|
|
| apertura
| |
|
La Lega all'arrembaggio
Il Carroccio non molla contro gli immigrati. Pera dice: «Chi alza la voce abbassa la mente». E Bossi replica: «La gente si incazza, ci vogliono ministri con gli attributi, Pisanu è un democristiano. E' un governo di chiacchieroni, siamo pronti alla crisi». Borghezio: «La marina deve abbordare le carrette»
ANDREA COLOMBO
ROMA
La legge contro tutti, e in primo luogo contro gli immigrati. Alla vigilia della settimana cruciale della verifica di governo Umberto Bossi torna a sparare a zero. Prima ha risposto a Marcello Pera, il presidente del senato che gli chiedeva di abbassare i toni sull'immigrazione: «Sulle cose del popolo noi alziamo la voce, eccome. Non ci facciamo impressionare da Pera, da Pira... La gente, giustamente, si sta incazzando», ha detto ieri sera Bossi a Noventa Vicentina. Poi si è concentrato sul bersaglio preferito degli ultimi giorni, Beppe Pisanu, responsabile di non armare le cannoniere contro gli immigrati: «C'è un ministro dell'interno che è un vero e proprio punching-ball. E fa finta di niente, è un democristiano. La gente vuole che i ministri abbiano gli attributi: non dico tre, ma almeno due». Era stato zitto tutto il giorno, il ministro delle Riforme. Ma quando ha aperto bocca ce n'era per tutti: «Questo è un governo di chiacchieroni - ha proseguito - assomiglia ai governi dell' Ulivo: chiacchiere e niente fatti. A a differenza dell' Ulivo però, per ora, questo governo siamo riusciti a non farlo rubare...». E guardando all'imminente verifica ha aggiunto: «Ci sono tre cose per cui la Lega può fare la crisi, la devoluzione, devoluzione, le pensioni e l'immigrazione clandestina». Per tutta la giornata le seconde file leghiste non hanno fatto altro che gridare, mentre il senatur aveva l'aria di preparare già la mediazione in vista della verifica di maggioranza di venerdì. A scatenarsi più di ogni altro è Mario Borghezio, che in questi mesi ha partecipato a tutte le iniziative dei neofascisti di Forza Nuova e adesso torna sulla scena padana come probabile futuro presidente del rinascente parlamento del nord. L'onorevole è in visita al centro di prima accoglienza di Lampedusa, che ospita oltre 500 clandestini. Ce lo ha spedito Bossi, a capo di una delegazione composta da tre leghisti (gli altri due sono Stucchi e Chappori), con l'incarico di «toccare con mano» la situazione. Borghezio ha «toccato con mano» e tratto rapidamente le sue conclusioni. Semplici e moderate: è ora di dichiarare la guerra guerreggiata, con tanto di navi militari e arrembaggi. «Occorre agire. Abbiamo una marina efficiente che, se lasciata fare, sarebbe perfettamente in grado di tenere lontane le navi della vergogna», tuona Borghezio. «Nel decreto Pisanu - prosegue - si parla di un'azione di osservazione della Marina. Noi vogliamo invece che alla Marina sia dato il potere di abbordare e riaccompagnare ai porti di partenza queste navi». Già che ci si trova, Borghezio invoca anche «misure di ritorsione politica» contro i paesi da cui provengono i clandestini, e denuncia la quinta colonna che, dall'interno dell'esecutivo, impedisce di ributtare a mare gli invasori. «I ritardi nell'applicazione della legge Bossi-Fini sono da attribuire all'inerzia di una parte dell'esecutivo. Siamo stufi di ascoltare generici discorsi di solidarietà».
Nel mirino dei leghisti, insomma, ci sono i cattolici dell'Udc, ma anche i nazional-alleati che esitano a reclamare le maniere forti. E c'è soprattutto il ministro degli Interni Pisanu che, pur di Forza Italia, proviene comunque dalla Dc. I nazional-alleati hanno già risposto alla Lega. «Un commissario per l'immigrazione? La legge non lo prevede», taglia corto il portavoce di An Landolfi, bocciando così senza appello la richiesta avanzata nei giorni scorsi dal Carroccio. Concordano il ministro Gasparri e il capogruppo la Russa. Dello stesso parere è non solo l'Udc, ma anche un forzista doc come il presidente del senato Pera, che in mattinata è tornato a bacchettare la Lega: «Chi alza la voce abbassa la mente. Il problema deve essere affrontato con realismo, senza pensare che misure repressive possano essere risolutive». Ma in questo caso non è certo l'isolamento il problema di Bossi. Il senatur ha colto l'occasione offerta dall'emergenza sbarchi, quindi da uno dei temi più sentiti dalla sua generosa base, per scatenare una controffensiva in vista della verifica di governo, fissata infine per venerdì.
Bossi sa perfettamente che in quell'occasione il suo alleato numero uno, il ministro dell'economia Tremonti, è destinato a finire sotto processo, accusato di prendere decisioni «senza collegialità». Mettere sul banco degli imputati un altro ministro vicinissimo a Berlusconi, nonché di origine cattolica, come Pisanu gli serve a controbilanciare l'attacco contro Tremonti e a passare dal banco degli imputati a quello della pubblica accusa.
L'intreccio tra emergenza immigrazione e guerra nella maggioranza infligge però un nuovo e durissimo colpo all'immagine del governo. L'opposizione non perde l'occasione. Oggi Fassino sarà a Lampedusa, martedì il presidente della camera Casini ha convocato la conferenza dei capiguppo con all'odg il dibattito parlamentare sull'immigrazione chiesto dall'Ulivo. Ma la Lega mette in guardia gli alleati, li diffida dall'accogliere la richiesta. «Non c'è motivo perché si svolga un simile dibattito». dichiara il capogruppo Alessandro Cé.
|
|