il manifesto - 11 Ottobre 2003
L'Ulivo comincia a crederci
Amos Luzzatto: «L'atto politico più importante dopo Fiuggi». Centrosinistra cauto, ma pronto a vedere
ANDREA GAGLIARDI
«E' forse l'atto politico più importante che fa seguito alle enunciazioni di principio che da Fiuggi in poi rappresentavano più che altro un impegno per l'avvenire». E' un'apertura di credito quella di Amos Luzzatto nei confronti di Gianfranco Fini: «E lo apprezziamo soprattutto nella nostra qualità di emigranti di vecchia data sia come ebrei sia come italiani - prosegue il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche - Si tratta di un atto che certamente non può annullare le differenze che intercorrono fra destra e sinistra, ma che prospetta la possibilità di un linguaggio comune soprattutto per quanto riguarda il concetto più generale di cittadinanza ed è un linguaggio comune che dovrà portare a un confronto politico fra una destra e una sinistra democratiche». E in effetti, dopo lo stupore è il tempo del dialogo anche per l'Ulivo sulla proposta di voto per gli immigrati. «La destra è in crisi - è la linea comune dei leader del centrosinistra - ma noi abbiamo tutto l'interesse a confrontarci su un tema che ci sta a cuore». Restano sotto traccia l'imbarazzo di doversi misurare con An, nonché la convinzione che quella di Fini sia una mossa strumentale per recuperare centralità politica e ridimensionare la Lega. Il leader dei Ds Piero Fassino assicura comunque che da parte della Quercia «non ci sarà nessuna reazione di arroccamento». E ricorda che il suo partito ha già presentato una proposta di legge. Poi incalza Berlusconi e lo invita a non rimandare il problema con la scusa che bisogna affrontarlo in sede europea. «E' lui il presidente di turno dell'Ue - argomenta Fassino - proponga perciò di inserire nella Costituzione europea il diritto di cittadinanza civica per gli extracomunitari che vivono e lavorano legalmente nel nostro continente». Quella della «cittadinanza civica» è una proposta che prevede il diritto di voto alle amministrative per chi risiede da cinque anni in uno dei Paesi europei, pagando le tasse. «È un diritto - ricorda la ds Livia Turco - che il parlamento europeo ha recentemente riconosciuto in una risoluzione ad hoc. Senza contare poi il fatto che molti paesi europei, tra cui la Spagna, hanno concesso il voto agli immigrati senza bisogno di invocare l'Europa». Un invito alla concretezza viene dal presidente dei Ds. Massimo D'Alema vuole approvare al più presto in parlamento la legge e incita a superare gli steccati: «Passiamo dalle parole ai fatti. La nostra proposta c'è già, An ha annunciato la sua. Se Fini è d'accordo c'è una maggioranza in parlamento».

Più scettico, ma altrettanto disponibile, il leader della Margherita Francesco Rutelli: «Se quella sull'immigrazione è una proposta seria siamo pronti a discuterne, se è solo un teatrino tra Berlusconi e Bossi, non c'è tempo da perdere». Stessa perplessità mista ad apertura da parte di Dario Franceschini, coordinatore nazionale della Margherita («faccio fatica a pensare che quella di Fini non sia una tattica, una prova di visibilità, ma siamo comunque disponibili al confronto») e Rosy Bindi («se quella di Fini è una proposta vera e non una furbata per ridimensionare la Lega avrà bisogno comunque dei nostri voti in Parlamento»). Rifondazione comunista resta invece diffidente. Graziella Mascia (Prc) si riserva di leggere il testo di An ma giudica «velleitarie» le aperture di Fini, perchè sganciate da «una politica in materia di integrazione». Più pragmatica la valutazione del presidente dell'Arci Tom Benettollo, che si rivolge direttamente a Casini affinché la camera «affronti subito la questione del voto agli extracomunitari», vista la convergenza esistente sul provvedimento. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, in commissione affari costituzionali della camera si profila una corsa contro il tempo. I Ds hanno già chiesto che la loro proposta di legge venga calendarizzata in tempi rapidi. E ora Livia Turco avverte che nell'ufficio di presidenza di martedì il suo partito «tornerà alla carica» senza aspettare il testo di An.