il manifesto - 10 Ottobre 2003
Fini forza i tempi dello scontro
Il capo di An: «Andremo avanti con la proposta di legge sul voto agli immigrati. Abbiamo i voti per approvarla». La Lega in rivolta. Il ministro Castelli: «Fini passa armi e bagagli con l'opposizione». Follini: «Maccartismo desolante»
MICAELA BONGI
ROMA
«Di questa mossa Fini si assume interamente la responsabilità, ma deve essere chiaro: lui e chi di An deciderà di seguirlo abbandona le radici stesse del programma della Casa delle libertà per trasferirsi armi e bagagli nell'altro schieramento». A sera, dai microfoni di Radio Padania, il guardasigilli leghista Roberto Castelli parte a testa bassa contro il vicepremier e presidente di An. Per sentirsi rispondere dal presidente dell'Udc, Marco Follini: «Un maccartismo a dir poco desolante, non è questa la cultura della nostra alleanza, in quelle parole non c'è né cultura né alleanza». Si associa il portavoce di An, Mario Landolfi: «Castelli eviti l'inconcepibile pratica dell'insulto politico». Lo scontro precipita insomma in una nuova rissa delle libertà. Tanto più dopo l'intervista rilasciata nel pomeriggio al Tg2 da Gianfranco Fini. Che, nonostante l'altolà intimatogli da Silvio Berlusconi, tiene il punto, rilanciando. Il diritto di voto amministrativo agli immigrati con permesso di soggiorno? «E' fuor di luogo pensare che ci si possa spingere fino a una crisi di governo», come minacciato da Umberto Bossi. Ma è «in ammissibile porre veti su una proposta di legge, Berlusconi ha ragione nel dire che la proposta non fa parte del programma di governo, ma tante proposte di cui si è occupato il governo non erano nel programma». Dopodiché il vicepremier lancia la sfida: «An presenterà una proposta. Penso che in parlamento, al di là degli elogi strumentali del centrosinistra, ci siano i numeri per approvarla». Non fa mancare il suo immediato sostegno Follini, che aveva appena messo in guardia da una crisi dell'alleanza nel caso di colpi di testa padani sul federalismo. Trasecola invece il capo di gabinetto del senatur, Francesco Speroni: «Il presidente di An ha forse in mente un governo Rutelli-Fini?». La «svolta» nazional-alleata, d'intesa con l'Udc, punta a isolare la Lega nell'angolo se non, a questo punto, a condurla fuori dalla porta. Ma è accompagnata da una valanga di rassicurazioni sulla linea di Alleanza nazionale a proposito di immigrazione. Lo spiega chiaramente il coordinatore Ignazio La Russa, al termine di un incontro a palazzo Chigi con lo stesso Fini, che significativamente si era anche trattenuto con Bruno Tabacci, l'Udc autore dell'emendamento sulle regolarizzazioni dei lavoratori immigrati : «Nessuno ha mai pensato che l'immigrato clandestino seduto sul marciapiede vicino casa possa avere diritto di voto - chiarisce La Russa - ma non fa scandalo se la Filippina che lavora in casa dopo sei, otto, dieci anni possa votare per il sindaco. La connotazione della destra non cambia di una virgola. Crescono ancora di più la severità, la rigidità e la ferocia nei confronti dei clandestini, di coloro che non hanno lavoro e sono preda della criminalità». Il feroce La Russa ha una certezza: «Questa proposta tornerà utile ha tutta la Casa delle libertà». «Vogliamo che An conti per quel 12% di elettori che l'hanno votata e che la Lega conti per il 4% che vale», chiarisce Gianni Alemanno, esponente della destra sociale che però, sulla questione, la vede diversamente dall'inviperito Francesco Storace, e assicura che «il partito è dietro Fini», dunque «il premier si deve abituare a fare i conti con l'opinione di Alleanza nazionale». Il sondaggio sul sito «dì qualcosa di destra» (che da oggi interroga la base anche sull'ipotesi Fisichella: l'appoggio esterno di An al governo) registrava ieri il 69% di no al voto agli immigrati contro l'80 di due giorni fa. Non che la rivolta della base sia sedata, ma ci penserà La Russa, come dice lui stesso, a far capire la proposta di Fini. Significa, prevede il coordinatore di An, che ci vorrà una settimana di discussione nel partito (ma anche il capofila dei berluscones Maurizio Gasparri, pur confermando la sua contrarietà, la stempera) prima che la proposta di legge possa essere presentata.

Il centrosinistra è pronto a offrire una sponda. Non mancano resistenze e critiche: «E' improprio pensare che l'opposizione possa dialogare con un pezzo della maggioranza su un tema così delicato pensando a un ritorno politico», dice Dario Franceschini, Margherita, mentre il verde Paolo Cento denuncia «il cinico dibattito nella maggioranza sulla pelle degli immigrati». Ma il Ds, con il coordinatore Vannino Chiti, ripetono che non si tireranno indietro («non è un inciucio», assicura Piero Fassino). E si dicono pronti a votare proposte unificate il segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, e il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio. «Non c'è nessun problema a votare una legge proposta dalla maggioranza quando la condividiamo, mi pare che siamo orientati un po' tutti, anche Forza Italia...», ritiene il capogruppo della Margherita, Castagnetti. In realtà, nel caso di un voto, rischia di spaccarsi lo stesso partito del premier. Chissà se Berlusconi, oltre che nel suo colloquio con Fini, parlerà della questione anche a Domenica in, dato che, dice il ds Giulietti, si prevede che domenica prossima il Cavaliere chiami in diretta Bonolis chiedendogli di parlare con il pubblico.