il manifesto - 15 Ottobre 2003
Lavoratori utili, cittadini «inopportuni»
Nel vicentino crescono le richieste di cittadinanza di migranti. Respinte da Roma
PAOLA BONATELLI
VERONA
Parte da Arzignano, nella valle del Chiampo (Vicenza) polo mondiale della lavorazione delle pelli con un fatturato annuo di 3 miliardi di euro, l'ultima battaglia per i diritti dei migranti. Qui, dove è altissima la percentuale dei lavoratori stranieri - nel settore conciario (8.000 addetti) sono quasi metà del personale e in alcuni laboratori il 100% - sono gli amministratori in prima persona a prendere l'iniziativa. Il «casus belli» sta nelle numerose istanze di richiesta di cittadinanza italiana rimandate al mittente con il parere negativo del ministero dell'interno. Con una particolarità: la firma in calce a tutti i dinieghi è del sottosegretario leghista agli interni Maurizio Balocchi. «Stiamo parlando di cittadinanza negata» - spiega il sindaco Gianfranco Signorin, che con l'assessore all'immigrazione Paolo Cassan ha firmato una lettera di denuncia inviata a Ciampi e ad altri esponenti politici. Negli ultimi dodici anni sono state circa 140 le cittadinanze (e quindi i diritti di voto) conferite ad immigrati residenti nel nostro territorio. Atti doverosi, sbocchi naturali di una consolidata permanenza in città e di una appartenenza ritrovata; qui, su 24.164 abitanti, il 13,5% , cioè 3.282 cittadini, sono immigrati.

«Da qualche mese però - riferisce Signorin, che guida una giunta di centrosinistra - le cose sono cambiate. Alcune istanze sono state respinte non per motivi formali, di incompletezza o iter errato, ma con valutazioni di opportunità». In sostanza «ci si richiama ad una sorta di tutela dell'interesse pubblico per evitare che `l'introduzione a titolo stabile di un soggetto nell'ordinamento nazionale non procuri allo stesso danni o lacerazioni'. Appare chiaro che si vogliono inserire elementi di sfiducia e di impoverimento nel rapporto tra immigrati e istituzioni, che vadano a minare la convivenza serena che qui siamo riusciti a costruire. Chiediamo quindi al presidente della repubblica - conclude il sindaco - perché è lui che firma le cittadinanze, di farsi garante perché il senso alto delle istituzioni e l'autorità morale di chi se ne fa degnamente sintesi ed espressione non venga intaccato da provvedimenti come questi».

La battaglia degli amministratori di Arzignano, «esempio di buona gestione dell'accoglienza» - come riconosce Silva Costa, consigliera del Cnel, il Comitato nazionale dell'economia e del lavoro - piomba diritta nel dibattito scatenato dalla proposta di voto ai migranti portata avanti dal vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. Mentre i Verdi, con Gianfranco Bettin in regione e Luana Zanella in parlamento, prendono immediatamente posizione presentando interrogazioni sulla vicenda, la Lega chiede le dimissioni dell'assessore Cassan e riempie Arzignano di volantini in cui riporta la notizia della presenza in Veneto di «cellule terroristiche» legate ad al Qaeda: «Caro sindaco Signorin: li facciamo votare quei signori?» Nulla di strano. Se i migranti votassero, in alcuni comuni della Val del Chiampo come S. Pietro Mussolino o Altissimo, dove sembra di stare in Punjab, quelli della Lega se la vedrebbero proprio brutta.