Il 19 luglio per le vie di Genova sfileranno
anche i rifugiati politici. Una condizione, quella dei
rifugiati, che nella "civile" Europa incontra ancora ostacoli
insormontabili, dando vita a forme di esclusione poco
conosciute ma gravemente lesive dei diritti umani. L'esempio
forse più eclatante è quello della Germania, dove i rifugiati
politici sono costretti all'"obbligo di residenza". Ne
parliamo con Gaston, camerunense e rifugiato politico in
Germania, dell'associazione The Voice. Gaston è stato a
Genova pochi giorni fa pe preparare una clamorosa azione di
disobbedienza civile: alcuni richiedenti asilo passeranno la
frontiera per manifestare a Genova. Violando la legge che li
obbliga a risiedere nella struttura di
"appartenenza".
Qual è la situazione dei rifugiati politici in Germania?
In Germania esiste una legge che non esito a comparare
all'"apartheid" in Sudafrica. I richiedenti asilo non hanno il
diritto di uscire dalla città in cui sono registrati, e devono
vivere in alcune "case" che di solito sono situate lontano dal
centro della città, escludendoli di fatto dalla vita civile a
volte per anni. Noi crediamo che la libertà di circolazione
non sia negoziabile, dovrebbe essere garantita da ciascuna
società democratica perché è alla base dello sviluppo
dell'essere umano. "Ciascun uomo ha il diritto alla libera
circolazione e alla libera scelta del suo luogo di residenza
all'interno di un paese", lo stabilisce la Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo.
Concretamente in cosa consistono i controlli a cui siete
sottoposti?
Sono controlli continui, umilianti, sia dal punto di vista
fisico che psicologico. Prima di tutto vengono aperti dei
dossier su ciascun richiedente asilo, neanche fosse un
criminale. Vengono prese le impronte digitali e la polizia ha
sempre il diritto di penetrare nei suoi spazi privati. Il
diritto alla privacy non esiste. E poi durante i controlli
accadono cose terribili: alcune persone vengono prese a botte,
tutte le volte ci dobbiamo spogliare, ci vengono infilate le
dita nella gola e nell'ano. E' qualcosa di intollerabile, ma
tutto questo è protetto da una legge dello stato.
Cosa succede se un richiedente asilo decide di allontanarsi
dalla città di residenza?
La condanna in genere è a un anno di reclusione e al
pagamento di 5 mila marchi (circa 5 milioni di lire,
ndr), se non ce lo possiamo permettere dobbiamo
"risarcire" lo stato con il nostro lavoro. Una sorta di
schiavitù istituzionalizzata: quasi nessuno può pagare
l'ammenda. Il richiedente asilo, infatti, non può lavorare e
la quota che viene elargita dallo stato ogni mese è pari a 80
marchi (80 mila lire ndr).
Non ci sono mobilitazioni di protesta in Germania?
Molti tedeschi neanche sanno che esiste questa legge,
approvata solo nell'82, bisogna mettere in piedi una grande
campagna di sensibilizzazione. Il G8 è un'occasione molto
importante, per questo saremo a Genova. Intanto chi vuole
informazioni può scrivere all'indirizzo
the_voice_jena@gmx.de.
Siete consapevoli che alla frontiera potrebbero bloccarvi?