il manifesto - 12 Dicembre 2003
«Un kamikaze a Modena, anzi no»
Un giordano si fa esplodere in auto vicino alla sinagoga. Suicidio. Giovanardi eccita gli animi
ALESSANDRO MANTOVANI
Chissà cosa pensava, Muhammad. Chissà cosa aveva in mente quando ha deciso di darsi fuoco e di saltare in aria con la sua auto a gas proprio lì, accanto alla sinagoga di Modena, all'alba di ieri. I pochi che lo conoscevano raccontano che il giovane giordano era disperato, che aveva fatto l'operaio e il facchino ma era rimasto senza lavoro. Che era depresso, assisitito dai servizi sociali, e mille volte aveva minacciato di farla finita. A tormentarlo era anche quel maledetto permesso di soggiorno: sarebbe scaduto il 14, tra due giorni. Al Khatib Muhammad Shafiq Ahma, nato a Kuwait City alla vigilia del Natale del `69, ha messo fine in modo drammatico a una vita dura. Era in Italia da dieci anni o giù di lì, a quanto pare senza parenti. Qualcuno dice che era «fuori di testa», le ragioni di chi si toglie la vita non sono mai facili da esplorare. Certo non si è trattato un atto terroristico, questo la polizia l'ha detto subito e i magistrati della procura modenese l'hanno confermato «al 90 per cento». La figura peggiore l'ha fatta il ministro Giovanardi, modenese, che senza attendere gli accertamenti ha cominciato a straparlare all'Ansa come se la sinagoga fosse stata il bersaglio di un inaudito attentato suicida sul territorio italiano. E un pazzo isolato per certi versi fa più paura di Al Qaeda. Al Viminale, dove cercavano di scongiurare un delirio mediatico sul «kamikaze», se avessero potuto avrebbero arrestato Giovanardi.

E' vero però che Muhammad ha scelto la sinagoga per esplodere sulla sua Peugeot 205. Forse l'ha fatto in modo consapevole, quasi con un gesto dimostrativo. Anche la polizia e il procuratore aggiunto di Modena, Manfredi Luongo, pensano che Muhammed abbia voluto in qualche modo «offendere» quel luogo di culto.

Per arrivare su piazza Mazzini dove si affaccia il tempio ebraico, il giovane ha imboccato contromano via Blasia, l'unica strada che consente di eludere la sorveglianza della polizia. Ma non c'è arrivato, sulla piazza. I due agenti di guardia - raccontano in questura - hanno visto la macchina, il fumo che usciva dal finestrino e le fiamme che avvolgevano il ragazzo alla guida. Si sono precipitati con l'estintore, hanno rotto il vetro posteriore, hanno cercato di spegnere l'incendio. Gli hanno gridato di uscire, l'hanno sentito che piangeva: qualche testimone si è svegliato così, con le grida concitate dei poliziotti. Le fiamme però divampavano, gli agenti sono scappati. Girato l'angolo hanno sentito il botto: è saltato in aria il serbatoio del gpl, erano le cinque meno dieci del mattino. Lo spostamento d'aria nella strada stretta dell'ex ghetto ha fatto cadere i vetri della sinagoga e divelto le saracinesche. Il corpo era carbonizzato.

In procura il fascicolo è aperto per attentato ma è una scelta meramente tecnica. A bordo dell'auto non c'erano esplosivi né (pare) liquidi infiammabili, a quell'ora era tutto deserto e certo non voleva fare una strage, a casa del ragazzo la polizia non ha trovato nulla che facciapensare al terrorismo. Un giovane marocchino che ha vissuto con lui negli ultimi tempi ha raccontato della sua depressione e del momento durissimo che attraversava, tutte informazioni confermate dai servizi sociali. Risulta denunciato per rissa, incensurato. Si dice, per quel che conta, che non era un musulmano osservante, alla moschea non lo conoscono.

La tensione in città è salita ma non troppo. Prefetto e sindaco hanno cercato di calmare gli animi, i più agitati erano esponenti del Pdci e di Forza Italia in polemica su Israele. Le forze politiche hanno espresso solidarietà agli ebrei. E la tensione trapela dal comunicato della comunità israelitica: la presidente Sandra Eckert manifesta «dolore per quanto avvenuto e per l'offesa arrecata alla sinagoga. E' emblematico che il gesto estremo di una persona disperata sia avvenuto a fianco della sinagoga». E' preoccupato anche Kalid Dalussi, portavoce di un'associazione islamica locale, che offre solidarietà agli ebrei e lancia «un messaggio di pace e tolleranza. E' un episodio isolato - dice - che però rischia di vanificare i rapporti di rispetto e convivenza che esistono da sempre a Modena».