il manifesto - 15 Ottobre 2003
IMMIGRATI
L'Ue consiglia il voto
Per l'Europa il voto agli immigrati è auspicabile Ma è solo un'indicazione che non ha valore impegnativo
ALBERTO D'ARGENZIO
BRUXELLES
L'Udc chiama in causa l'Europa per il voto agli immigrati, l'Europa simpatizza ma rimanda la questione al mittente: Bruxelles non può far nulla, manca la base legale. In sostanza gli stati hanno deciso di fare da soli in materia ed è inutile che adesso invochino la capitale comunitaria, che in verità sarebbe ben contenta di poter partecipare a questa battaglia di civiltà. Lunedí tre eurodeputati dell'Udc presentavano a Strasburgo una proposta di risoluzione in cui si chiedeva alla Commissione europea di lavorare per uniformare «il diritto di voto alle elezioni amministrative per i cittadini di paesi terzi che dispongano di diritto di soggiorno o residenza». Una buona operazione con duplice fine: trovare un padrino continentale per una giusta causa che non piace alla Lega e piazzare la Commissione di Romano Prodi tra i litiganti della maggioranza di governo. Ieri Bruxelles si diceva assolutamente d'accordo con l'obiettivo: «L'esecutivo comunitario - assicurava Pietro Petrucci, portavoce di António Vitorino, Commissario alla giustizia ed affari interni - ritiene che il diritto di voto alle elezioni locali ed amministrative sia uno degli strumenti più efficaci per l'integrazione», ma non può far nulla. Nulla perchè la Commissione non ha il mandato legale per attuare in questa materia e non ce l'avrà nemmeno in futuro: «anche se le Commissione ha espresso con chiarezza la nozione di cittadinanza, che include il riconoscimento dei diritti civili e politici agli immigrati legali di lunga durata, tale principio non è stato ripreso nella bozza di Costituzione e questo priva la Commissione di una base legale per legiferare su questo tema». E conviene sottolineare che Fini (e con lui Follini), che ha il merito oggi di cercare di inserire la questione del voto agli immigrati nell'agenda politica del governo, è stato per 16 mesi nel presidium della Convenzione che ha disegnato la Costituzione senza sollevare la questione delle competenze in materia di immigrazione ed integrazione (e che l'Italia da mesi stà bloccando la direttiva europea sul razzismo e la xenofobia).

La Commissione non ha una base legale per agire ma, oltre a dare un giudizio positivo, assicura «che la battaglia è già vinta», con buona pace di Bossi e soci. Guardando alla mappa d'Europa, già in 8 paesi su 15 gli immigrati di lunga durata hanno diritto al voto alle elezioni amministrative, in 4, Italia, Belgio, Grecia e Lussemburgo, esistono le basi giuridiche per concedere il voto ma fino ad ora è mancata la volontà politica (in Belgio il dibattito continua da anni) mentre in Francia, Germania ed Austria la Costituzione impedisce agli immigrati di andare alle urne, ma è anche vero che la Magna Charta si può emendare. Il portavoce di Vitorino conclude con ottimismo, «il diritto di voto si stà espandendo per contagio tra i paesi». Per ora in Italia il contagio ha colpito metà maggioranza, l'altra è fin troppo vaccinata.