il manifesto - 11 Ottobre 2003
INTERVISTA
«Non è necessario cambiare la Costituzione»
Parla Roberto Faure, consulente di molti enti locali che vorrebbero riconoscere il diritto di voto agli immigrati
CINZIA GUBBINI
Per riconoscere agli immigrati il dirittoal voto amministrativo occorre cambiare la Costituzione? Questa obiezione, che blocca da tempo la possibilitàdi approvare una legge in merito, è diffusa. Ne abbiamo parlato con l'avvocato genovese Roberto Faure, coordinatore dell'attività scirentifica dell'Associazione «Città aperta» per il progettodi introduzione statutaria del diritto divoto ai migranti residenti negli enti locali

Allora, sarà necessario cambiare laCostituzione?

A nostro avviso no, e vediamo perché: la norma specifica sul diritto di voto èl'articolo 48 della Costituzione in baseal quale sono elettori «tutti icittadini». Il costituente del 1948 aveva a mente le limitazioni al diritto di votoper i cittadini italiani stabiliti dal regime fascista, in particolare pergli ebrei con la legislazione razziale. Pertanto, il legislatore intendeva eliminare in radice il rischio che si limitasse questo diritto per i cittadini italiani. In tale prospettiva ildiritto di voto è un diritto di libertà, estensibile agli stranieri. Infatti l'attuazione del Trattato di Amsterdam del'92 ha riconosciuto ai cittadini stranieri della comunità europea il voto alle elezioni amministrative in Italia, senza che nessuna eccezione di legittimità costituzionale sia stata, né avrebbe potuto essere, sollevata. D'altro canto nella nostra costituzione il termine cittadini è spesso usato con riferimento a «tutti», anche agli stranieri, come riconociuto dalla Corte costituzionale.

Può fare qualche esempio?

Per esempio l'articolo 3,dove si stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali: tale norma è sempre stata interpretata come riferibile a tutti, italiani e non. E ancora: l'articolo 49 che stabilisce la libertà di associazione in partiti. Inoltre il diritto di voto alle amministrative per icittadini stranieri è richiamato in diversi trattati internazionali.

Come la convezione di Strasburgo di cui, però, l'Italia non ha ratificato il capitolo sul voto agli immigrati...

Non importa: il nuovo testo del comma 1 articolo 117 della Costituzione fariferimento e dà applicazione a unprincipio di diretta efficacia per le fonti normative interne degli obblighi internazionali, e quindi dei trattati, senza eccezione. Pertanto la Convenzione di Strasburgo avrebbe efficacia diretta in Italia nel suo testo integrale. Riguardo la prevedibile obiezione fondata sull'articolo 117 comma 2 della lettera p della Costituzione, nel testo modificato nel 2001, è il caso di spendere due parole. Tale norma riserva allo stato in via esclusiva la «legislazione elettorale». Tuttavia il termine «legislazione elettorale» per comune accezione - e anche tecnicamente - riguarda le norme che stabiliscono ad esempio il metodo proporzionale o maggioritario, la tenuta delle liste elettorali, ecc..

Ma nel caso degli italiani all'estero ci fu riforma costituzionale..

Perché il concetto di «popolo» di cui all'articolo1 della Costituzione fa inevitabilmente riferimento a persone che hanno tra loro un legame anche geografico di comunanza di interessi. Il concetto tradizionale di popolo che si insegna a scuola, «persone con una comunanza di cultura, religione, lingua che vivono sullo stesso territrorio» oggi va interpretato alla luce della realtà storica della globalizzazione, nonché del programma del Costituente, che all'art. 3 stabilì un principio di comunanza universale dei diritti, dando a tutti «pari dignità sociale» indipendentemente dalla razza, lingua, cultura e religione, ma senza alterare il diritto esclusivo dei residenti di scegliere i propri amministratori.

Resta il fatto che sarà necessario essere regolare, o addirittura avere la carta di soggiorno..

La qualità di regolare o irregolare, di titolare o meno della carta di soggiorno detrmina posizioni giuridiche che, anche grazie alla legge Bossi-Fini, sono facilmente intercambiabili. Spesso dipendono dall'efficienza o dalla volontà delle questure. Comunque andrà, quanto sta accadendo migliorerà la condizione degli immigrati; tuttaviacredo che ciò a cui bisogna aspirare sia un concetto di universalità dei diritti e della cittadinanza