche e inibizioni più o meno lunghe,
multe miliardarie, ma nessuno stravolgimento del campionato.
Così ieri la Commissione Disciplinare ha deciso di risolvere
lo scandalo dei passaporti falsi che da quasi un anno teneva
in scacco il calcio italiano. Le sentenze del processo
sportivo hanno confermato in sostanza la linea sanzionatoria
indicata dalle richieste del procuratore federale Porcueddu,
senza però calcare troppo la mano in modo da evitare il
ricorso alla magistratura ordinaria da parte delle società
coinvolte. A pagare il prezzo più alto sono stati, come
previsto, i giocatori: tutti squalificati, tranne l'argentino
della Lazio Veron per il quale la Disciplinare ha ritenuto
"non pienamente provata" la consapevolezza dell'utilizzo di
alcuni documenti falsi per ottenere la cittadinanza italiana.
Gli altri invece sapevano senza alcun dubbio di essere in
possesso di passaporti irregolari: dunque un anno lontano dai
campi di gioco per l'interista Recoba, per il milanista Dida,
per i romanisti Fabio Junior e Bartelt, per i brasiliani
dell'Udinese Alberto, Warley, Jorginho e Da Silva e per i
vicentini Jeda e Dedè. Sentenze più miti (sei mesi) per i
ragazzini africani della Sampdoria (Francis Zè, Job e Mekongo)
che secondo i giudici sono stati oggetto di una vera e propria
"tratta" e che hanno collaborato sin dall'inizio per chiarire
le imprecisioni nei loro documenti. Tutte e sette le
squadre sotto processo sono state multate per responsabilità
oggettiva: tre miliardi per l'Udinese, due per Inter e Lazio,
uno e mezzo per la Roma e uno per Milan, Vicenza e Sampdoria.
L'accusa aveva chiesto qualcosa in più in termini economici,
ma l'importante per le società era evitare le temutissime
penalizzazioni richieste invece dalle squadre retrocesse in
serie B. Proprio su questo versante potrebbe scatenarsi nei
prossimi giorni l'ennesima guerra: il Napoli ha già annunciato
il ricorso in Lega per ottenere la penalizzazione (e quindi la
retrocessione) di Inter, Vicenza e Udinese, farà ricorso alla
Caf contro la sentenza della Disciplinare e non esclude di
rivolgersi al Tar qualora nessuno voglia dar retta al club
partenopeo. Sulla stessa lunghezza d'onda la Reggina che, dopo
aver perso lo spareggio salvezza col Verona, ha condannato le
sentenze di ieri come "sanzioni inadeguate ai fatti che
mettono in discussione la credibilità del sistema",
annunciando le "opportune impegnative nelle sedi
competenti". La Disciplinare ha inoltre punito diversi
dirigenti di serie A coinvolti nello scandalo dei passaporti,
infliggendo un anno di inibizione a Lele Oriali (direttore
tecnico dell'Inter), Franco Baldini (Roma), Felice Pulici
(Lazio) e Rinaldo Sagramola (Vicenza). Due anni invece per il
presidente dell'Udinese, Gino Pozzo. Indipendentemente dalle
iniziative di Napoli e Reggina, è probabile che giocatori,
società e dirigenti condannati ieri facciano ricorso alla Caf
per veder ridotte le loro pene.
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