il manifesto - 20 Giugno 2003
Ricorso al Tar per la sanatoria
Sindacati contro la circolare di Maroni che boicotta i lavoratori stranieri
GIORGIO SALVETTI
MILANO
Arani č indiana, da anni faceva la badante in una famiglia di Milano, poi la signora che curava č morta. Adesso ha trovato un nuovo lavoro, deve sostenere un esame da assistente sanitaria e dovrebbe tornare per qualche giorno nel suo paese per problemi di famiglia. Qualche mese fa la sua situazione sembrava risolta e invece č bloccata. Questa č una delle tante incongruenze della legge Bossi-Fini. E' il risultato del rifiuto ostinato da parte del governo di recepire quei suggerimenti che permetterebbero almeno di risolvere problemi tecnici banali, come la situazione di tutti quei lavoratori stranieri che hanno presentato domanda di regolarizzazione ma che nel frattempo hanno cambiato datore di lavoro. Per questo motivo Cgil-Cisl-Uil di Milano ieri hanno depositato il ricorso al Tar del Lazio contro la circolare del ministro del Welfare Roberto Maroni che continua a considerare «clandestini» questi lavoratori nonostante le loro pratiche per la regolarizzazione siano in corso e nonostante le promesse di esaminare le domande in tempi rapidi.

Invece si va per le lunghe e il provvedimento del ministro ha avuto solo l'effetto di bloccare l'intesa siglata da sindacati, imprenditori e prefettura milanese che avrebbe risolto la questione con un po' di buon senso, tanto che era gią diventata un modello da applicare in tutta Italia.

«Pur opponendoci alla legge Bossi-Fini, noi cerchiamo di concentrarci sui problemi concreti alla ricerca di soluzioni possibili - spiega Graziella Carneri, segretaria della Cgil di Milano - ma il ministero del Welfare non ha fatto altro che creare nuovi intoppi. Si parla tanto di controllo delle coste, come se non si volesse vedere che il vero problema non č alla frontiere ma sul territorio dove invece si fa di tutto per favorire la clandestinitą».

Su 87 mila richieste di regolarizzazione presentate in provincia di Milano finora ne sono state esaminate 44 mila, sono state emanate 38 mila convocazioni per chiudere la pratica ma ne sono state effettivamente chiuse solo 26 mila (29%).

Soltanto l'1% delle domande č stato rigettato, segno che chi chiede di essere regolarizzato ne ha affettivamente diritto. Dopo la circolare di Maroni le nuove richieste di chi ha cambiato lavoro sono 1.500 ma l'istruttoria č stata avviata solo per 200 persone che intanto restano senza diritti. «Dal punto di vista del diritto del lavoro dobbiamo discutere questioni che se riguardassero italiani sarebbero a dir poco ridicole - spiega l'avvocato Angiolini che ha presentato il ricorso - ma addirittura la circolare del ministro Maroni discrimina lavoratori stranieri che hanno mantenuto il lavoro e altri che invece l'hanno perso non per colpa loro. Siamo costretti a percorrere la strada del ricorso per l'imposibilitą di stabilire un dialogo politico sensato».