il manifesto - 19 Luglio 2003
180 sbarcano a Lampedusa. 20 annegano in Libia
E il ministro Pisanu a Salisburgo suggerisce «quote d'ingresso europee» e premi ai Paesi che bloccano gli sbarchi
ALFREDO PECORARO
PALERMO
Gli occhi grandi e neri, il fisico debilitato, il volto impaurito e stanco. Bambini fuggiti dall'Africa e dall'Asia, saliti assieme ai grandi nel barcone della speranza che all'alba di ieri, dopo aver attraversato il Canale di Sicilia, è stato intercettato da un peschereccio, quando mancavano solo 8 miglia per arrivare nelle coste di Lampedusa. Il silenzio attorno agli sbarchi di clandestini nell'isola è durato solo pochi giorni. Ed è stato rotto dalle immagini crudeli di 34 bambini, fuggiti dall'Africa centrale e dall'Asia, dentro una scafo di legno lungo 15 metri, ammassati con altri 150 clandestini, 127 uomini e 23 donne, in fuga da chissà quale paese. Sono stati proprio i bimbi i primi ad essere assistiti e visitati. Le loro condizioni sembrano buone, nessuno di loro, secondo quanto riportato dai sanitari di Lampedusa, presenterebbe problemi particolari. Disidratati e provati per la traversata, i bambini sono stati condotti nel centro di prima accoglienza gestito dalla confraternita Misericordia dove già si trovavano ospitati 14 liberiani sbarcati quattro giorni fa. Alcuni arriverebbero dal Marocco, altri dallo Sri Lanka, ma non sarà facile identificarli. Anche le condizioni fisiche delle donne sono state giudicate buone. Il barcone, sfuggito ai controlli delle forze dell'ordine e della Marina militare, è stato avvistato dalla motopesca «Valeria» al largo della costa. A dare l'allarme alla Capitaneria di Porto è stato il comandante del peschereccio, a conferma che la legge Bossi-Fini, col suo apparato di controllo, non funziona. La Guardia di Finanza sta cercando di individuare gli scafisti, mentre solo dopo, come di consueto, inizierà l'iter per l'identificazione dei clandestini e il loro trasferimento nei centri temporanei di permanenza, dove rimarranno fino a quando non saranno identificati e in tal caso rimpatriati, per gli altri il foglio di via e l'obbligo di lasciare il Paese entro cinque giorni.

Lo sbarco di Lampedusa avviene mentre arriva la notizia del naufragio al largo delle coste della Libia di un'altra imbarcazione diretta in Sicilia. I militari libici finora hanno recuperato i corpi senza vita di 21 persone. Uomini e donne che viaggiavano su un barcone insieme a ad altri 55 immigrati, per lo più egiziani e alcuni marocchini. Tragedie del mare che non sembrano far breccia sul governo italiano che proprio ieri, con il ministro dell'Intero Pisanu, ha illustrato la strategia che intende portare avanti in tema di immigrazione duranti i sei mesi di presidenza dell'Unione europea. Al quarto incontro del Forum di Salisburgo, il primo fra i Paesi membri dell'Unione allargata, Pisanu ha spiegato la linea d'intervento, che si poggia su una manciata di quattrini messa a disposizione dei Paesi extra Ue che collaboreranno per impedire l'emigrazione, sulla quantità di denaro in possesso di chi vuole entrare in Europa e sull'inserimento nei permessi di soggiorno dei dati biometrici dell'immigrato, una sorta di scheda sulle probabili malattie, sulle caratteristiche epidemiologicche e genetiche dell'individuo. E su questo fronte, oltre che su quello dei rimpatri, che l'Unione, a sentire Pisanu, dovrà concentrare le risorse stanziate per il capitolo immigrazione, pari a 250 milioni di euro. «La Presidenza italiana - ha detto il ministro - ritiene che una parte consistente dei fondi per finanziare gli accordi con i Paesi di origine o transito dei maggiori flussi migratori debba essere destinata a tre obiettivi specifici: il maggior controllo delle frontiere di questi Paesi, la lotta ai trafficanti, il rimpatrio e le riammissioni». E a questo punto che il ministro ha posto i suoi paletti. «Sarà necessario - ha aggiunto - mettere in atto una severa politica dei visti ed ulteriori misure per il controllo degli ingressi». Di fronte a un fenomeno umano e sociale di vaste proporzioni, con uomini, donne e bambini che giungono sui barconi della speranza e trattenuti in condizioni disumane nei lager legalizzati dallo Stato, l'Europa governata dall'Italia di Berlusconi pensa a studiare «quote europee» di permessi di soggiorno regolari da offrire ai Paesi che vogliono collaborare e a potenziare l'Europol. E gli aiuti ai Paesi poveri? Nulla, salvo le briciole, per chi collabora con l'Europa poliziesca.