il manifesto - 09 Ottobre 2003
Berlusconi gelido con Fini
«Se ne può discutere, ma non è nei piani del governo» dice il premier al suo vice. Ma Fini non recede, e An annuncia una proposta di legge per il voto agli immigrati. «Facciamola insieme» offre Fassino, mentre Confindustria plaude
GIOVANNA PAJETTA
ROMA
«Non è nei piani del governo, io personalmente non ci ho mai messo la testa. Se ne può discutere, ne parlerò con Gianfranco, ma con tono cordiale». Silvio Berlusconi sceglie bene le parole e, almeno nella forma, cerca di tenere a freno l'irritazione. Ma il messaggio è fin troppo chiaro, e il primo a capirlo è proprio Gianfranco Fini. Questa volta però il leader di An non ha affatto intenzione di incassare la sberla, anche se come sempre arriva sotto forma di buffetto. «Non è male se si discute di questioni rilevanti - risponde infatti da Madrid - E per me tali sono. Facciamo in modo ora che la discussione vada avanti». Sul diritto di voto agli immigrati innanzitutto, con un apposito progetto di legge come annuncia Ignazio La Russa, ma certo non solo su questo. Perché anche se nessuno, nemmeno Gianfranco Fini, sa come andrà a finire, sono ormai in molti nella Casa delle libertà a vedere nero. E così, ciascuno a modo suo, ci si attrezza. Cercando interlocutori, in questo caso Confindustria e la Chiesa, e perché no voti, che permettano di sopravvivere alla bufera che pare avvicinarsi ogni giorno di più. Come dimostra anche la giornata di ieri, visto che non è certo solo Gianfranco Fini a rimanere fermo sulle sue posizioni. Forza Italia si adegua infatti veloce al suo capo, alternando riconoscimenti a battute maligne. «Fini propone di discutere, non propone altro» dice così Beppe Pisanu, mentre il coordinatore del partito affonda giusto un po' di più il coltello inventando un apposito scioglilingua. «La proposta di Fini avrà un seguito nel senso che è una riflessione che induce a un confronto tra le forze della maggioranza - dice Bondi - Vedremo poi quale sarà questo seguito». Ma basta cambiare sponda per veder volare le scintille. Soddisfatti delle bacchettate di Berlusconi, i leghisti partono subito all'attacco. Roberto Calderoli arriva a citare nientemeno che la battaglia di Lepanto, accusando Fini di aver tradito l'anniversario (che cadeva per l'appunto il 7 di ottobre) «del giorno in cui la flotta padana e pontificia sconfissero il musulmano». Roberto Maroni sfotte, dicendo che «non si tratta di un attacco a Bossi, ho parlato con un importante esponente di An e mi ha detto che l'uscita di Fini colpisce soprattutto il loro elettorato». «Ringraziamo il ministro per la sua preoccupazione» risponde acido Ignazio La Russa. Ma quella di Maroni a ben vedere era molto più di una battuta, perché in realtà anche la Lega pare pensare al proprio futuro, più che alla sopravvivenza del governo. E così parte una vera e propria campagna per conquistare i più rabbiosi, e scontenti, della base di An. Sui muri di Milano è già comparso un manifesto verde con un classico «Voto agli immigrati? No, grazie!!!», i consiglieri regionali lombardi presentano una mozione contro la proposta di Fini, ma soprattutto Radio Padania si trasforma in cassa di risonanza, facendo ben tre ore di «filo diretto riservato agli elettori di An».

L'operazione ha successo, e lo si può capire. Il riposizionamento proposto da Gianfranco Fini non è certo facile per An. Nè per la base, né per i suoi colonnelli, visto che dicono seccamente no all'ipotesi di voto agli immigrati sia il berlusconiano Gasparri che il leader della Destra sociale, Francesco Storace. Ma alla fine Ignazio La Russa la spunta. Dall'improvvisato vertice di via della Scrofa, presenti capigruppo di camera e senato, sottosegretari agli esteri e agli interni e responsabile all'immigrazione, esce l'appoggio ufficiale a Fini. An presenterà entro breve un'apposita proposta di legge per dare il voto alle amministrative a chi vive in Italia da più di sei anni, ovvero già con la carta di soggiorno se non la cittadinanza in mano.

«Siamo pronti a un'intesa per una buona legge - offre subito una sponda Piero Fassino - Se una cosa è giusta, è giusta anche quando la dice un avversario». Aggiungendo giusto un «vorrei che lo stesso metodo si applicasse con noi». Ma la più gradita a Fini è la reazione di Tognana. «Credo che nel medio periodo possa essere una misura positiva - dice infatti il vicepresidente di Confindustria - In un quadro di stabilizzazione si possono attribuire agli immigrati non solo i doveri ma anche tutti i diritti dei cittadini».