il manifesto - 14 Ottobre 2003
Sicilia pronta al diritto di voto
An e Udc già al lavoro con il placet del presidente Cuffaro. La Cgil: «Pensiamo anche ai diritti sociali»
ALFREDO PECORARO
PALERMO
In linea di principio l'accordo c'è ed è trasversale. In Sicilia, la proposta di Gianfranco Fini di estendere il diritto di voto agli immigrati, sta facendo breccia fra gli ex dc e nel centro-sinistra. Piace all'Udc e piace anche a Ds, a Rifondazione comunista e alla Cgil, che rilancia, chiedendo alla regione di legiferare anche sui diritti di cittadinanza degli stranieriche vivono e lavorano in Sicilia. E piace anche al presidente della giunta, Salvatore Cuffaro (Udc), che ieri si è impegnato in prima persona a portare avanti le iniziative di legge necessarie. Il primo atto porta la firma di Guido Lo Porto, per quarant'anni alla guida di An nell'isola, oggi presidente dell'Assemblea regionale siciliana. Forte del suo ruolo istituzionale, Lo Porto ha dato mandato ai funzionari dell'ufficio legislativo studi e documentazione dell'Ars di valutare il percorso da seguire. An nell'isola ha deciso di muoversi a prescindere dai pruriti e dalle pressioni politiche che il Carroccio potrà fare su Berlusconi per tenere a bada gli alleati.

Con lo Statuto siciliano che concede autonomia alla Regione sugli enti locali, i costituzionalisti stanno verificando due strade: la presentazione di un disegno di legge che segua il percorso ordinario per concedere subito agli immigrati il diritto di voto e la stesura di un disegno di legge voto nel caso in cui serva una modifica alla Costituzione, da portare in parlamento. «E' giusto che gli immigrati regolari in Sicilia possano votare per scegliere sindaci e presidenti di provincia - dice Lo Porto - Il problema sollevato da Fini è reale e permetterà una maggiore integrazione. E visto che la Sicilia ha potestà primaria in tema di legislazione degli enti locali, chiederò al mio gruppo di predisporre un ddl ad hoc, in maniera che in quest'isola, crocevia nel Mediterraneo di culture, costumi e religioni, terra di emigrati prima ancora che di immigrati, sia presto realizzata questa norma di civiltà». Parole condivise da Cuffaro che ha messo al lavoro anche il suo staff di giuristi e tecnici, guidati dal costituzionalista Giovanni Pitruzzella che sta esaminando le recenti modifiche al titolo V della Costituzione per capire in che modo la Regione potrà impostare il ddl e soprattutto se la strada dell'autonomia è percorribile. «I tempi per il voto agli immigrati sono maturi - anticipa Cuffaro - come dimostra il vertice del Wto a Cancun da dove è emersa l'esigenza di conciliare lo sviluppo con la valorizzazione delle risorse del sud del mondo e l'integrazione culturale fra popoli diversi». E allo scalpitante Bossi, che da queste parti è meno mefistofelico che altrove, il governatore manda un messaggio netto: «La scelta della Sicilia è in linea con il progetto federalista che il ministro Bossi sta portando avanti».

Fra buone intenzioni politiche e questioni giuridiche, c'è anche il primo atto concreto. E porta la firma del comune di Delia, piccolo centro in provincia di Caltanissetta, dove la giunta ha approvato lo schema di statuto che prevede il diritto di voto attivo e passivo per gli immigrati. A capo di un esecutivo di centrosinistra, il sindaco Gioacchino Di Maria si dice sicuro che il provvedimento passerà anche in consiglio: «L'opposizione è rappresentata solo dall'Udc - spiega - che a livello nazionale sostiene l'iniziativa». Del sostegno degli ex dc, che in Sicilia contendono la leadership a Forza Italia nella Casa delle libertà, è certo anche Lillo Speziale, presidente del gruppo parlamentare dei Ds all'Ars. «Finalmente - dice - anche alcuni settori del centrodestra dimostrano di voler affrontare un tema importante, che da tempo è nella nostra agenda politica». I Ds vanno oltre e scendono nel dettaglio, puntando su un testo che preveda il voto per gli immigrati regolarmente residenti da cinque anni, la possibilità per gli stranieri regolari di presentare petizioni al Parlamento regionale e di votare referendum nelle materie di autonomie locali.

Spetta alla Cgil dare contenuti alla questione dei diritti per gli immigrati. Il sindacato chiede al governo Cuffaro di partire da alcune questioni. «Il problema vero è il diritto alla cittadinanza - avverte Giovanna Cento, responsabile regionale della Cgil per l'immigrazione - La regione affronti legiferi in materia di diritto alla salute per tantissime persone che vivono in condizioni disagiate, il diritto all'istruzione di bambini e adolescenti e il diritto alla casa». E Francesco Forgiane, capogruppo di Prc all'Ars, «assieme al diritto di voto», suggerisce alla Regione di «porre fine ad una delle vergogne nazionali: i Cpt, i Centri di permanenza temporanei che rappresentano la trasformazione dell'accoglienza in prigione».