28 Giugno 2001
 
 
La lunga marcia dei rifugiati
In tanti arriveranno dalla Germania. Costretti a disobbedire
CI. GU.

Il 19 luglio per le vie di Genova sfileranno anche i rifugiati politici. Una condizione, quella dei rifugiati, che nella "civile" Europa incontra ancora ostacoli insormontabili, dando vita a forme di esclusione poco conosciute ma gravemente lesive dei diritti umani. L'esempio forse più eclatante è quello della Germania, dove i rifugiati politici sono costretti all'"obbligo di residenza". Ne parliamo con Gaston, camerunense e rifugiato politico in Germania, dell'associazione The Voice. Gaston è stato a Genova pochi giorni fa pe preparare una clamorosa azione di disobbedienza civile: alcuni richiedenti asilo passeranno la frontiera per manifestare a Genova. Violando la legge che li obbliga a risiedere nella struttura di "appartenenza".

Qual è la situazione dei rifugiati politici in Germania?

In Germania esiste una legge che non esito a comparare all'"apartheid" in Sudafrica. I richiedenti asilo non hanno il diritto di uscire dalla città in cui sono registrati, e devono vivere in alcune "case" che di solito sono situate lontano dal centro della città, escludendoli di fatto dalla vita civile a volte per anni. Noi crediamo che la libertà di circolazione non sia negoziabile, dovrebbe essere garantita da ciascuna società democratica perché è alla base dello sviluppo dell'essere umano. "Ciascun uomo ha il diritto alla libera circolazione e alla libera scelta del suo luogo di residenza all'interno di un paese", lo stabilisce la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Concretamente in cosa consistono i controlli a cui siete sottoposti?

Sono controlli continui, umilianti, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Prima di tutto vengono aperti dei dossier su ciascun richiedente asilo, neanche fosse un criminale. Vengono prese le impronte digitali e la polizia ha sempre il diritto di penetrare nei suoi spazi privati. Il diritto alla privacy non esiste. E poi durante i controlli accadono cose terribili: alcune persone vengono prese a botte, tutte le volte ci dobbiamo spogliare, ci vengono infilate le dita nella gola e nell'ano. E' qualcosa di intollerabile, ma tutto questo è protetto da una legge dello stato.

Cosa succede se un richiedente asilo decide di allontanarsi dalla città di residenza?

La condanna in genere è a un anno di reclusione e al pagamento di 5 mila marchi (circa 5 milioni di lire, ndr), se non ce lo possiamo permettere dobbiamo "risarcire" lo stato con il nostro lavoro. Una sorta di schiavitù istituzionalizzata: quasi nessuno può pagare l'ammenda. Il richiedente asilo, infatti, non può lavorare e la quota che viene elargita dallo stato ogni mese è pari a 80 marchi (80 mila lire ndr).

Non ci sono mobilitazioni di protesta in Germania?

Molti tedeschi neanche sanno che esiste questa legge, approvata solo nell'82, bisogna mettere in piedi una grande campagna di sensibilizzazione. Il G8 è un'occasione molto importante, per questo saremo a Genova. Intanto chi vuole informazioni può scrivere all'indirizzo the_voice_jena@gmx.de.

Siete consapevoli che alla frontiera potrebbero bloccarvi?

Noi stiamo arrivando a Genova in modo trasparente, aperto. La nostra è una battaglia per la libertà degli individui, che chiede il rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dai paesi europei. Per questo chiediamo alla polizia di essere con noi, siamo noi quelli dalla parte della legge.